Venticinque obiettivi su 30 nei quali l’Emilia-Romagna è in una situazione migliore o analoga rispetto a quella a livello nazionale. Nettamente al di sopra dell’andamento del Paese in voci importanti come: disoccupazione, giovani che non studiano e non lavorano (NEET), spesa per ricerca e sviluppo, abbandono scolastico, scuola dell’infanzia, disuguaglianza dei redditi, copertura vaccinale.
Oggi sui siti istituzionali della Regione Emilia-Romagna e degli altri 16 Enti che hanno aderito al progetto di territorializzazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, vengono pubblicate le valutazioni comparate dell’andamento dei diversi livelli territoriali e istituzionali (nazionale, regionale, provinciale o di Città metropolitana, di Unione di Comuni o comunale) rispetto al conseguimento dei 35 obiettivi quantitativi della Strategia regionale selezionati nel Documento di economia e finanza (DEFR) 2023-2025.
L’occasione per fare il punto su quanto fatto in Emilia-Romagna e in generale sui temi della programmazione strategica e operativa nella realtà degli enti territoriali è l’evento “La territorializzazione dell’Agenda 2030 Emilia-Romagna. Il sistema multilivello della Strategia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile”. All’incontro -che si tiene questa mattina a Bologna, in Regione – partecipano Andrea Orlando (Capo di Gabinetto del Presidente della Giunta della Regione Emilia-Romagna), Federico Olivieri (ricercatore senior ASviS), Walter Vitali, (coordina il gruppo di lavoro sul goal 11 di ASviS) e Irene Priolo (vicepresidente della Regione Emilia-Romagna con delega a Transizione ecologica e Contrasto al cambiamento climatico).
“L’Emilia-Romagna crede negli obiettivi fissati dall’Agenda 2030 dell’Onu ed è al lavoro per attuarli attraverso la nuova stagione di pianificazione e le politiche definite su scala regionale- spiega Priolo-. A questo si unisce il fondamentale lavoro di squadra con i territori. Servono collaborazione, coinvolgimento e impegno di tutti, dalle istituzioni ad ogni livello di governo, fino ai singoli cittadini- continua-, per un grande gioco di squadra di cui serve monitorare i risultati, passo dopo passo, per verificare con puntualità i progressi compiuti e definire le migliori strategie necessarie a raggiungere gli obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica”.
Gli obiettivi quantitativi selezionati sono contenuti in Strategie di settore approvati dai livelli istituzionali (Unione europea, Stato o Regione Emilia-Romagna, ricavati dal confronto con i best performer europei e regionali, individuati dagli esperti ASviS o ricavati con il metodo Eurostat.
La valutazione quantitativa è messa in relazione con le competenze degli Enti stessi e con le politiche attuate per conseguire gli obiettivi, a partire dal Documento unico di programmazione (DUP) annuale.
È la prima volta che in una Regione italiana si realizza un progetto di così ampio di sistema multilivello, così come auspicato nella proposta di nuova Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile (SNSvS) in corso di approvazione definitiva.
Il progetto ha coinvolto 16 Enti locali oltre alla Regione Emilia-Romagna: la Città metropolitana di Bologna; le Province di Modena, Piacenza e Ravenna; le Unioni dei Comuni Bassa Romagna, Rubicone e Mare, Terre d’Argine, Valli del Reno, Lavino e Samoggia; i Comuni di Albareto, Bologna, Cesena, Civitella di Romagna, Monte San Pietro, Parma, Piacenza e Reggio Emilia.
L’obiettivo ora è di aggiornare costantemente anno dopo anno l’andamento del posizionamento rispetto al conseguimento degli obiettivi quantitativi con relative politiche messe in atto dagli enti locali, estendendo il progetto a quanti più enti locali possibili della Regione.
Oltre ad orientare tutta l’azione amministrativa verso la sostenibilità dello sviluppo, le valutazioni associate alle politiche degli Enti servono ad offrire un quadro di riferimento relativo al proprio territorio per le pratiche di sostenibilità di cittadini, imprese e associazioni. Il conseguimento degli obiettivi dello sviluppo sostenibile, infatti, non dipende solo dal settore pubblico e richiede il concorso di tutti.
I soli 5 target sui quali si registrano andamenti sotto la media nazionale, riguardano ambiti nei quali o la Regione non ha alcuna possibilità di influire (quota di dipendenti con paga bassa; affollamento delle carceri) o che riguardano l’intero Bacino Padano e quindi tutte le Regioni interessate (qualità dell’aria; emissioni di anidride carbonica), o per i quali le informazioni statistiche ufficiali non descrivono adeguatamente il fenomeno a livello territoriale (utilizzo dei fertilizzanti in agricoltura), sui quali comunque prosegue il lavoro attraverso misure o proposte regionali, la cui efficacia dipende però in larga misura da misure di area vasta e, soprattutto, nazionali, del sistema Paese.