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Il pigro risveglio di fine agosto a Torino, stamattina poco dopo le 8.30 è stato scosso da un boato sentito in tutta la parte nord della città. A esplodere un impianto a gas domestico al secondo e ultimo piano di un’ex cascina di strada Bramafame 42. La deflagrazione ha completamente divelto il tetto dell’edificio, in uno dei sei alloggi, si trovavano una donna 34enne e suo figlio Aron di appena quattro anni. Per lui non c’è stato nulla da fare, è stato estratto dai vigili del fuoco per ultimo, poco dopo mezzogiorno. La madre non è in condizioni gravi, e potrebbe essere dimessa in giornata. Il bollettino della tragedia comprende altri tre feriti. Due sono gravi. Si tratta di un 22enne che viene operato in questi minuti al Cto per un trauma cranico, che si aggiunge a una frattura del bacino, la prognosi è riservata. Molto grave anche un altro 22enne, che dormiva nel palazzo, che ha riportato ustioni di secondo e terzo grado sul 50% del corpo.
L’edificio si trova in una zona abbastanza degradata della città, vicino a strada dell’aeroporto, che collega corso Grosseto alla tangenziale. Qui si trova un campo nomadi, qui spesso vengono bruciate auto rubate. Una terra di nessuno, dove vivono immigrati clandestini, e non, in condizioni di fortuna. Proprio questo degrado spiega la tragedia. L’area non è infatti raggiunta dalla rete di distribuzione del metano, e per scaldare l’acqua si utilizzano le bombole a gpl. Proprio il funzionamento difettoso di un impianto di questo tipo dovrebbe essere la causa della tragedia. Indagano la polizia e i nuclei specializzati dei vigili del fuoco, che per ora non si sbilanciano, anche se fin da subito ai soccorritori è apparso chiaro cosa fosse accaduto. Le operazioni di salvataggio si sono concluse attorno alle 14, quando si è capito che sotto le macerie non c’era più nessuno. Continueranno invece fino a domani i rilievi scientifici per definire con esattezza cosa sia successo, a cominciare dall’individuazione del luogo e dell’unità abitativa in cui si trovava la bombola esplosa. Fondamentali saranno i racconti dei feriti, non appena sarà possibile raccogliere la loro testimonianza, al termine di queste prime decisive ore di degenza ospedaliera. Fonti ospedaliere non fanno infatti trapelare ottimismo, sull’evoluzione del quadro clinico dei due feriti più gravi. Poi comincerà lo strazio del lutto per il piccolo Aron, vittima innocente di una tragedia che si poteva evitare.


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