Un valore aggiunto prodotto nei 17 comuni montani modenesi che si attesta a 790 milioni di euro nel 2021 (dato più aggiornato disponibile), che rappresenta il 4,6% del valore prodotto a livello provinciale, con un valore aggiunto per addetto pari a 48.379 euro.
È quanto fotografa l’ufficio studi Lapam Confartigianato in un’indagine sul valore aggiunto del territorio dell’Appennino. Quando si parla di valore aggiunto si parla di un indicatore della ricchezza prodotta dalle attività economiche in un territorio. Il valore aggiunto per addetto esprime la ricchezza che ciascun lavoratore contribuisce a creare, e può essere considerato come un indicatore di produttività del lavoro. Questo a sua volta dipende da vari fattori, tra cui il settore di attività, il livello di digitalizzazione e automazione, le economie di scala, la logistica, e altri componenti. Tornando nel dettaglio dell’analisi, tra i comuni montani si osserva un minor valore aggiunto per addetto a Riolunato, Fiumalbo e Sestola, mentre valori più elevati si osservano a Pievepelago, Montese e Pavullo, quest’ultimo è l’unico comune montano che supera la media provinciale. In quattro anni, dal 2015 al 2019, il valore aggiunto complessivamente creato sul territorio è cresciuto nonostante il diminuire del numero di imprese presenti, e cresce più velocemente nelle aree montane che nel resto della provincia. Il valore aggiunto per addetto è passato infatti dai 37.493 euro del 2015 ai 41.968 euro del 2019, con un +11,9% (superiore al +4,2% medio provinciale) e con un conseguente aumento della retribuzione media del +4,7% (mentre in provincia si ferma al +1,6%. Durante l’anno più nero della pandemia da Covid-19, la maggior resilienza del territorio montano ha permesso di limitare il calo del valore aggiunto per addetto.
Se si considera un campione di imprese associate omogeneo nel tempo, durante l’anno 2023, dato più aggiornato, le imprese dei comuni montani registrano un fatturato inferiore a quello dell’anno precedente (-2,5%). Si tratta, comunque, sempre di dati medi: il 53,8% delle imprese montane del campione, infatti, ha visto un incremento del proprio fatturato nel 2023 rispetto al 2022 (il 56,6% nel campione totale), mentre le restanti imprese possono avere cali differenti in base alla propria situazione specifica. È doveroso precisare, per dovere di cronaca, che i dati analizzati non tengono conto del fenomeno dell’inflazione. Le dinamiche del fatturato presentate potrebbero avere cali anche più accentuati se non fosse per l’aumento generalizzato dei prezzi e potrebbe non rispecchiare una reale marginalità.
«Investire nelle imprese è essenziale per valorizzare un territorio ricco di risorse naturali e culturali – concludono da Lapam Confartigianato –. C’è poi un altro aspetto da considerare: in un contesto attuale di surriscaldamento globale, dove le città si svuotano per il grande caldo che diventa insopportabile, l’Appennino offre la possibilità di vivere grazie a un clima più mite. È una considerazione che va al di là del semplice turismo estivo: la montagna offre possibilità di una vita più salutare tutto l’anno e non solo nel periodo estivo. Senza dimenticare che le imprese del territorio sono in cerca di manodopera, non solo stagionale ma per tutto l’arco dell’anno. Fattori che devono fare riflettere sia i giovani che sono in cerca di occupazione, sia le famiglie, ma anche gli imprenditori e le amministrazioni locali che devono puntare su questi aspetti per promuovere tutto il territorio dell’Appennino».