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Correggio: immesse illecitamente sul mercato oltre un milione di sigarette elettronicheI Finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Emilia, a seguito di input informativo acquisito dalla Federazione Optime (Osservatorio Permanente per la Tutela in Italia del mercato dell’Elettronica), in attuazione del protocollo regionale “a tutela dell’economia legale e dei distretti industriali”, hanno individuato una società esercente il commercio all’ingrosso ed al dettaglio di prodotti elettronici che non era iscritta al Registro Nazionale dei soggetti obbligati al finanziamento dei sistemi di gestione dei rifiuti delle apparecchiature elettriche ed elettroniche (R.A.E.E.), omettendo di rispettare tutti i connessi adempimenti previsti per i “produttori” mediante sistemi di gestione individuali o collettivi.

Ciò è quanto emerso nel corso dell’operazione denominata “ELECTRONIC WASTE” condotta dalla Tenenza della Guardia di Finanza di Correggio. L’articolato e complesso studio della specifica normativa di riferimento e delle correlate disposizioni attuative emanate ha portato ad inquadrare la società come “produttore” di apparecchiature elettriche ed elettroniche (A.E.E.) e, di conseguenza, ad assoggettarla agli obblighi imposti dal D.Lgs. n. 49/2014. Secondo il decreto deve considerarsi “produttore” anche qualsiasi soggetto che immette sul mercato nazionale, nell’ambito di un’attività professionale, A.E.E. importati da un Paese terzo o da un altro Stato membro dell’Unione Europea.

La meticolosa ricostruzione contabile e documentale dei prodotti importati ed immessi sul mercato italiano dal 2019 al 2024, ha consentito di appurare che la società ha venduto in tale lasso di tempo sul territorio nazionale più un milione di articoli della specie, sottraendosi per gli stessi al finanziamento delle operazioni di ritiro e di trasporto dei rifiuti delle apparecchiature elettriche ed elettroniche conferiti nei centri di raccolta, nonché delle operazioni di trattamento adeguato, di recupero e di smaltimento ambientalmente compatibile dei medesimi. Sono state, pertanto, contestate sanzioni amministrative che hanno previsto l’applicazione di pene pecuniarie edittali da un minimo complessivo di duecento milioni di euro ad un massimo complessivo di oltre un miliardo di euro.


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