Come Cisl abbiamo seguito il percorso di riorganizzazione della rete di emergenza urgenza, facendo proposte nel merito rispetto a ciò che ci è stato presentato, sia a livello regionale che nelle CTSS (conferenze territoriali socio sanitarie). Siamo soddisfatti in parte di quanto è stato accolto in merito alla necessità di tendere ad una cornice regionale uniforme e di aver ripreso un metodo di confronto con le organizzazioni sindacali.
Questo percorso deve continuare a tutti i livelli, perché i piani riorganizzativi locali che le aziende dovranno presentare entro il 15 settembre, dovranno garantire uniformità ed equità di accesso ai servizi per l’utenza in tutta la rete regionale, ponendo particolare attenzione alle zone di confine a livello provinciale e regionale.
Ci chiediamo però come questa riorganizzazione possa essere messa in atto nei territori senza integrazione di risorse e personale, senza la giusta valorizzazione e motivazione di chi sarà coinvolto in tutte le fasi, da quella del soccorso pre-ospedaliero, alle nuove centrali operative 112 e 116117, che si affiancheranno alle esistenti del 118 solo a partire dalla metà del 2024, fino ai CAU (Centri di Assistenza e Urgenza) destinati alla gestione delle urgenze sanitarie a bassa complessità clinico assistenziale. Su questi ultimi, vero elemento di novità della riorganizzazione, forse sulla carta il più sfidante, tanto resta da chiarire sulle modalità di accesso e presa in carico di chi dovrà fruire di questi servizi.
Per questo riteniamo che nelle riorganizzazioni, quando si partirà nei territori, sarà necessario essere pronti con tutti i punti della rete o il rischio che si corre è di avere ulteriore confusione tra la popolazione, e dunque di non riuscire a dare le giuste risposte e continuare ad affollare i pronto soccorso.
Un fallimento, questo, che non possiamo permetterci. Per questo chiediamo alla regione di essere garante dei piani attuativi che saranno presentati dalle aziende, che non dovranno essere lasciate sole, soprattutto in un momento come questo che vede ancora in essere piani di rientro sui costi di gestione.
Come Cisl continueremo a presidiare questo percorso perché ciò di cui la cittadinanza ha bisogno è una riorganizzazione che dia delle risposte certe e la garanzia della qualità del nostro SSR.