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ROMA (ITALPRESS) – Sul web è possibile trovare titoli di studio falsi ma la tecnologia può aiutare a verificare l’autenticità degli attestati, supportando anche chi non può documentare la propria qualifica, come può accadere per un rifugiato. Ne ha parlato in un’intervista all’Italpress Chiara Finocchietti, vice direttrice di CIMEA, il Centro di Informazione sulla Mobilità e le Equivalenze Accademiche.
Anche in tema di titoli accademici, quindi, “la tecnologia può fare molto”, ha spiegato Finocchietti. “Se da un lato è un potente strumento a servizio di chi commette la frode o vende titoli – ha aggiunto -, dall’altro la tecnologia è una potente parte della soluzione”. Infatti, “grazie alla tecnologia è possibile falsificare titoli a costo zero o venderli sul mercato globale” ma allo stesso tempo “l’utilizzo di titoli digitali consente di verificare in modo semplice e sicuro l’autenticità”, ha spiegato.
Finocchietti ha ricordato che sul web “c’è una grande offerta” per “due grandi categorie: i titoli fasulli e le fabbriche di titoli, che sono istituzioni che vendono titoli autentici ma che non hanno alcun valore accademico perchè conseguiti senza un percorso di studio reale”.
La tecnologia, quindi, può aiutare a verificare l’autenticità dei certificati. “Utilizziamo la blockchain – ha affermato – come strumento di condivisione sicura e certificata di dati. L’utente può aprire un suo wallet, dove vengono caricati i titoli. Noi verifichiamo l’autenticità – ha proseguito – e carichiamo l’attestato” che l’utente “può condividere in modo semplice e sicuro con chi vuole”.
“Il consiglio che diamo alle aziende – ha aggiunto – è verificare sempre l’autenticità e investire nelle risorse umane”. E’ possibile, infatti, “contattare le istituzioni o gli esperti del settore” ma comunque il suggerimento alle aziende è quello di investire sull’attività delle risorse umane. “Devono essere attrezzate – ha detto Finocchietti – a valutare i titoli. Investire in formazione e tempo da dedicare all’analisi significa investire nella qualità della propria azienda”.
C’è, poi, passaporto europeo per le qualifiche dei rifugiati. “Ci sono rifugiati che, scappando dal proprio paese – ha spiegato -, hanno un titolo di studio ma non hanno l’evidenza documentale. Il passaporto europeo delle qualifiche dei rifugiati permette, attraverso una metodologia rigorosa, di verificare le dichiarazioni del candidato, se quella persona ha effettivamente il titolo che dichiara di possedere”.
Accade anche con chi scappa dall’Ucraina. Il paese, ha spiegato, “è un caso di successo perchè l’Ucraina ha un sistema molto digitalizzato e questo, in particolar modo in una tale situazione, sta dimostrando – ha concluso – il grande supporto che dà ai possessori di questi titoli”.

– foto Italpress –

(ITALPRESS).


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