Gianni Gibellini, amministratore delegato e socio di Cofim S.p.a, con una nota che pubblichiamo integralmente, vuole precisare i retroscena di alcune vicende che lo vedono coinvolto a Sassuolo.
“La questione affonda le sue radici nel 2007 – spiega l’imprenditore – quando chiesi all’amministrazione comunale la possibilità di realizzare una struttura del commiato. Trovai grande collaborazione e dall’amministrazione di allora venne individuata un’area idonea che era ed è ancora abbandonata, vicina al cimitero con un paio di stabili diroccati. L’area ancora oggi versa in condizioni di degrado, è abbandonata ed è rifugio di balordi e luogo di incontri clandestini. Sindaci, assessori e dirigenti di allora si attivarono e venne stabilito che si poteva procedere alla alienazione di questo lotto. Nel frattempo anche io mi sono attivato e ho fatto realizzare da un studio di ingegneria un progetto per la struttura del commiato. Nel 2014 è stato dato da parte dell’amministrazione l’ok per la fattibilità e gli anni fra il 2017 e il 2021 vengono utilizzati per dare vita al bando per l’aggiudicazione del lotto, al quale avrebbe partecipato la nostra azienda e avrebbero potuto partecipare ovviamente anche altre ditte”.
Poi l’11 marzo del 2021, la doccia fredda, un annuncio che lascia tutti stupiti e amareggiati.
“Sono stato convocato dal sindaco Menani e da alcuni assessori e dirigenti – prosegue Gibellini – e in quella sede mi è stato annunciato che l’amministrazione comunale non intendeva più cedere questo terreno di proprietà comunale e che quindi il bando non si sarebbe fatto e la struttura non si sarebbe realizzata. Rimasi molto colpito e amareggiato: dopo anni di lavoro e di spese per la realizzazione dei progetti della struttura, un no di questo tipo era davvero pesante. Anche perché la struttura che avremmo voluto realizzare era molto utile per il territorio visto l’affollamento e i problemi di spazio, di riservatezza e di rispetto all’interno delle camere ardenti dell’ospedale di Sassuolo e per non parlare dei parcheggi all’esterno. Dopo questo diniego ci siamo concentrati sulla realizzazione della casa funeraria di Vignola, dove ho trovato grandissima disponibilità e collaborazione da parte dell’amministrazione, cosi come nella realizzazione delle case funeraria di Carpi e Mirandola. Del resto una legge regionale del 2004 parla chiaro: le amministrazioni comunali hanno il dovere di favorire la realizzazione di strutture del commiato. A maggior ragione in un’area come quella di Sassuolo dove da anni le camere ardenti non sono sufficienti, e dove sono state denunciate dai cittadini delle situazioni davvero insostenibili e vergognose”.
Mancanza di privacy per i familiari dei deceduti, salme distanti pochi metri le une dalle altre, carenze di parcheggio sono solo alcune delle problematiche sollevate dai cittadini che si sono rivolti alla stampa per rendere pubbliche le difficoltà incontrate nelle camere ardenti del nosocomio di Sassuolo.
“In un anno – prosegue Gibellini – a fronte di 518 persone decedute in ospedale, che quindi hanno pieno diritto di usare le camere ardenti della struttura gratuitamente – come recita l’articolo 4 della legge regionale sull’utilizzo della camere ardenti -, ne sono arrivate da fuori circa 580. E la situazione è diventata davvero grave, indecorosa e insostenibile. A tal punto che il direttore generale del nosocomio il 20 febbraio scorso ha deciso di interdire l’arrivo di salme dall’esterno ma sono per alcune settimane, fino al 3 aprile prossimo. Infatti nei giorni scorsi la direzione dell’ospedale ha convocato le imprese funebri per comunicarci che dal giorno 3 aprile sarà di nuovo possibile utilizzare le camere ardenti anche per le persone decedute nelle proprie abitazioni. E hanno anche redatto un nuovo regolamento sull’utilizzo delle camere ardente da parte delle agenzie funebri che prevede l’ingresso attraverso l’utilizzo di un badge, perché prima, non essendoci un custode, gli ingressi non venivano regolamentati e controllati in nessuno modo. E aggiungo anche che è assurdo che per l’utilizzo delle camere ardenti – spazio permettendo – , non essendo un servizio gratuito, così come recita sempre l’articolo 4 della legge regionale già citata prima, non venga chiesto un rimborso che andrebbe a coprire le spese di raffrescamento, luce, acqua, gas, pulizia, vigilanza e riscaldamento. Mi sembra davvero folle che non venga richiesto questo contributo vista la situazione economico-finanziaria in cui versa la sanità regionale. Insomma tutti questi problemi nascono dal fatto che l’amministrazione comunale non ha in nessun modo promosso lo sviluppo di strutture del commiato, nonostante ce ne fosse un estremo bisogno”.
In realtà una Funeral Home sarà forse realizzata nel prossimo futuro ma da una ditta concorrente; “Devo confessare che proprio non comprendo come mai il nostro progetto di realizzare la casa funeraria Terracielo Sassuolo sia stato così ostacolato e osteggiato – continua Gibellini – a fronte di una necessità così forte per la città di Sassuolo. Quella che sembrava un’area perfetta su cui fare sorgere una struttura di questo tipo e che avrebbe anche sistemato un’area in completo abbandono, realizzando un progetto di rigenerazione urbana, non è più stata ritenuta idonea, mentre a un’azienda concorrente è stata concessa la possibilità di realizzare una struttura del commiato in un capannone in disuso da vent’anni, privo di parcheggi e posizionato fra due condomini, a 5 metri di distanza dalle residenze di decine di famiglie. Non è sicuramente un luogo adatto a un’ attività di servizi funebri.
A pochi metri da dove vivono tante persone e dal cortile dove giocano i bambini, ci saranno salme in entrata e in uscita, cassa mortuarie, carri funebri con un conseguente notevole deprezzamento del valore immobiliare degli appartamenti dei due condomini. Insomma è stata concessa un’autorizzazione la cui trasparenza mi lascia un po’ perplesso e non mi dispiacerebbe che la procura della Repubblica e le Forze dell’Ordine controllassero la legittimità di questi procedimenti. E credo anche che negando l’autorizzazione alla casa funeraria che avevo pensato e autorizzando la realizzazione di quest’altra, sia stata in qualche modo violato il principio di libera concorrenza tra imprese, che l’ente pubblico avrebbe dovuto garantire, senza favorire l’uno o l’altro e senza insinuare che un imprenditore è serio e l’altro no, perché se così fosse avrebbe dovuto denunciare eventuali irregolarità. E devo anche confessare che l’impresa concorrente da 4 anni nelle sue inserzioni pubblicitarie sostiene di essere in possesso di una struttura del commiato che invece non c’è ancora. Si tratta di pubblicità ingannevole, un modo per accaparrarsi clienti che pensano di ricevere un servizio di un certo tipo e che invece non lo ottengono”.
Ma la vicenda non è ancora finita – prosegue la nota stampa – Gianni Gibellini nelle scorse settimane ha partecipato a un’asta giudiziaria che riguardava un immobile a Sassuolo in Via Ancora in cui ha da anni ha sede la Croce Blu (Pas Sassuolo). L’imprenditore modenese ha vinto l’asta, che era già andata deserta tre volte, e si è subito premurato di comunicare all’associazione di volontariato che, nonostante fosse suo diritto impossessarsi dell’immobile pochi giorni dopo l’aggiudicazione, avrebbe lasciato tutto il tempo il necessario per trovare una nuova sede, offrendo anche un contributo temporaneo per l’affitto di una nuova sede nel caso ce ne fosse stato bisogno.
“Nell’immobile che abbiamo acquistato – prosegue Gibellini – vorrei realizzare la tanto agognata casa funeraria che dal 2007 ritengo necessaria per fornire un servizio adeguato a tutto il bacino di Sassuolo. Ma un paio di giorno dopo l’asta sono usciti articoli di giornali in cui il sindaco Menani dichiarava che lo stabile in questione era destinato all’abbattimento e che i compratori avrebbero dovuto in qualche modo informarsi meglio prima dell’acquisto, visto il destino “segnato” del fabbricato. Mi ha sorpreso molto questa dichiarazione perché non è normale che un giudice fallimentare decida l’alienazione di un bene che serve per raccogliere denaro per i creditori e che è destinato all’abbattimento e quindi ad avere un valore basso. Concludendo devo confessare che sento una certa ostilità nei mie confronti, una sorta di accanimento contro un’idea imprenditoriale che voleva soddisfare un’esigenza molto forte del territorio. Abbiamo fatto tutte le cose con i crismi della legittimità e della correttezza, abbiamo cercato sin dall’inizio di realizzare la casa funeraria in un luogo idoneo, in una zona degradata a cui questa opera avrebbe garantito una rigenerazione. In ogni caso andremo avanti: con il progetto che presenteremo a giorni, se le autorizzazioni ci verranno concesse, saremo in grado di inaugurare Terracielo Sassuolo in pochi mesei. Aggiungo anche che se nascesse un’altra Funeral Home, così come sembra, realizzata da un’ impresa concorrente, affronteremo in modo leale la concorrenza. Però bisogna che tutti gli attori di questa vicenda rispettino assolutamente i principi della libera concorrenza senza favorire od ostacolare nessuno”.
La replica del Sindaco di Sassuolo e del Vicesindaco non si è fatta attendere
“Ampia disponibilità all’imprenditore per la realizzazione di una Funeral Home a Sassuolo, non c’è nessuna preclusione se non il rispetto delle normative che, le soluzioni fino ad ora prospettate, violano”.
Con queste parole il Sindaco di Sassuolo Gian Francesco Menani ed il Vicesindaco Alessandro Lucenti rispondono alle dichiarazioni rilasciate ieri in conferenza stampa da Gianni Gibellini.
“Ci dispiace se le Amministrazioni precedenti avevano fatto intendere che sul terreno, a fianco del cimitero, si potesse realizzare la struttura – proseguono – ma non è così: c’è un vincolo di rispetto dell’area cimiteriale che lo vieta; non è certo colpa nostra se una normativa urbanistica, che non abbiamo fatto noi, lo impedisce e allo stesso tempo non abbiamo nessuna intenzione di illudere qualcuno mettendo a bando un lotto su cui non si può realizzare una struttura del genere. Per quanto riguarda l’edificio oggi sede della Pas, poi, avevamo evidenziato in maniera lampante, attraverso una specifica sul bando d’asta, tutti i vincoli che vi gravavano: non è sulla persona o sull’impresa che ci sono ostacoli, ma sul rispetto delle norme sul quale non vogliamo e non possiamo transigere. Non abbiamo mai dato, e nemmeno daremo mai, indicazioni all’Ufficio Tecnico per ostacolare un’impresa che voglia investire in città: solamente pretendiamo il rispetto di regole che, lo ribadiamo, non abbiamo scritto noi ma che dobbiamo applicare”.
Sindaco e Vicesindaco approfondiscono poi la questione della sede della Pas.
“Prima con l’interrogazione, poi con la presenza ieri in conferenza stampa a fianco dell’imprenditore – dichiarano – le opposizioni hanno dato l’impressione di essere più interessate all’insediamento di una nuova Funeral Home in quell’edificio piuttosto che al futuro della Pas. Noi, purtroppo, non possiamo acquistare una sede per tutte le associazioni, ma cercare di aiutarle sì ed è quello che stiamo facendo: attraverso un affitto che, grazie al sostegno economico della cittadinanza, possa essere quasi simbolico per la Pas, o la donazione di un edificio congruo. A questo stiamo lavorando per risolvere l’empasse il più velocemente possibile”.
Una chiosa finale sulla Funeral Home.
“Se l’imprenditore individuerà un’area adatta e senza vincoli urbanistici – dichiarano – saremo ben felici di accogliere una nuova funeral home a Sassuolo, senza alcuna preclusione se non la trasparenza che si deve nel rispetto di tutte le norme”.