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Protezione civile regionale e mondo della ricerca scientifica alleati per accrescere la conoscenza del rischio idrogeologico in Emilia-Romagna e affrontare con maggiore efficienza le criticità aperte sul territorio.

Arriva il via libera della Giunta per due convenzioni che puntano a sviluppare forme di cooperazione tra l’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la Protezione civile da un lato e le Università di Bologna e Modena-Reggio dall’altro, per realizzare studi e ricerche sulla previsione e prevenzione dei dissesti, sulla gestione del rischio idrogeologico e la predisposizione di misure organizzative per rendere più efficace la pianificazione di protezione civile e la gestione delle frane.

Come ha ricordato l’assessore regionale alla Difesa del suolo e Protezione civile, la conoscenza è un pilastro da cui non si può prescindere per compiere scelte in materia di sicurezza territoriale, a maggior ragione a fronte dei cambiamenti climatici in corso. In quest’ottica, la collaborazione con il mondo universitario e della ricerca assume un rilievo fondamentale perché consente di mettere in campo competenze innovative e professionalità particolarmente avanzate.

Gli accordi, dalla durata triennale, resteranno in vigore fino al 2024. Prevedono tra l’altro l’intervento diretto di personale specializzato delle Università a supporto degli esperti dell’Agenzia, in caso di eventi franosi, per verificare i fenomeni attivi, contribuire alla definizione delle migliori soluzioni per il monitoraggio di emergenza e degli interventi da realizzare.

Ad essere coinvolti, in particolare, sono il Dipartimento di scienze chimiche e geologiche dell’ateneo di Modena-Reggio Emilia per le aree dell’Emilia centro-occidentale (da Piacenza a Modena) e il Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Alma Mater Studiorum di Bologna per le zone afferenti al bacino del fiume Reno (province di Bologna e Ferrara) e la Romagna.

 

I temi della collaborazione

Diversi i temi al centro della collaborazione tra l’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la Protezione civile e le Università di Bologna e Modena-Reggio. Tra questi ci sono le valutazioni di rischio in corso d’emergenza e il monitoraggio di fenomeni franosi a piccola scala, anche attraverso sopralluoghi ed eventuali rilievi sul posto anche con l’ausilio eventuali di droni; la definizione di sistemi di monitoraggio in loco, con la produzione della relativa reportistica dei dati volta a ridurre i rischi; il supporto nell’individuazione dei pericoli derivanti da frane e dei relativi scenari per la pianificazione di Protezione civile; la formazione del personale dell’Agenzia e la comunicazione del rischio ai fini della gestione dei fenomeni di dissesto. E ancora: la collaborazione per predisporre progetti speciali (anche in relazione ai finanziamenti del Pnrr) e procedure d’analisi necessaria a definire un sistema di monitoraggio integrato delle frane, a scala regionale e territoriale d’area. Proprio in ragione di quest’ultimo aspetto, la Regione Emilia-Romagna ha potuto partecipare alla proposta predisposta dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale (Ispra) per il Ministero della Transizione ecologica, volta a realizzare un sistema avanzato di monitoraggio frane finanziabile con fondi del Pnrr e ha presentato la richiesta di finanziamento per 15 nuovi siti prioritari di monitoraggio.


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