Il 5 giugno, su delega di questa Procura della Repubblica, militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Modena hanno dato esecuzione all’ordinanza cautelare emessa dal G.I.P. del locale Tribunale dispositiva della misura cautelare del divieto di dimora nella provincia nei confronti di uomo, già condannato per ricettazione, riciclaggio e vendita illecita di sostanze stupefacenti, oggi gravemente indiziato del delitto di usura in danno di alcuni imprenditori.
Il provvedimento giunge all’esito di un’articolata attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica e condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Modena, avviata in piena emergenza Covid-19, quando, nel corso di un controllo interforze sul rispetto delle restrizioni imposte dalla crisi pandemica in un ristorante di Modena, il gestore, esasperato dalle difficoltà economiche, lamentava pubblicamente di aver contratto un prestito a tassi usurari.
La notizia, rilanciata dagli organi di informazione, veniva approfondita dalla Fiamme Gialle modenesi, consentendo di pervenire rapidamente all’individuazione della persona, attiva nel settore della ristorazione a Castelfranco Emilia, che aveva concesso il prestito.
La progressione investigativa consentiva di individuare una seconda vittima del reato di usura ed una serie di altre persone nei confronti delle quali l’indagato aveva esercitato l’abusiva attività finanziaria, mediante l’erogazione di prestiti per i quali applicava al debitore tassi di interesse su base annua da un minimo del 60% ad un massimo di oltre il 200%.
Nel corso delle perquisizioni locali eseguite in fase di indagini, veniva rinvenuto nella abitazione dell’indagato una ingente somma di denaro contante per quasi 85.000 euro, abilmente occultato sotto la cornice di una porta, confezionato in pacchetti sottovuoto da 5.000 euro ciascuno, oltre a preziosi vari, stimati per un valore complessivo di quasi 30.000 euro.
La Polizia Giudiziaria provvedeva quindi a ricostruire rapidamente la posizione patrimoniale dell’indagato, rivelatasi decisamente sproporzionata rispetto alle dichiarate fonti reddituali lecite, procedendo al sequestro d’iniziativa, finalizzato alla confisca cosiddetta “allargata” ex art. 240-bis c.p. consentita per il reato di usura, del denaro e degli altri oggetti preziosi rinvenuti.
La Procura chiedeva ed otteneva dal GIP la convalida del suddetto sequestro e l’emissione del decreto di sequestro preventivo sui predetti beni. Il provvedimento cautelare veniva successivamente confermato dal Tribunale del Riesame di Modena che respingeva il ricorso proposto nell’interesse dell’indagato.