L’Emilia-Romagna è una delle realtà a livello nazionale maggiormente in grado di richiamare giovani studenti e di valorizzarne le competenze nel mercato del lavoro.
L’Emilia-Romagna è una regione attraente grazie anche alla mobilità di studenti, calamitati dagli atenei lungo tutto la via Emilia, e al capitale umano che trova un terreno fertile nell’articolato sistema di imprese (e della ricerca) nel quale investire le proprie capacità e aspettative.
E, ancora, una regione che indiscutibilmente si conferma, a livello nazionale ed europeo, area a elevata intensità lavorativa: occupazione da record con gli occupati in percentuale sulla popolazione in età attiva che variano dal 63,95% del 2000 al 67,71% del 2020, valori che sono significativamente più elevati non solo rispetto al dato nazionale (52,8% e 57,47%) ma anche a quelli registrati nel resto delle regioni del Nord Italia (59,89% e 65,62%).
La fotografia arriva da una ricerca, commissionata dalla Regione all’Istituto Cattaneo, che ha approfondito, nell’arco degli ultimi decenni, l’impatto dell’evoluzione demografica emiliano-romagnola sul sistema produttivo e sui percorsi lavorativi e di vita delle nuove generazioni.
Il rapporto dell’Istituto Cattaneo (scaricabile da questo link) che ha toccato a 360 gradi, sempre per leggere l’universo dei giovani, anche i temi della fecondità, dell’immigrazione, della parità di genere, famiglia, figli, secolarizzazione, partecipazione politica e associativa nonché l’utilizzo dei media, tradizionali e nuovi.
Oggi a Bologna, in Sala Borsa, la presentazione dello studio con il professor Asher Colombo, presidente Fondazione di ricerca Istituto Carlo Cattaneo, Paolo Barbieri (docente di Sociologia dei processi economici e del lavoro all’Università di Trento), Roberto Impicciatore (docente di Demografia dell’Università di Bologna) e l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Lavoro e relazioni internazionali, Vincenzo Colla.
Nel corso del suo intervento, Colla ha evidenziato “la necessità di progettare una nuova economia sociale per l’Emilia-Romagna per la ricucitura delle nostre comunità e di una maggior qualificazione nel settore dei servizi, con misure regionali che tocchino anche il terziario, oggi anello debole del mercato del lavoro in quanto più precario, frammentato e sottopagato”.
Dal convegno, inoltre, è arrivata la conferma che nelle prossime settimane la Giunta guidata dal presidente Stefano Bonaccini, varerà un progetto di legge regionale su ‘Attrazione, permanenza e valorizzazione dei talenti ad elevata specializzazione in Emilia-Romagna’.
Tante luci sulle opportunità per le nuove generazioni in Emilia-Romagna, ma ci sono anche alcune ombre. Come, ad esempio, i fenomeno dei ragazzi che non studiano e non lavorano (Neet, Not in education employment or training), sotto-occupazione e l’aumentata dualizzazione del mercato del lavoro che in Emilia-Romagna come nel resto del paese, colpisce in primo luogo i giovani e le giovani donne, i più a rischio di precariato e di basso salario (la concentrazione di lavoratori a basso salario è estremamente elevata nella fascia di età 15-24 dove è stabilmente attorno al 40% dei giovani lavoratori).
“Una bussola che ci dice dove andare e quali scelte fare per imboccare la strada giusta. Abbiamo a disposizione -spiega l’assessore Colla- una rigorosa e aggiornata analisi utile a comprendere le implicazioni dell’attuale evoluzione demografica in regione, in grado di valutare l’impatto di questo fenomeno sul futuro del mercato del lavoro, del sistema produttivo, e sui percorsi lavorativi e di vita delle nuove generazioni, particolarmente toccate dalla pandemia e dalle diverse crisi generatesi in questi anni. Le conoscenze prodotte si offrono come una solida base per la programmazione degli interventi che saranno attuati in Emilia-Romagna anche attraverso Pnrr e Fondi europei”.
Attrattività fa rima anche con Università
Uno dei più importanti motori di attrattività è costituito dal sistema universitario. Infatti, dopo un periodo di crescita demografica sostenuta, la popolazione dell’Emilia-Romagna si è sostanzialmente stabilizzata, a differenza di altre regioni che sono già in calo.
Questa dinamica è principalmente legata ai flussi da fuori regione. Senza immigrazione la popolazione dell’Emilia-Romagna sarebbe in calo da oltre trent’anni a causa della bassa fecondità e della struttura per età invecchiata. La dinamicità demografica è sostenuta sia dai flussi dall’estero (soprattutto nel primo decennio del secolo) sia dalla persistente attrattività verso le altre regioni d’Italia: gli arrivi da altre regioni contano 37 mila iscrizioni annue in media negli ultimi dieci anni, per l’80% italiani (a fronte di circa 26 mila cancellazioni).
Il saldo tra immatricolati provenienti da altre regioni e residenti immatricolati fuori regione evidenzia che l’Emilia-Romagna si configura come una delle regioni migliori a livello nazionale in grado di attrarre e valorizzare le competenze dei giovani studenti: al secondo posto a livello nazionale dietro solo la Lombardia ma prima per saldo rispetto al numero di abitanti.