La decisione di lasciar fuori gli allevamenti bovini dalla nuova direttiva sulle emissioni industriali salva un settore cardine del Made in Italy e va incontro alle richieste di Coldiretti che per prima aveva denunciato l’assurdità scientifica di paragonare le stalle alle fabbriche e avviato una campagna di sensibilizzazione.
E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel commentare la decisione della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo che ha votato a larghissima maggioranza l’esclusione dei bovini e lo stop ad ulteriori oneri per suini e pollame dal nuovo regolamento Ue. Un pronunciamento che va contro la proposta della Commissione europea di ampliare le attività coperte agli allevamenti di bovini da 150 capi in su, la quale – sottolinea Prandini – potrebbe portare alla perdita di posti di lavoro con la chiusura di molti allevamenti di dimensioni medio-piccole, minando la sovranità alimentare, con il conseguente aumento della dipendenza dalle importazioni di prodotti animali da Paesi terzi, che hanno standard ambientali, di sicurezza alimentare e di benessere animale molto più bassi di quelli imposti agli allevatori dell’Unione. O, ancora peggio, e di spingere verso lo sviluppo di cibi sintetici in provetta, dalla carne al latte cibi sintetici. Equiparare gli allevamenti, anche di piccole/medie dimensioni, alle attività industriali, – continua il presidente della Coldiretti – appare ingiusto e fuorviante rispetto al ruolo che essi svolgono nell’equilibrio ambientale e nella sicurezza alimentare in Europa. Si tratta peraltro – rileva Prandini – di un approccio ideologico fondato su dati imprecisi e vecchi che va stigmatizzato, anche perché potrebbe avere impatti negativi sull’ambiente con la perdita di biodiversità, paesaggi e spopolamento delle aree rurali. La scelta di non gravare con ulteriori oneri sugli allevamenti di suini e pollame – aggiunge Prandini – va a riconoscere gli sforzi che gli allevatori stanno compiendo per aumentare la sostenibilità delle loro aziende che, su scala globale, sono già quelle che registrano le migliori performance in termini di impatto ambientale e mitigazione dei cambiamenti climatici. La Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo ha inoltre votato – rileva Coldiretti – l’eliminazione della norma dell’aggregazione che avrebbe potenzialmente l’effetto di incrementare il numero delle aziende, soprattutto medio-piccole soggette alla direttiva emissioni.