In collaborazione con Adnkronos. La meningite è un’infiammazione delle guaine che rivestono cervello e midollo spinale, è la prima infezione del sistema nervoso centrale: sintomi principali sono mal di testa, febbre, rigidità alla nuca. In caso di meningoencefalite, possono essere sonnolenza, confusione mentale, persino il coma. In entrambi i casi, non è immediato giungere alla corretta diagnosi, perciò è necessario ricorrere subito al pronto soccorso o al medico curante.
Un’infezione rara ma dalle conseguenze molto gravi, persino mortali: la meningite meningococcica è una malattia davanti alla quale non si deve mai abbassare la guardia. E soprattutto è indispensabile prevenirla grazie alla presenza di vaccini efficaci e sicuri. Con “Pre-occupiamoci della meningite in Emilia Romagna”, web talk promosso da Adnkronos comunicazione, con il supporto non condizionante di Glaxo Smith Kline, si è messo al centro il tema, con particolare attenzione al paziente fragile e quello pediatrico.
“A rischio sono in modo particolare i neonati, gli anziani e le persone con sistema immunitario non efficiente, per patologie in corso o per uso di farmaci immunosoppressori”, ha dichiarato durante la discussione Luciano Attard, dirigente medico di Malattie infettive al Policlinico Sant’Orsola-Malpighi. “Occorre verso questi pazienti un gioco di squadra da parte di tutti gli operatori sanitari. Medici di medicina generale, specialisti che seguono le vulnerabilità, pediatri di libera scelta devono dare un messaggio coerente ai pazienti sul valore della vaccinazione, per prevenire l’insorgenza della meningite batterica e della sepsi”.
Le meningiti virali sono le più frequenti, hanno decorso meno grave, colpiscono soprattutto l’età pediatrica, specialmente in estate. “Le meningiti batteriche invece sono più presenti d’inverno, hanno decorso importante e prognosi riservata – ha proseguito Attard -. Purtroppo, l’infezione meningococcica può portare al decesso nell’arco di poche ore o, nel caso di sopravvivenza, comportare l’amputazione di arti. L’80% delle meningiti sono dovute a pneumococco e meningococco: due batteri per i quali esistono vaccinazioni altamente efficaci. Purtroppo, spesso i pazienti ricoverati non sono vaccinati”.
L’invito degli esperti, che si sono confrontati nella discussione, è di non rimandare la vaccinazione nei più piccoli, come ha sottolineato Simonetta Partesotti, responsabile della Pediatria di Comunità Area Nord Distretti di Carpi e Mirandola. “Contro il meningococco B il protocollo parte da due mesi di vita ed è importante seguirlo perché il primo picco di incidenza della meningite da meningococco B si ha intorno al secondo semestre di vita del bimbo. Fare le prime due dosi è la base della vaccinazione per proteggerli in tenera età”.
Il ciclo vaccinale prosegue quindi nel secondo anno di vita per il meningococco B, mentre per i ceppi ACWY è offerto in modo gratuito il vaccino al primo anno di età. “La gratuità del vaccino anti del meningococco B in Emilia Romagna non è garantita agli adolescenti, sebbene sia stata presa in considerazione la raccomandazione della vaccinazione dalle società scientifiche che hanno già redatto un nuovo Calendario per la vita”, ha sottolineato Partesotti. “Speriamo che possa entrare nell’offerta attiva e gratuita, perché è un’età in cui c’è un alto tasso di portatori e le meningiti tornano ad essere frequenti”.
Già nel 2016 l’Emilia Romagna aveva anticipato le indicazioni contenute nel Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2017-2019 per ottimizzare i tassi di copertura, iniziativa che ha dato ottimi risultati. “L’offerta vaccinale è estesa a tutte le età, coinvolge gli ambulatori ma anche gli ospedali e gli specialisti di particolari fragilità – ha chiarito Paolo Pandolfi, direttore del dipartimento di Sanità pubblica dell’Azienda Usl di Bologna -. L’introduzione della vaccinazione nel 2006 contro il meningococco C ha subito dimezzato le infezioni. Oggi il 94% dei bambini di due anni ha ricevuto la vaccinazione tetravalente e siamo molto vicini al livello di immunità di gregge. Per il meningococco B, invece, siamo al 91% a pari fascia di età”.
La difficoltà maggiore è costituita dagli adulti, per i quali è più difficile fare prevenzione primaria. “In ospedale giungono fragili non sono stati vaccinati. Il servizio pubblico deve intervenire per queste persone: specialista e medico di medicina generale devono sollecitare queste categorie a rischio – ha rimarcato Pandolfi -. Un esempio viene dai nostri cittadini che vanno dal diabetologo, i quali possono fare la vaccinazione dopo la visita specialistica. E così accade anche con alcuni pazienti in cura nei reparti di Malattie infettive”.