La rete donativa dell’Azienda USL di Modena si amplia e si rafforza, a testimonianza del grande impegno profuso sul tema del prelievo di organi e tessuti.
In particolare, la novità riguarda le donazioni di ossa da vivente, ovvero il prelievo dell’epifisi, la cosiddetta “testa di femore”, che avviene durante gli interventi di protesi d’anca: da inizio giugno l’attività, da circa 12 anni svolta negli ospedali di Carpi e Vignola, ha ricevuto un’importante accelerazione, con l’integrazione degli ospedali di Mirandola e Pavullo quali sedi donative per questa particolare branca del procurement aziendale.
Il potenziamento è stato possibile grazie al coinvolgimento delle unità operative di Ortopedia e del personale di sala operatoria di tutte e quattro le strutture ospedaliere gestite dall’Azienda USL, che hanno ricevuto così la certificazione dalla Banca regionale del Tessuto muscolo-scheletrico (con sede all’Istituto Rizzoli di Bologna): sono già 4 gli interventi eseguiti a Mirandola e Pavullo da inizio giugno, cui si sommano i 19 prelievi effettuati a Carpi e Vignola, per un totale di 23 interventi nell’anno in corso. Un numero che, in proiezione, può superare il dato del 2019, concluso con 29 prelievi di epifisi.
“I risultati ottenuti – spiega Barbara Ferrari, referente del procurement aziendale – dimostrano che anche negli ospedali più decentrati possono essere avviate attività di grande spessore formativo e di rilevante utilità per la collettività, grazie ai numerosi e vari utilizzi che possono essere fatti della testa di femore correttamente conservata e conferita. Un’attività che non poteva essere avviata senza l’enorme disponibilità e dedizione degli operatori dei diversi servizi coinvolti: a loro va il mio più sentito ringraziamento”.
Il percorso – Il prelievo di epifisi femorale avviene nell’ambito della chirurgia ortopedica, sia per il donatore che per il ricevente. Durante la fase del pre-ricovero per l’intervento di protesi d’anca, viene proposta a tutti i pazienti sotto i 75 anni la possibilità di donazione della testa di femore, ovvero quel particolare segmento osseo che viene rimosso per l’innesto protesico. Solitamente scartato durante l’operazione, l’epifisi può essere invece conservato nelle osteoteche, particolari frigoriferi che raggiungono la temperatura di -70 gradi, in attesa dei risultati delle analisi (anche di laboratorio) per determinare l’idoneità del materiale e il conseguente invio alla Banca regionale per il futuro utilizzo a vantaggio dei riceventi. Il riutilizzo della testa di femore è particolarmente prezioso, perché consente una molteplicità di impieghi, tra cui il rimpiazzo di materiale nelle perdite di sostanze ossee e, ancora più rilevante, nella chirurgia conservativa dei tumori ossei, con la ricostruzione funzionale che permette di evitare l’amputazione dell’arto.
“Molto più di altre tipologie di prelievo – sottolinea Enrica Becchi, medico, coordinatrice locale trapianti –, quello dell’epifisi è multiprofessionale e multidisciplinare, coinvolgendo numerosi operatori di vari servizi, che intervengono nelle diverse fasi operative: dalla proposta di donazione alla raccolta del consenso, dalla valutazione del segmento osseo sia a livello visivo che strumentale, fino al trasporto nelle due osteoteche di Carpi e Vignola (a cui afferiscono i materiali prelevati rispettivamente a Mirandola e Pavullo) per la conservazione e il successivo invio alla Banca regionale. Questa attività contribuisce ad elevare le professionalità in campo, grazie anche alla formazione specifica realizzata in collaborazione con gli specialisti del Rizzoli che operano nella Banca dell’osso. Da un materiale che solitamente veniva scartato al beneficio per una vita migliore: è questa la grandezza della donazione”.