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43° anniversario della strage di Ustica, gli interventi istituzionali durante l’incontro con i parenti delle vittime a Palazzo d’AccursioNella ricorrenza del 43° anniversario della strage di Ustica, il sindaco Matteo Lepore ha incontrato oggi nella sala del Consiglio i parenti delle vittime, per il consueto momento istituzionale.

Dopo i saluti della presidente del Consiglio comunale, Maria Caterina Manca, sono intervenuti: il sindaco Matteo Lepore, la presidente dell’Associazione Parenti delle Vittime della strage di Ustica, Daria Bonfietti, la vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, Irene Priolo e Dario Falzone, assessore del Comune di Palermo.

Nel corso del suo intervento, Daria Bonfietti ha dato lettura del messaggio inviato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Il saluto della presidente del Consiglio comunale Comunale Maria Caterina Manca
“Benvenuti a tutte e tutti. Saluto le autorità civili e militari, il Prefetto, il Questore, saluto i
nostri ospiti, i relatori, il Sindaco, Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione parenti delle
vittime della strage di Ustica e tutti i familiari che sono qui con noi, saluto la vicepresidente
della Regione Emilia-Romagna, Irene Priolo e Dario Falzone, in rappresentanza del
Sindaco Roberto Lagalla, assessore al Comune di Palermo. Siamo qui, come ogni anno,
per celebrare questo momento molto importante, l’anniversario della strage di Ustica, che
sono onorata di ospitare nella sala del Consiglio comunale. Si tratta dell’incontro tra le
istituzioni locali e i familiari delle vittime della strage di Ustica; siamo a quarantatré anni
dalla strage e rinnoviamo questo momento di solidarietà, vicinanza e testimonianza nella
ricerca comune della verità”.

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L’intervento del sindaco, Matteo Lepore
“Buongiorno a tutte a tutti. Saluto i familiari qui presenti oggi in sala, con un caloroso
benvenuto. Così come do un benvenuto caloroso a Daria Bonfietti, presidente
dell’Associazione, alla vicepresidente della Regione, Irene Priolo, all’assessore Dario
Falzone, che con grande piacere oggi conosco e al quale chiedo di portare i saluti al
Sindaco di Palermo. Così come saluto tutte le autorità civili e militari che sono qui presenti,
e gli altri colleghi in fascia. Come istituzioni oggi è molto importante per noi essere in
questo Consiglio. Lo facciamo da quarantatré anni e, in particolare, oggi riceviamo con
grande attenzione e piacere le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella,
che si è rivolto a tutti noi, in particolare ai familiari chiedendo che le istituzioni siano più
solerti, più attente e più attive affinché verità e giustizia vengano affermate. Noi è da
quarantatré anni che, insieme, chiediamo verità e giustizia. Sappiamo che è importante
oggi non dimenticare, ma anche salvaguardare quello che si è ottenuto grazie all’impegno
straordinario dei familiari e anche di chi, all’interno delle istituzioni giudiziarie, ha operato in
maniera importante, costante, approfondita per arrivare ad una sentenza, che descrive
quanto è successo nei cieli di Ustica. Per noi non dimenticare significa e ha il significato
per quarantatré anni di organizzare manifestazioni, momenti istituzionali, rassegne
culturali; usare il linguaggio dell’arte non per lenire il dolore o ricucire e chiudere delle
ferite, ma per portare avanti un impegno anche militante per ottenere verità e giustizia. La
collaborazione con la città di Palermo che più volte abbiamo promosso, di scambio
culturale con i giovani delle scuole, per noi significa tanto: significa raccontare, ma anche
condividere quello che è stato l’impegno ed è tuttora l’impegno di una comunità che, di
fronte a dei diritti negati e ad una verità oscurata, ha deciso di ribellarsi e, attraverso la
giustizia della nostra Repubblica, arrivare alla verità. È molto importante, l’abbiamo
sottolineato in ogni momento; il fatto che la nostra ribellione gentile in questa città, è valso
per Ustica, è valso per il 2 agosto, purtroppo per altre stragi, ci ha portato ad andare nelle
piazze, a marciare in maniera a volte silenziosa, a volte più rumorosa, ma con grande
dignità, per chiedere soprattutto che fossero i tribunali e le istituzioni della nostra
Repubblica a svolgere il proprio compito, il proprio ruolo. Questo perché purtroppo la storia
del nostro Paese è costellata, in particolare per le stragi che hanno colpito Bologna, di
numerosi depistaggi, di corpi infedeli dello Stato, di persone che in maniera metodica e
organizzata hanno falsato la verità. E, anche quando questa verità è stata riconosciuta
dallo stesso Stato, hanno lavorato perché questa verità venisse smontata. Dunque,
ottantuno vittime innocenti, inclusi membri dell’equipaggio, una verità che riguarda il 27
giugno 1980 che racconta come anche la sovranità del nostro Paese sia stata violata. Anni
di bugie, anni di depistaggi; un clima che a volte si guasta, come in quest’ultimo periodo.
Un clima politico che non è favorevole, purtroppo, al lavoro, metodico, come ho detto
prima, che insieme ai familiari abbiamo portato avanti. Noi chiediamo, anche da qui, al
Governo, al Parlamento tutto (non ne facciamo una questione di parte) che si ricostruisca
un clima di collaborazione e di chiarezza, di trasparenza del grande lavoro ad esempio di
digitalizzazione sulle carte del processo, sulla ricostruzione di quello che è stato il lavoro
giudiziario, perché credo sia diritto delle nuove generazioni sapere non solo che cosa è
successo, ma anche sapere e conoscere il lavoro importante che è stato fatto, perché
credo che ci sia da essere orgogliosi di quando uno Stato riesce ad arrivare, attraverso
delle sentenze, attraverso un lavoro giudiziario, a delle verità. Un lavoro storico che deve
essere portato avanti nel futuro e che ha bisogno, ad esempio, di digitalizzazione, non di
carte che improvvisamente si deteriorano e spariscono. Milioni di carte che devono essere
a disposizione dei cittadini. Questo – devo dire – a Bologna è stato possibile per la Uno
bianca, in parte è stato possibile per il 2 agosto, deve essere possibile per Ustica. Il lavoro
con gli archivi di Stato, il lavoro con tanti settori dei beni culturali. Per noi è stato
importante unire tutti questi aspetti, dalla cultura alla valorizzazione dei beni culturali,
all’importante impegno della Regione EmiliaRomagna su tanti fronti e tanti processi, per
mettere risorse sulla digitalizzazione. Un lavoro corale che in questi anni ha garantito che
ci fosse luce, ma soprattutto ci fosse la garanzia di una svolta democratica nel nostro
Paese, perché in fondo è nelle notti più buie degli Stati che si scopre che la sovranità è
limitata anche per i cittadini; e ricordo che la nostra Repubblica ci ricorda, all’articolo 1,
insieme al tema del lavoro, che la sovranità appartiene al popolo e che la esercita nei modi
e nei limiti previsti dalla Costituzione. Dunque un Paese si può dire democratico, se si dà
la possibilità al popolo di esercitarla questa sovranità; e la nostra sovranità significa anche
che i cittadini non vengono dopo, che non sono sudditi. Quando ci sono i depistaggi,
quando le stragi vengono celate, a volte non le si definisce stragi o crimini ma incidenti, è
evidente che è soprattutto la sovranità dei cittadini che viene limitata. È la loro libertà, nelle
persone che perdono la vita, che hanno purtroppo dei danni, ma soprattutto anche dei
familiari e di tutti noi, perché in fondo queste stragi, la strage di Ustica riguarda tutti noi.
Anche per questo motivo abbiamo voluto, insieme all’Associazione, dare vita a una
Fondazione che prenderà corpo nei prossimi mesi; questa Fondazione ha il compito di
portare nel futuro questo enorme lavoro che è stato fatto e il lavoro che si continuerà a
fare. Una Fondazione che avrà il compito di prendere anche per mano il Museo Boltanski,
dopo che purtroppo l’artista è scomparso. Persona alla quale eravamo tutti molto
affezionati. Abbiamo bisogno di una Fondazione e di tanti attori protagonisti all’interno di
questo percorso, perché le persone fanno la differenza. Le persone fanno la differenza e il
loro modo di vedere le cose, di interpretarle, di disegnarle, di progettarle ha saputo negli
anni trasmettere emozioni che ci hanno permesso ancora, dopo quarantatré anni, di
essere qui a raccontare, a testimoniare e a fare delle battaglie assieme. Ecco perché è
importante su questo proseguire e dare un futuro perché anche fra altri quarantatré anni
sia possibile non dimenticare e ricordarsi di quello che è stato e di quello che abbiamo
fatto per ridare dignità e giustizia al nostro Paese. Dunque è con queste parole che,
ancora una volta, vi saluto e vi ringrazio per il tanto lavoro che abbiamo fatto assieme e
per il lavoro che ancora, metodico, costante, dovremo fare nei prossimi mesi e nei
prossimi anni, invitandovi alla rassegna “Ustica non dimentica”, che in queste giornate è
protagonista nel parco della Zucca, nel museo e in tantissimi altri luoghi della nostra città e
del nostro Paese”.

L’intervento della presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime, Daria Bonfietti
“Voglio ringraziare intanto tutti voi, tutti i presenti, tutti i presenti intorno a questo tavolo, il
Sindaco, l’Assessore del Comune di Palermo, Irene Priolo e tutti voi, i parenti delle vittime,
ho visto che c’è anche Tiziana Davanzali che ringrazio. Sapete che definiamo suo padre
‘l’ottantaduesima vittima’ di questa tragica vicenda. Ringrazio tutti. Ringrazio la presidente
dell’Assemblea legislativa, che in questi anni ci accompagna e ci sta a fianco davvero con
una sensibilità immensa. Ringrazio tutte le presenze altre, civili e militari. Do subito lettura,
della dichiarazione che ci ha voluto inviare anche quest’anno il Presidente Sergio
Mattarella:
La sera del 27 giugno di quarantatré anni or sono venne scritta una delle pagine più
dolorose e buie della nostra recente storia. Un aereo di linea in viaggio da Bologna a
Palermo, con ottantuno persone a bordo, di cui tredici bambini, precipitò nel mare vicino a
Ustica senza lasciare scampo a nessuno. Fu una tragedia immane.
La Repubblica è vicina ai familiari delle vittime ed è partecipe del loro insuperabile dolore.
La memoria continua a sollecitare solidarietà e impegno comune. Quando avvenne la
tragedia, una cappa oscurò circostanze e responsabilità. Fu difficile aprire varchi alla
verità sulla strage, anche a causa di opacità e ambiguità. L’impegno dei familiari è stato
prezioso, alla loro tenacia e alla professionalità di donne e uomini delle istituzioni si
devono i passi avanti compiuti per smentire l’ipotesi, iniziale, di un cedimento strutturale
del velivolo e ricostruire la dinamica degli eventi.
Una completa verità non è stata pienamente raggiunta nelle sedi proprie, e questo
rappresenta ancora una ferita per le sensibilità dei cittadini. I risultati ottenuti spingono a
non desistere, a ricercare i tasselli mancanti, a superare le contraddizioni e rispondere
così al bisogno di verità e giustizia.
Sergio Mattarella”.
Voglio anche ringraziare, so che alcuni sono presenti, i Sindaci dei nostri paesi della
Romagna, che sono stati coinvolti in questa tragica vicenda, attraverso alcune famiglie.
Ringrazio il Sindaco di Montegrotto, Riccardo Mortandello, non della Romagna ma del
Veneto, e ringrazio il Sindaco di Montescudo, Gian Marco Casadei, per essere di fianco ai
parenti delle vittime, che sono da sempre presenti in quest’aula anche loro. Grazie. Le
solite parole, che però non posso non dire anche quest’anno, sono ovviamente di
ringraziamento alle autorità tutte, al Sindaco che è qui presente con noi. Noi siamo, come
sempre, qui in molti, dalla Sicilia ci raggiungono – come vedete – moltissimi parenti delle
vittime, che ringrazio; e con grande emozione affrontiamo, anche quest’anno assieme ai
parenti tutti, questa giornata di ricordo dei nostri cari. E anche con tanto orgoglio –
permettetemi di dirlo – di essere l’associazione che rappresenta i parenti delle vittime della
strage di Ustica. Lo diciamo con ancora più forza oggi, dopo un’assemblea appena
terminata (qualche minuto fa), con un nuovo statuto, con uno statuto della nostra
associazione che abbiamo rinnovato.
Siamo l’associazione citata nell’elenco ufficiale, che aveva stilato la Presidenza della
Repubblica, e anche da qui – permettetemi, davvero – voglio salutare e ringraziare il
Presidente Napolitano per il suo impegno per dare voce a quella giornata, che è diventata
il 9 maggio: la Giornata per le vittime delle stragi del terrorismo, avviando fin da allora un
percorso per la giornata appunto delle vittime del terrorismo.
Noi abbiamo difeso il dolore e lo abbiamo fatto divenire impegno civile, abbiamo difeso le
aspettative e gli interessi dei parenti in tutti i percorsi della giustizia fin dalle prime indagini
e perizie, e abbiamo, come associazione, chiesto il contributo, risultato poi decisivo, dei
periti, dei professori del Politecnico di Torino.
Allora, diciamolo subito, è un’offesa alla nostra storia, alla storia del Paese, ma soprattutto
alla correttezza istituzionale che nel Comitato consultivo per la desecretazione e
l’attuazione della direttiva Renzi-Draghi, che si riunisce presso la Presidenza del Consiglio,
il governo Meloni abbia voluto due associazioni per Ustica; ed è poi anche un’offesa alla
ragione, credo di poter dire, sentir argomentare soltanto come motivazione di quella
decisione, che ovviamente è stata chiesta, ‘è stato chiesto’.
Siamo chiari, c’è una associazione di militari in pensione, figli di militari inquisiti e una sola
parente, presidente onoraria, che si accanisce a sostenere la tesi della bomba. È evidente
e ovvio che ognuno è libero di pensare ciò che vuole. Potrebbero cercare di convincere o
portare magari le loro prove alla magistratura, non urlarlo soltanto. Ma quello che offende
è che lo si faccia in eterna contrapposizione, come una eco sinistra ai nostri percorsi,
anche con visite polemiche (l’altro giorno abbiamo dovuto subire anche questo) e piene di
livore al Museo per la memoria di Ustica, che deve rimanere, come ci ha insegnato nella
sua dedica il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel 2020, un tempio per la
memoria che esorta a ogni impegno per difendere vita e libertà.
In uno Stato di diritto il punto deve rimanere che chi crede, per qualsiasi motivo, in una
verità, deve sottoporre le sue convinzioni, le sue prove al vaglio della magistratura,
all’organo deputato dalla nostra Costituzione a ricoprire il potere giudiziario.
In questo caso, in questa vicenda la magistratura ha già scritto parole chiave, rigettando la
perizia che si pone a base di questa contrapposizione. La perizia Misiti, che sosteneva
appunto l’ipotesi bomba, giudicata dai magistrati, non dall’associazione, e cito, ‘Affetta da
tali e tanti vizi da essere ritenuta inutilizzabile’. Questo sta scritto anche nelle cinquemila e
tante pagine della sentenza/ordinanza del 1999 del giudice Priore. E oggi ancora si vuole
apparecchiare, con documenti definiti ‘segreti’, un’altra verità.
Attenzione, per chi indaga su reati di strage, ripeto: non possono esserci documenti
segreti, non può essere apposto o opposto il segreto di Stato, e non lo è stato appunto.
Poi, sempre per cercare di valorizzare ancora l’impegno dell’associazione, noi abbiamo
resi pubblici quei documenti dei quali si parla. Erano da sempre all’attenzione della
magistratura. Voglio aggiungere anche quest’altra considerazione. Permettetelo. Se vi
stancate, me lo dite. Proprio in quest’aula, in occasione del quarantaduesimo anniversario
annunciavo, con soddisfazione, che anche per interessamento dell’associazione erano di
dominio pubblico, depositate all’Archivio centrale dello Stato le carte delle quali stiamo
parlando, sulle quali per anni si era imbastita una campagna di provocazione e depistaggi
contro la verità. È con incredulità e stupore che vedo che, proprio ancora a partire da
quelle carte, si continua una campagna di menzogna e allora le leggo.
‘Il segretario generale Chieppa, nel precedente Governo, dà notizia di avere verificato con
l’autorità giudiziaria – era una riunione di quel Comitato consultivo –come da impegno
preso nella precedente riunione del Comitato la possibilità di rendere ostensibili alcuni atti
connessi a coevi alla strage di Ustica, che erano stati oggetto di attenzione sui media a
seguito di dichiarazione di esponenti politici. In particolare si rende noto che in data
odierna, 11 aprile 2022, verrà trasmesso al direttore generale del dipartimento per la
sicurezza dell’informazione l’indicazione di procedere al versamento all’Archivio centrale
dello Stato di quegli atti acquisiti dalla procura di Roma, rispetto ai quali è stato ottenuto da
quest’ultima autorità l’assenso per l’assenza di ragioni ostative, atti che riguardano fatti
coevi, immediatamente precedenti e successivi alla strage di Ustica, la cui valutazione è
utile più ad escludere piste che ad accertare una determinata verità. Il segretario generale
segnala una novità di rilievo per quanto riguarda le modalità di versamento dei documenti,
ossia la valutazione di pertinenza degli stessi, di cui si era discusso in passato, eseguita
sulla base dello stesso criterio utilizzato dalla procura di Roma relativo al collegamento,
anche indiretto, con la strage’.
Questa è la comunicazione del Comitato consultivo per l’attuazione della direttiva Renzi,
del dottor Chieppa, che era il segretario generale di quel Governo. Quindi nessun
documento che la magistratura non abbia già vagliato, i documenti non si riferiscono alla
strage di Ustica, i documenti non portano elementi per la verità, sono documenti che
escludono piste, che sia proprio la pista terroristica ma per altre vicende. Ma,
sinceramente, perché un anniversario che dovrebbe essere momento di memoria e di
riflessione, di impegno, di presentazione di attività deve sempre essere ferito da
provocazioni, depistaggi, in cerca di ascolto? È una domanda che rivolgo anche alla
coscienza di tutti e anche di chi fa informazione. Come dicevo prima con i giornalisti che
mi hanno fatto alcune domande. Vado avanti.
Così come abbiamo reso pubblico il fatto che a tutt’oggi, oltre alle carte di cui parlavo
prima, non esistono più gli archivi del Ministero dei trasporti. In questo comitato, al quale
partecipiamo per la desecretazione della direttiva Renzi, abbiamo saputo, abbiamo messo
insieme anche questa allucinante, io direi, verità. Tutti i presenti, tutti i presidenti delle
associazioni, tutti i funzionari dello Stato sono consapevoli di questa realtà. Allora qui
diventa più forte ed esplicita la mia critica al Governo. È stata fatta una scelta politica, si è
voluto far intendere che si privilegia una ipotesi sulla causa di una strage con un
procedimento in corso, e questo non è istituzionalmente accettabile. Sempre al Governo,
alla presidente Meloni avevo già cercato di fare presente diverse situazioni critiche, quali
ad esempio che quest’anno non ci sarà – come potete vedere – davanti al museo nei
nostri programmi una qualificata rappresentanza della scuola, degli studenti, perché non si
è dato seguito al protocollo d’intesa fra le associazioni vittime del terrorismo, tutte le
associazioni vittime di stragi e terrorismo e il Miur, e che tutto il processo di digitalizzazione
degli atti per i processi di rilevanza storica, e per Ustica è in corso presso il tribunale di
Roma, è fermo per il disinteresse dei ministeri e dei necessari rifinanziamenti. Torno allo
stato attuale della nostra vicenda. Oggi la magistratura sta ancora indagando, da troppo
tempo diciamo noi. Dal 2008, infatti, la procura di Roma ha riaperto le indagini sugli autori
materiali dell’abbattimento di un aereo civile in tempo di pace, dopo che il Presidente
Francesco Cossiga ha affermato, sotto giuramento, che il DC9 è stato abbattuto dai
francesi in una operazione contro Gheddafi, che il generale Santovito ha telefonato a
Gheddafi per avvisarlo del pericolo, che il pilota dell’aereo francese è tornato sulla
portaerei e si sarebbe suicidato. Queste lievi dichiarazioni sono state ovviamente dai
giudici ritenute necessarie e sufficienti per riaprire le indagini. È chiaro che si deve
indagare su una trama indicibile, che vede oggettivamente coinvolti, oltre all’Italia, la
Francia, gli Usa, la Libia, l’Inghilterra. Ma dobbiamo sapere la verità, è un nostro diritto e
vogliamo la chiusura di queste indagini (2008/2023, quindici anni sono molti), perché
vogliamo leggere ciò che si è fatto, vogliamo sapere le difficoltà dell’indagine (quindici
anni), vogliamo sapere soprattutto se siano state reticenti o negative le collaborazioni di
Stati amici ed alleati. In questa giornata, signor Sindaco, ci presentiamo con l’orgoglio di
un’associazione che si è rinnovata per chiederle passi definitivi e significativi per quella
Fondazione, per il museo di cui parliamo da tempo e che anche adesso lei ha citato, che
mette insieme intanto enti locali (Comune, Città metropolitana, Regione) e poi
possibilmente altre istituzioni come l’università e la Chiesa di Bologna. Un progetto che
avevamo preparato con il Sindaco Merola, che aveva riscosso la considerazione del
Ministero della cultura e che l’anno passato abbiamo riproposto insieme per dare, con più
vigore, più possibilità alla vita culturale della città.
Se guardiamo il programma per le iniziative che, a partire da oggi, si svolgeranno davanti
al museo, vediamo il senso del nostro fare memoria. Non il fatto di un giorno, ma un
contributo al tessuto culturale della città, con collaborazioni e invenzioni attorno al museo
e per il museo sempre più con il coinvolgimento di svariate realtà e forze culturali. Questo
centro motore vogliamo che sia la Fondazione, con il museo, parte viva, strutturata, aperta
ai contributi di tante realtà, di tanti pensieri e di tanti linguaggi.
Signor Sindaco, siamo ancora qui con lei, con la città, con le istituzioni tutte, con le forze
politiche e sociali, con la sua storia, la sua università, per chiedere che sia fatta piena luce
su una strage – mi sento di affermare – pienamente conosciuta nell’immediatezza
dell’evento e fatta dimenticare, colpevolmente, offendendo la dignità del Paese. E qui
lasciatemi ricordare ancora alcune suggestioni. Ricordate le registrazioni addirittura
precedenti l’accaduto, purtroppo colpevolmente sentite dalla magistratura molti anni dopo
(dopo gli anni Novanta), che indicavano uno stato d’allarme praticamente fin dalla
partenza del DC9. Sopra l’Appennino tosco-emiliano già si nascondevano degli aerei sotto
il DC9. Perché non è stato detto il giorno dopo? La telefonata all’ambasciata americana, di
cui non abbiamo i contenuti, ma che è pur tuttavia un segno del coinvolgimento
internazionale. Erano tutti cittadini italiani su quell’aereo. Poi permettetemi ancora
un’autocitazione. I documenti che, anche per l’impegno dell’associazione, sono stati
desecretati, fin dalle prime ore dopo l’incidente parlano di “evento traumatico ed
esplosivo”. Li abbiamo letti in questi anni però. Allora a tutti, al mondo politico e militare e
giudiziario dell’epoca, anche a chi parla oggi di bomba chiediamo perché tutte le prove per
un evento traumatico, anche una bomba, non sono state fatte conoscere fin da subito, non
sono state vagliate fin da subito. Per noi la risposta è una sola: non si doveva
assolutamente indagare su quello che era accaduto in cielo, in un cielo che si sosteneva
vuoto, l’incidente doveva essere senza motivo, un sano – dico io – cedimento strutturale
appunto, e da qui tutte le menzogne e perfino il fallimento dell’Italia. Tutto per coprire
quella inconfessabile verità. E allora siamo ancora qui, signor Sindaco e tutti i parenti e
tutti voi, per chiederlo ancora quest’altro pezzo di verità fino in fondo, per continuare con
più forza nel nostro cammino, e vi ringrazio di essere qui con noi”.

L’intervento della vicepresidente della Regione Emilia-Romagna Irene Priolo
“Cara presidente Bonfietti, cari parenti delle vittime, gentile e amico sindaco Matteo
Lepore, gentile assessore Falzone, gentile Presidente Manca, autorità civili e militari tutte
qui presenti, Ustica non si dimentica e – io aggiungo – non si deve dimenticare. Il titolo che
avete scelto per questo quarantatreesimo anniversario della strage dice tutto. Ma quanto
ancora deve essere offesa la vostra memoria per questa trama indicibile, come l’hai
definita? Anche se sono passati tutti questi anni, da quando quella sera di inizio estate le
vostre vite sono cambiate in modo così violento, voi non potete dimenticare, la Regione
Emilia-Romagna – e saluto la presidente dell’Assemblea legislativa, Emma Petitti – non
può dimenticare, il Paese non può dimenticare. Ed è per questo che ci uniamo a voi, alla
vostra richiesta al Governo in primo luogo di continuare a sostenere e rifinanziare
immediatamente l’iter per rendere pubblici gli archivi segreti, perché la desecretazione e la
digitalizzazione degli atti delle stragi è fondamentale nel processo di ricostruzione e
diffusione delle informazioni, oltre ad essere un dovere del Governo perché quella di
Ustica fu ed è una tragedia che riguarda l’Italia intera.
Dopo quindici anni dalla riapertura dell’indagine, come è stato detto, a seguito delle
affermazioni dell’ex Presidente della Repubblica Cossiga, il nostro Paese non è ancora
riuscito a farsi raccontare cosa davvero accadde quella notte, ed è per questo che
continuiamo con voi a chiedere di ottenere piena collaborazione dai Paesi alleati, per poter
finalmente identificare la nazionalità degli aerei che quella notte sorvolarono il cielo di
Ustica, in quella che fu un’azione di guerra non dichiarata. Ed è inaccettabile che ancora
oggi, in un Paese civile dobbiamo assistere ai tentativi di riproporre, come è stato detto,
tesi fantasiose che allontanano la circostanza da dinamiche reali. La strada verso la verità
e la giustizia in Italia non è facile, con indagini lunghe, complesse e spesso contraddittorie.
Per questo chiediamo e non ci stanchiamo di chiedere che venga fatta al più presto piena
luce.
È necessario, e lo dobbiamo a voi, familiari di quelle ottantuno innocenti vittime e alla
storia personale di ciascuno di voi, che esattamente alle 20.59 di quarantatré anni fa è
stata squarciata da bugie, depistaggi, omissioni, negligenze e prescrizioni che stremano
anche le coscienze più forti. La giustizia italiana è riuscita a mettere nero su bianco quanto
accaduto solo in una sentenza civile, passata in giudicato.
Chissà se potremo mai assistere a un processo penale per andare in fondo a una vicenda,
che non aspetta altro che piena giustizia.
Della verità non bisogna avere paura, ed è questo che dobbiamo tramandare alle nuove
generazioni. Il silenzio non è mai una risposta. Il nostro dovere oggi è continuare a
parlarne, anche promuovendo iniziative culturali, come quelle che avete presentato
quest’anno nel vostro programma attorno al museo, in uno spazio evocativo come il
Museo per la memoria di Ustica, che è un polo culturale aperto, ma anche e soprattutto un
luogo di riflessione per le nuove generazioni in primis, che anche noi come Regione
Emilia-Romagna sosteniamo. Così come sosteniamo il programma che lo anima ogni
anno e che rinvigorisce la memoria di questa di questa strage, stimolano le istituzioni e
l’opinione pubblica tutta a non abbassare l’attenzione. Non, quindi, un esercizio sterile di
memoria ma un motore di domande e riflessioni, non solo sul passato, ma anche sul
nostro presente e, soprattutto, sul futuro, perché è così.
Mentre oggi ricordiamo il passato, dobbiamo anche guardare al futuro, con speranza e
determinazione. Ustica non può essere solo un simbolo di tragedia, ma anche un simbolo
di resilienza e di impegno per un mondo migliore. Quello che accadde quella notte è
un’ombra nella nostra storia collettiva, che ci accompagna e ci ricorda però l’importanza di
affrontare le sfide della vita con lo stesso coraggio e determinazione che continuate a
dimostrare. Nessuno di noi potrà mai capire fino in fondo cosa avete provato e cosa
ancora oggi provate, pure a distanza di tempo.
Il vostro impegno civile, il vostro lavoro instancabile ogni anno si arricchisce di nuova
energia e trasforma un enorme dolore in qualcosa di positivo che viene donato.
Esattamente come l’installazione permanente di Boltanski, che, attraverso le luci che dal
soffitto si accendono e si spengono ritmicamente, tiene vivo il respiro di ottantuno sogni
interrotti. Pulsano e, se chiudiamo gli occhi, è come se li vedessimo ancora volare verso il
futuro. A voi, cara Daria, il mio abbraccio”.

L’intervento dell’assessore del Comune di Palermo Dario Falzone
“Grazie presidente, sono personalmente colpito per essere qui, ringrazio il sindaco che ha
voluto la presenza di un rappresentante del Comune di Palermo. Sarebbe venuto
volentieri il sindaco Lagalla, di cui conosco personalmente la vicinanza ai famigliari delle
vittime, ma oggi era impegnato a Palermo per un importante simposio. Tra Palermo e
Bologna c’è una linea del dolore che ci unisce da quella notte tragica, di tristezza,
amarezza per la giustizia che fino ad ora è mancata. È un anniversario importante il 43,
vengo da una terra dove gli anniversari sono all’ordine del giorno, molto spesso come
rappresentante delle istituzioni o come singolo cittadino partecipo a commemorazioni e
anniversari, che ti toccano perché rivivi anche personalmente quello che hai provato in
quel momento e con il passare degli anni ti chiedi che cosa è cambiato, che cosa è
successo. Sono stato sfiorato da quella tragedia: mio nipote di sei anni sarebbe dovuto
salire su quell’aereo e poi rinvio di qualche giorno e partì il 29. Questo fatto mi tocca
ancora maggiormente, perché capisco cosa significa perdere qualcuno. Ricordo la strage
che coinvolse il giudice Borsellino, cui ero legato da amicizia personale, che quando partì
partì da casa di mia sorella e fui io ad accompagnare la moglie a Palermo, appena saputo
della strage. Come uomo delle istituzioni penso che situazioni del genere non possono
accadere nella Repubblica italiana. Quaranta anni fa l’Italia era diversa, era attraversata
da un’aria diversa da quella che respiriamo oggi, c’erano le Brigate Rosse, servizi segreti
probabilmente deviati, depistaggi. Una cosa che mi ha colpito è il titolo di questa
manifestazione Ustica non si dimentica, come l’anno scorso era provocatoriamente Sono
stati gli alieni? Dobbiamo dare una risposta alle tante vittime. Il Presidente della
Repubblica due anni fa ha detto che “siamo senza una verità unica” e questo ci
amareggia. Poco fa parlando con la senatrice Bonfietti, mi è stato chiesto cosa pensassi
delle cause della strage: io non so se sia una bomba, un missile o altro. La realtà è che 81
persone sono state uccise, le loro storie sono stat interrotte. A noi, allo stato, al governo
tocca fare di tutto per dare risposte, perché il 27 luglio non sia la denuncia di una mancata
giustizia, ma sia un momento in cui possiamo individuare i responsabili. Il governo deve
trovare la forza per dare il suo contributo perché ciò possa avvenire. Lo scorso
anniversario, il sindaco ha presentato il progetto del Polo della Memoria, dedicato alle
stragi che hanno colpito Bologna, come anche ai morti per l’amianto e sul lavoro. Io vorrei
che questo Polo diventi il Polo della Verità. È di questo che l’Italia e i parenti delle vittime
hanno necessità: di sapere chi è stato, cosa è successo quella notte, perché vogliamo
vivere in un’Italia dove questi segreti non possano più essere all’ordine del giorno, ma
appartenere a un passato, a una vecchia repubblica che non esiste più”.


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