Una visione del futuro condivisa. Un programma unitario degli obiettivi da raggiungere attraverso l’azione coordinata di investimento delle risorse europee e nazionali stanziate per la ricostruzione. Per il rilancio e lo sviluppo sostenibile dell’Emilia-Romagna, tenendo insieme le esigenze di breve periodo con le trasformazioni strutturali di lungo termine, per rafforzare le reti sociali, ricucire le distanze territoriali, rafforzare la competitività del sistema economico-produttivo e l’attrattività della regione.
È il Documento Strategico Regionale (Dsr) per la programmazione unitaria delle politiche europee di sviluppo 2021-2027 – il nuovo settennato di definizione dei fondi europei, scaduto il precedente -, approvato dalla Giunta regionale guidata dal presidente Stefano Bonaccini che inizia oggi il suo iter in Assemblea legislativa. Un Documento che delinea una programmazione fondata sull’integrazione e che valorizzi complementarità e sinergie.
L’impatto della pandemia ha acuito anche in Emilia-Romagna le diseguaglianze sociali, di genere, generazionali, tra settori economici e tra territori e ha generato nuovi bisogni e nuove sfide. Con il Patto per il Lavoro e per il Clima firmato con tutte le parti sociali nel dicembre scorso, la Regione ha condiviso con il sistema territoriale un nuovo progetto di rilancio e sviluppo volto a generare lavoro di qualità, accompagnando l’Emilia-Romagna nella transizione ecologica e digitale. Un progetto che assume come riferimento decisivo l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’Onu, fondato sulla sostenibilità, nelle sue tre componenti inscindibili, quella ambientale, sociale ed economica.
Il Dsr assume direttamente gli obiettivi del Patto dopo un ampio confronto e nella condivisione di scelte e contenuti con le rappresentanze e dà gambe a questo progetto, delineando la cornice strategica nella quale indirizzare l’insieme dei fondi europei e nazionali 2021-2027 su cui potrà contare l’Emilia-Romagna.
“È un’occasionestorica per il nostro Paese, che l’Emilia-Romagna intende cogliere a pieno- afferma il sottosegretario alla Presidenza della Giunta regionale, Davide Baruffi-. Intendiamo contrastare le diseguaglianze come chiave per rafforzare la crescita e superare il potenziale conflitto tra sviluppo e ambiente, accelerando la trasformazione dell’economia e della società in chiave di sostenibilità. Una trasformazione che vogliamo giusta, ovvero che non comprometta le esigenze delle generazioni attuali e risponda pienamente alle aspettative di quelle future. Il riparto delle risorse è in discussione in questo momento tra Governo e Regioni, ma siamo fiduciosi di poter ottenere molto di più rispetto al settennato precedente. Anche le nostre imprese e Università hanno dimostrato grande capacità progettuale, catturando tante opportunità di finanziamento”.
“La Regione Emilia-Romagna vanta ottime performance di spesa dei fondi europei e di realizzazione dei progetti nel periodo 2014-2020- prosegue- con una percentuale di impegni che supera il 100% per i programmi regionali del fondo Fesr e Fse e si attesta sul 98% per il Feasr, posizionandosi in cima alla classifica nazionale per stato di avanzamento dei programmi e velocità di spesa. Con il Dsr capitalizziamo questa capacità, assegnando priorità a due fattori oggi imprescindibili per generare sviluppo sostenibile: la promozione della piena parità di genere quale motore di equità e di modernizzazione della società e il protagonismo delle giovani generazioni”.
I fondi europei
Alle risorse 2021-2027 della Politica di coesione (fondi Fesr e Fse+), con una dotazione in crescita rispetto al settennio precedente, pari a 42 miliardi di euro per l’Italia, di cui 9 per le Regioni che più hanno dimostrato capacità di spesa e programmazione, si aggiungono il pacchetto straordinario di risorse di Next Generation Eu, con una dotazione di 235 miliardi per il periodo 2021-26 del Piano nazionale ripresa e resilienza (tra Recovery fund, React-EU e Fondo per gli investimenti complementari) e le risorse della politica agricola comune (Feasr) del biennio 2021-22, pari a oltre 10 miliardi di euro, di cui circa 3 miliardi per lo sviluppo rurale. Inoltre, si può contare sulla programmazione complementare a livello nazionale del Fondo sviluppo e coesione, con una dotazione di 50 miliardi.
Ricerca e innovazione
In questo ambito, per ricerca e innovazione la Giunta ha definitoanche la Strategia regionale di specializzazione intelligente (S3) che intreccia le grandi sfide europee: nei prossimi 7 anni, l’Emilia-Romagna punta tutto su Big data, Intelligenza artificiale, trasformazione ecologica, space economy, automotive, salute, cultura, agroalimentare, manifattura e filiere innovative, edilizia e turismo.
La nuova programmazione in parte poggia sui risultati raggiunti dalla stessa strategia S3 tra il 2014-2020, dove il sistema regionale ha impegnato una rilevante massa di risorse e di investimenti destinati a ricerca e innovazione, pari a oltre 3,1 miliardi di euro, con un contributo pubblico di oltre 1,5 miliardi di euro, di cui 900 milioni di risorse regionali. L’obiettivo è quello di realizzare nuovi investimenti in stimati in 5 miliardi di euro, finanziati sia con risorse pubbliche, europee, statali e regionali per circa 2,7 miliardi, che private con un co-finanziamento di 2,3 miliardi.
“La nuova S3 2021-2027 rappresenta per l’Emilia-Romagna una opportunità straordinaria– afferma l’assessore regionale allo Sviluppo economico e Lavoro, Vincenzo Colla– per tracciare il nuovo quadro strategico di ricerca e sviluppo innovativo della nostra regione. Agenda 2030 e il nuovo approccio delle politiche europee, in particolare di Horizon Europe e della politica di coesione, costituiscono i punti di riferimento, le cui sfide declinate su scala regionale sono fissate nel Patto per il Lavoro e per il Clima. L’obiettivo tracciato è quello di rafforzare l’insieme degli strumenti di intervento, attraverso azioni integrate e coordinate in grado di indirizzare le politiche regionali per la ricerca e l’innovazione, al fine di far fronte alle grandi sfide che il sistema ha di fronte e cogliere le opportunità a esse connesse, coinvolgendo in modo sempre più diffuso il sistema delle imprese e, in particolare, quello delle piccole imprese e delle filiere”.
Un percorso che poggia su un ampio e strutturato ecosistema della ricerca e dell’innovazione, che fa perno su soggetti pubblici, a partire dalle università, e privati di ricerca e imprese in grado di cooperare e creare non solo attività di ricerca e innovazione, ma anche nuove infrastrutture, nuove reti e piena partecipazione alle opportunità nazionali ed europee, con una rinnovata capacità di attrazione di iniziative di ricerca e di talenti di livello internazionale.