Mettere i territori nelle condizioni di agire con maggiore efficacia. Di realizzare interventi e investimenti programmati. Utilizzando bene e rapidamente le risorse disponibili, mai così tante grazie ai fondi europei del Next Generation EU e al Piano nazionale di ripresa e resilienza. L’Emilia-Romagna torna a rilanciare l’importanza dell’autonomia differenziata, la gestione diretta di alcune competenze sulla base dell’articolo 116, terzo comma della Costituzione.
Pronta ad aggiornare il proprio progetto di fronte a uno scenario socio-economico radicalmente cambiato da due anni a questa parte a causa della pandemia prima e della guerra in Ucraina adesso, con pesanti conseguenze su cittadini e famiglie, lavoro e imprese, sanità e reti di welfare. La necessità immediata è quella di dare risposte concrete, realizzando un piano di riforme e investimenti senza precedenti dal secondo dopoguerra, a partire dalla transizione ecologica e dalla ristrutturazione del settore energetico sulla base di sostenibilità e rinnovabili, e dalla trasformazione digitale.
Oggi, quindi, nella propria proposta la Regione intende dare priorità alle competenze e alle funzioni che meglio rafforzino la capacità di governo del sistema territoriale, per aumentare l’efficacia dell’azione a favore delle comunità locali e potenziare gli strumenti di semplificazione, programmazione e investimento, anche per superare gli ostacoli che, a oltre quattro anni dall’avvio, rischiano di continuare a bloccare il percorso verso la maggiore autonomia. Con un esempio concreto: la possibilità di togliere l’istruzione dalle materie che la Regione aveva chiesto, anche per ribadire il fatto che mai è stata chiesta dall’Emilia-Romagna la regionalizzazione della scuola a fronte, viceversa, dell’esigenza di investire sul sistema scolastico nazionale, priorità per il Paese.
È quanto spiegato oggi in Assemblea legislativa dal presidente della Regione, Stefano Bonaccini, nella relazione con la quale ha aperto la seduta dedicata all’autonomia differenziata.
“L’autonomia differenziata rappresenta una grande opportunità prevista dalla nostra Costituzione che noi vogliamo cogliere- ha sottolineato Bonaccini- chiediamo quindi al Governo un segnale concreto in tal senso. Infatti- ha detto rivolto all’Aula- sono qui a proporvi di offrire al Governo la nostra disponibilità a predeterminare insieme alcuni elementi di garanzia e di cornice per arrivare all’autonomia differenziata: legge quadro nazionale, coinvolgimento di Parlamento e Consigli regionali, determinazione dei Lep, i Livelli essenziali di prestazione da garantire allo stesso modo da Nord a Sud, accordo con tutte le Regioni sul quadro finanziario, perché, anche qui lo ripeto ancora una volta, non abbiamo mai chiesto un euro in più allo Stato ma solo di poter gestire le risorse già assegnate ora rispetto alle materie di cui chiediamo la gestione diretta. Siamo anzi convinti che potrebbero esserci dei risparmi. Perché vogliamo fare meglio e bene. Questi elementi, ne siamo convinti, potrebbero sbloccare l’impasse”.
“E avanziamo anche la disponibilità- ha proseguito- a formulare insieme un progetto innovativo, ricalibrato rispetto al contesto attuale, del tutto cambiato, attraverso la concertazione istituzionale e sociale che abbiamo già sperimentato in questi anni, col nostro progetto fin dall’inizio scritto insieme ai territori, alle parti sociali e alle componenti regionali nel Patto per il Lavoro, senza mai un voto contrario nei passaggi assembleari. Ma è al Governo che chiedo quale iniziativa intenda assumere a fronte di questo, ci dica cosa intende fare per non rendere questa l’ennesima proposta di un percorso inconcludente”.
Il percorso verso l’autonomia differenziata vede alcuni punti acquisiti: le pre-intese siglate da Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia con il Governo Gentiloni nella scorsa legislatura (l’Emilia-Romagna aveva chiesto la competenza diretta su 15 materie, Veneto e Lombardia tutte le 23 possibili) e l’idea della “legge quadro”, già esplorata con l’ex ministro Francesco Boccia, che la Regione è pronta condividere ora col Governo e la ministra per gli Affari regionali, Mariastella Gelmini, che ha istituito il Gruppo di lavoro sul regionalismo differenziato. Questo permetterebbe di non disperdere il lavoro fatto fin qui e di codificare una procedura nazionale per tutte le Regioni, anche quelle che già avevano manifestato analogo interesse all’ottenimento dell’autonomia differenziata, sempre secondo quanto previsto dalla Costituzione. Altrettanto importante sarebbe valorizzare il ruolo della Conferenza Stato-Regioni, anche ipotizzando di inserire in Costituzione il suo coinvolgimento nel percorso relativo all’autonomia differenziata.
La Giunta guidata dal presidente Bonaccini chiede quindi al Governo di far ripartire il confronto, aggiornando la propria proposta, garantendo, nel farlo, la partecipazione costante dell’Assemblea legislativa, nelle Commissioni assembleari e in Aula, così come avvenuto fin dall’inizio. Lo stesso farà nei confronti degli enti locali, delle parti sociali e di tutti i firmatari del Patto per il Lavoro e per il Clima. Con l’obiettivo dell’approvazione della legge quadro da parte del Parlamento e poi dell’Intesa con la Regione. Senza minimamente mettere in discussione l’unità e l’indivisibilità dell’Italia, così come la solidarietà territoriale, principi costituzionali intoccabili.