“Una tragedia. Una tragedia enorme che ha spazzato via la vita di un lavoratore di grande talento e un collega del nostro sindacato, Fit Cisl. Alla sua famiglia vogliamo mandare l’abbraccio più grande di questo mondo, ben sapendo che nessuna parola potrà cambiare il corso degli eventi”.
Così Gaetano Capozza, segretario della Fit Cisl di Reggio Emilia, la categoria che lavora proprio a supporto del personale impegnato nei trasporti su gomma e su ferro, commenta l’incidente che nella tarda serata dell’11 dicembre è costato la vita ad un macchinista nella stazione di Rubiera, travolto sui binari da un treno regionale veloce.
“Lo dico come ferroviere, come sindacalista e come padre di famiglia. Sono queste le ragioni della mia vita esattamente come lo sono state per Guglielmo. Il nostro non è un lavoro semplice: guadagnarsi da vivere a bordo di un treno che ti porta ogni giorno lontano da casa con sacrifici enormi, richiede passione, richiede di amare nel profondo questo mestiere, nel quale non ti puoi improvvisare – prosegue Capozza –. Guglielmo era uno di noi e oggi non possiamo fare altro che piangere e prendercela col destino. Gli accertamenti e le indagini diranno cosa è successo nel dettaglio ma ora conta solo che una persona è caduta in servizio, mentre lavorava per portare a casa dignità e serenità per sé e per la sua famiglia”.
UNA GIORNATA NERA, UN ANNO BRUTTO
Alla solidarietà di Fit Cisl Reggio si somma quella del sindacato confederale.
“L’11 dicembre è stata una giornata nera per tutta la comunità dei lavoratori. In quattro ore sono rimasti uccisi due professionisti, uno a Finale Emilia, nel modenese, e uno a Rubiera – spiega Rosamaria Papaleo, segretaria generale della Cisl Emilia Centrale –. Facciamo sindacato per proteggere chi lavora, lottiamo ogni giorno per la dignità e la sicurezza e credere in questo impegno, fino in fondo, significa provare un dolore enorme quando sai che un lavoratore non c’è più. Un dolore che abbiamo il dovere di trasformare in azione, per ottenere le conquiste a favore della salute e della sicurezza che la comunità dei lavoratori chiedono e aspettano da tempo. E’ un fatto di civiltà e di rispetto, tocca a tutti noi non cedere di un millimetro di fronte al muro di gomma di un Paese che non investe abbastanza e non offre tutti gli strumenti alle Istituzioni che sul campo continuano a svolgere, con dedizione, una missione enorme. Guardate i numeri di questo 2024, un altro anno brutto con sette morti sul lavoro a Reggio (+16.7% rispetto al 2023) e 7.683 infortuni denunciati da gennaio ad ottobre. Difendere la cultura del lavoro significa difendere la vita. Alla fine questa è la bussola da seguire”.