Nuovo appuntamento della Rassegna a Km (quasi) zero del teatro Bismantova di Castelnovo Monti. Nell’ambito del cartellone di spettacoli DPCM (Di nuovo sul Palco a Castelnovo Monti), venerdì 26 febbraio alle ore 21 in streaming gratuito sul canale YouTube del Teatro Bismantova, viene proposto lo spettacolo “Padre d’amore, padre di fango”, l’ultimo lavoro scritto e interpretato da Cinzia Pietribiasi.
Lo spettacolo prodotto dalla compagnia Pietribiasi – Tedeschi, selezionato a “l’Italia dei visionari – Kilowatt festival”, indaga una relazione a tre: figlia, padre, eroina. Una storia vera vissuta a Schio, cittadina operaia in provincia di Vicenza, sommersa dalla droga negli anni ’80. Immagini della memoria, odori di case, eventi storici: vicende poco narrate ma che hanno profondamente segnato i giovani di allora e i loro figli.
Questa originale narrazione multimediale ha debuttato il 23 luglio 2020, nell’importante cornice di Kilowatt Festival, davanti a un pubblico commosso che ha cercato di rispondere alla domanda attorno a cui ruota tutto lo spettacolo: cosa vuol dire amare un padre?
La vicenda è ambientata nel 1989: l’atmosfera di disimpegno politico e sociale culmina nella caduta del muro di Berlino. La provincia veneta appare ferita dagli arresti politici e dal dilagare della tossicodipendenza. Sara è una bambina di 10 anni con la passione per il tennis e un amore spassionato per Andre Agassi, e suo padre Sergio è un operaio trentenne, idealista ed eroinomane. Il 1989 è l’anno in cui tutto cambia anche per la famiglia di Sara.
Ad aiutare la protagonista nella lotta per la vita, importanti figure di donne: la nonna Teresa, macellaia e fan sfegatata di Casadei, e la bisnonna Rina, operaia tessile da Marzotto, e due guerre mondiali sulle spalle.
Sullo sfondo c’è Schio, cittadina operaia in provincia di Vicenza. La piccola e industriosa località, che vede nascere e crescere grandi aziende tessili come la Lanerossi, negli anni ‘80 viene letteralmente sommersa dall’eroina, assistendo con indifferenza e paura all’annichilimento della generazione venti-trentenne dell’epoca.
La scrittura, dallo stile quasi cinematografico, procede per frammenti, immagini della memoria, odori degli ambienti abitati, eventi storici e copre un arco di tempo che va dal 1979 al 1992. La narrazione, asciutta e per niente patetica, è scevra da giudizi e commenti e rispecchia il punto di vista della bambina, che lentamente, ma inesorabilmente, diventa consapevole di ciò che sta accedendo a suo padre.
Attraverso l’occhio della webcam, gestita in tempo reale, il corpo, con i suoi segni e le sue cicatrici, diventa mappa di un percorso a ritroso nella memoria. Lo schermo restituisce una visione altra sia sul corpo che sulla cartina geografica, presente in scena, sulla quale si muovono dinosauri e paperelle ingigantiti e fuori scala.
Per maggiori informazioni: www.teatrobismantova.it.