“Sarebbe stato assurdo obbligare le famiglie a comprare l’auto nuova durante la pandemia. Soprattutto perché il blocco degli Euro 4 – con il conseguente obbligo di cambiare il proprio mezzo – avrebbe colpito proprio le famiglie che ora non possono permetterselo”. Così la sassolese Giulia Pigoni, consigliera regionale di Azione (gruppo Bonaccini Presidente) commenta la decisione presa da diverse Regioni italiane tra cui l’Emilia-Romagna relativa all’ulteriore proroga dello stop ai veicoli diesel Euro 4.
La misura, già sospesa una prima volta a ottobre 2020 sempre a causa dell’emergenza sanitaria, sarebbe dovuta entrare in vigore l’11 gennaio 2021. Stop da subito alle auto a benzina Euro 2 e i metano o Gpl Euro 1, mentre non si fermano i diesel Euro 4: il blocco scatterà da ottobre.
Secondo Giulia Pigoni, la valutazione relativa alla nuova sospensione della misura sugli Euro 4 è pienamente condivisibile, in quando la priorità, ora, è sostenere le persone in grave difficoltà a causa del protrarsi della pandemia.
Oltretutto, sarebbe davvero molto difficile in questo periodo fornire alternative valide all’uso dell’auto, anche in considerazione dei limiti vigenti sulla capienza dei mezzi pubblici. Senza poter utilizzare le auto Euro 4 e senza trasporto pubblico i problemi economici e organizzativi sarebbero davvero troppo pesanti per tanti cittadini (la misura avrebbe fermato 264.000 auto in tutta l’Emilia-Romagna).
“Ovviamente – aggiunge Giulia Pigoni – non bisogna perdere di vista il tema ambientale, una sfida da combattere per migliorare la qualità della vita e tutelare la salute dei cittadini. Per questo motivo la Regione ha già stanziato 21 milioni di euro l’anno per tre anni divisi equamente fra trasporto pubblico e mobilità sostenibile, riduzione degli inquinamenti negli impianti di riscaldamento e agricoltura”. Previsto sin da subito il raddoppio delle domeniche ecologiche, blocchi d’emergenza prima e non dopo gli sforamenti per le polveri sottili grazie alle previsioni dell’Arpae, ma anche incentivi per sostituire le caldaie più vecchie.
“È infatti opportuno ricordare – conclude la consigliera Pigoni – che la mobilità non è il principale fattore inquinante di PM10. Ci dobbiamo lavorare, ma non è il momento giusto per farlo. Per questo, per esempio, sono importanti le misure che limitano altri fattori inquinanti come gli impianti di riscaldamento (responsabili per il 50-55% delle emissioni di PM10) e le emissioni causate da attività agricole e di allevamento”.