ROMA (ITALPRESS) – La Commissione europea continua a discutere la proposta di regolamento sull’AI, l’Artificial Intelligence Act, ma nel frattempo è al vaglio anche la EU Platform Workers Directive nel complesso di norme con cui l’Unione europea intende disciplinare il mondo del digitale. E un ruolo chiave sarà quello legato a come trattare il tema della privacy, vero e proprio nodo per il legislatore europeo. Il General data protection regulation resta il riferimento in materia di dati personali diffusi in un sistema di intelligenza artificiale, ma sarà la definizione degli standard a tenere banco e a costituire un complesso banco di prova nell’iter legislativo che mira a tutelare le identità dei privati cittadini in un mondo sempre più iperconnesso. Come sottolinea in un articolo agendadigitale.eu, la protezione dei dati è l’importante filo conduttore nell’ambito del pacchetto normativo sull’intelligenza artificiale.
I prodotti IA applicati al mondo del lavoro nell’AI Act rientrano nella categoria di alto rischio, che prescrive obblighi alle organizzazioni in termini di trasparenza, comprensibilità e supervisione individuale sul sistema di intelligenza artificiale. Di pari passo rispetto all’AI Act, è in discussione anche la Platform Workers Directive, la direttiva che si occupa della tutela dei lavoratori su piattaforme digitali, che tra le altre cose richiederà alle stesse piattaforme di pubblicare regolarmente informazioni che riguardano l’impiego dei propri dipendenti. Essenziale, come ricorda agendadigitale.eu, il ruolo del General data protection regulation ogni qual volta in un sistema IA vengono immagazzinati dati personali. E’ però quello che riguarda gli standard il principale nodo da sciogliere per l’Unione Europea, che per l’AI Act saranno sviluppati da European Committee for Standardisation (CEN), European Committee for Electrotechnical Standardisation (CENELEC) ed European Telecommunications Standards Institute (ETSI).
In tal senso, nell’analisi di agendadigitale.eu, gli standard risultano fondamentali per una normativa avanzata e funzionale sul tema dell’intelligenza artificiale, ma al contempo hanno la pecca di non essere esattamente neutri, in quanto elaborati da comuni individui. Detto dell’impossibilità di un processo collettivo a livello geopolitico, il timore è che l’adesione agli standard possa divenire un modo per delegittimare lo stesso impianto della normativa UE. A ogni modo, quello della privacy resta un nodo da sciogliere per l’Unione Europea, un terreno fragile sopra il quale può crollare la bontà dell’intera proposta dell’AI Act, che mira a disciplinare il mondo del digitale e delle intelligenze artificiali secondo un paradigma di tipo etico.
– foto screenshot da agendadigitale.eu –
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