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Fondi Ue: l’Emilia-Romagna progetta il proprio futuro, ecco la nuova programmazione 2021-27Con risorse per oltre 2 miliardi di euro, l’Emilia-Romagna avvia un nuovo ciclo di programmazione dei Fondi europei per il 2021-2027: 780 milioni in più rispetto al settennato precedente.

Grazie ai Programmi operativi regionali FESR (Fondo europeo sviluppo regionale) e FSE+ (Fondo sociale europeo) che la Giunta guidata dal presidente Stefano Bonaccini ha definito attraverso una forte integrazione tra le diverse azioni progettate e le sfide cui dare una risposta efficace: nuove competenze, trasformazione ecologica e digitale, inclusione sociale, piena parità di genere, protagonismo delle nuove generazioni e ricucitura delle disuguaglianze territoriali. Tanto che ha voluto assegnare una dotazione uguale ai due Programmi: per entrambi la quota Ue è pari a 409.685.857 euro, a cui si aggiunge quella nazionale e regionale di 614.528.605 euro. Dunque, 1.024.214.641 euro per ciascun fondo. In totale: 2.048.429.283 euro.

Con scelte molto nette. Le principali: al netto delle spese tecniche, quasi un terzo delle risorse FESR – 307 milioni di euro – destinate alla lotta al cambiamento climatico, sostenendo progetti che guardino a una economia verde e resiliente; il 50% di quelle del FSE+ – 502 milioni di euro – direttamente all’occupazione, a partire da quella giovanile e con un’attenzione specifica a quella femminile,  in considerazione del prezzo che giovani e donne hanno pagato anche nella pandemia. Inoltre, almeno il 10% di tutti fondi dovrà coprire progetti riguardanti i territori più fragili, in particolare Aree interne e Montagna.

Il via libera dell’Esecutivo regionale al piano di programmazione è arrivato dopo il confronto con  gli Enti Locali e il partenariato economico-sociale, a partire dai firmatari del Patto per il Lavoro e per il Clima. Ora inizierà l’iter in Assemblea legislativa. Una volta completato il percorso, sarà inviato alla Commissione europea per l’approvazione, prevista nella prossima primavera. Ma verrà presentato prima ai vertici comunitari dalla vicepresidente della Regione, Elly Schlein, in missione a Bruxelles già nel mese di dicembre.

Il piano sui nuovi fondi europei 2021-27 completa il quadro degli strumenti di programmazione dei fondi strutturali che la Giunta regionale ha definito in questi mesi: da un lato il Documento strategico regionale per la programmazione unitaria delle politiche europee di sviluppo 2021-2027 (DSR), dall’altro la Strategia di Specializzazione Intelligente 2021-2027 (S3). Nel frattempo, sono state messe a punto sia l’Agenda Digitale 2020-25 “Emilia-Romagna, Data Valley Bene comune”, sia la Strategia regionale Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Non meno importante, in questo contesto, anche il Patto per la Semplificazione recentemente concordato con tutte le rappresentanze del sistema territoriale.

“Qui in Emilia-Romagna c’è davvero una visione strategica e unitaria della programmazione dei fondi europei, nazionali e regionali, per poter gestire nella maniera più efficace la fase di massicci investimenti che abbiamo davanti, a partire dal Piano nazionale di ripresa e resilienza- spiegano Bonaccini e il sottosegretario alla Presidenza della Giunta, Davide Baruffi, oggi in conferenza stampa-. Vogliamo garantire un sostegno concreto a cittadini, famiglie e imprese, per una ripresa che sia forte e diffusa da qui ai prossimi anni. E che sia verde e giusta. Ancora una volta abbiamo lavorato insieme agli enti locali, alle parti sociali e alla società regionale, e adesso ci confronteremo con l’Assemblea legislativa per migliorare ulteriormente i programmi. Una capacità di fare sistema che, ne siamo convinti, permetterà all’Emilia-Romagna di uscire dalla crisi pandemica ancora più forte, innovativa, solidale. Non a caso anche a livello nazionale è auspicio di molti adottare questo approccio, che ancora una settimana fa ha ricevuto un apprezzamento particolare anche a Bruxelles”.

 

Cosa andranno a finanziare i fondi

FESR La Giunta ha deciso che oltre il 30% delle risorse sia destinato alla lotta al cambiamento climatico, orientando le attività previste nel Programma – sia in modo dedicato che trasversale – alle soluzioni e agli interventi per un’economia verde, sostenibile  e resiliente.

Più nel dettaglio, questa la suddivisione delle risorse: 530 milioni di euro a innovazione, ricerca e competitività; 303 milioni a sostenibilità, decarbonizzazione, biodiversità e resilienza; 40 milioni a mobilità sostenibile e qualità dell’aria; 120 milioni ad attrattività, coesione e sviluppo territoriale. 31,2 milioni sono riservati alla gestione del programma.

FSE+ – In questo caso, 162 milioni di euro verranno utilizzati per l’occupazione e 340 milioni per l’occupazione giovanile; 202 milioni andranno a istruzione e formazione, 288 milioni all’inclusione sociale. Anche qui, 31,2 milioni di euro alla gestione tecnica del programma.

Le azioni di entrambi i programmi sono state elaborate in coerenza con le principali strategie europee e nazionali, per dare attuazione territoriale alla politica di coesione. In maniera coerente, in particolare, con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).

 

Priorità comuni ai due programmi

I programmi condividono priorità trasversali, che orienteranno i bandi e gli accordi con specifiche premialità e riserve: l’attenzione al protagonismo delle nuove generazioni, il contrasto alle diseguaglianze di genere, la piena partecipazione dell’intero territorio alla realizzazione degli obiettivi, incentivando il protagonismo delle comunità, comprese quelle più periferiche, per ricucire le diseguaglianze e generare uno sviluppo inclusivo, la semplificazione delle procedure e degli adempimenti per l’accesso alle opportunità e ai servizi da parte di cittadini e imprese, come sancito dal Patto per la Semplificazione appena sottoscritto nell’ambito del Patto per il Lavoro e per il Clima.

 

Strategie territoriali: il 10% dei fondi alle Aree interne e montane

Fesr e Fse+ contribuiranno in maniera complementare all’attuazione delle strategie di sviluppo territoriale integrate, in due ambiti specifici: da un lato le aree urbane, con le città capoluogo di provincia per la prima volta affiancate dalle città medie e dalle Unioni di Comuni più avanzate (Cesena con l’Unione dei Comuni del Savio, Carpi con l’Unione terrestre d’argine, Imola col suo circondario, l’Unione della Romagna faentina e l’Unione della Bassa Romagna); dall’altro le aree interne, in analogia con la strategia nazionale, ma che nel caso dell’Emilia-Romagna si estenderanno anche a tutto il territorio dell’Appennino, da Rimini a Piacenza; aree queste ultime che godranno di una riserva almeno pari al 10% delle risorse complessive di ciascun Programma.

Inoltre, la programmazione individua altri due macro ambiti su cui focalizzare specifici interventi di valorizzazione integrata: quello della Costa emiliano-romagnola e quello dell’asse del Po e della bassa pianura padana.

È prevista infine una attività di sostegno a favore degli Enti locali coinvolti nell’elaborazione di strategie territoriali integrate, per rafforzarne le capacità di programmare e attuare interventi di sviluppo locale.


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