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La congiuntura in Emilia Romagna nel settore industriale fra aprile e giugno
Veronesi, Florio e Pizzardi

La contrazione dell’attività industriale in regione, avviata già nella primavera 2023, si è alleviata. Rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno tra aprile e giugno il volume della produzione delle piccole e medie imprese dell’industria in senso stretto dell’Emilia-Romagna è sceso meno rapidamente (-2%) rispetto a quanto era accaduto all’inizio dell’anno. L’andamento risente del rallentamento dell’attività economica in Europa e dell’elevata incertezza in ambito economico e geopolitico.

Il fatturato complessivo è diminuito del -2,8%, flessione attribuibile per oltre un terzo al rallentamento dei prezzi industriali. Il fatturato da ordini esteri è risalito portandosi al +0,3%. Gli ordini complessivi sono diminuiti del -2,8%, mentre quelli dall’estero sono rimasti sostanzialmente invariati. Il periodo di produzione assicurato dal portafoglio ordini è di poco inferiore ai 3 mesi ed il grado di utilizzo degli impianti è sceso fino ai tre quarti della capacità.

 

L’andamento nei settori industriali
Il fatturato dell’industria alimentare
è aumentato dell’1%, quello dall’estero del doppio. La produzione è aumentata del +0,8% sostenuta dall’andamento degli ordini dall’estero cresciuti del +1,8%.

Si è solo leggermente alleviata la decisa fase di recessione per l’attività delle industrie del sistema moda dove il fatturato è diminuito del -6,7%, quello dall’estero del -5,9%. La produzione è diminuita dell’8%. Gli andamenti dovrebbero essere confermati nei prossimi mesi considerando che gli ordini sono diminuiti dell’8%, quelli dall’estero del -7,3%.

Sostanziale stabilità nel fatturato delle imprese del legno e dl mobile, dove però sono ripresi in estate gli ordini, +5,3%, grazie principalmente al mercato interno.

L’industria metallurgica e delle lavorazioni meccaniche ha visto diminuire il fatturato del – 5,6%, quello dell’estero -1,9%. Risultati che però in termini reali dovrebbero essere meno negativi visto l’andamento dei prezzi alla produzione nel settore. La produzione è diminuita del -4,1%. Gli ordini sono in contrazione del -5,7%, quelli dall’estero del -1,8%.

Fino alla fine dello scorso anno l’attività dell’ampio aggregato delle industrie meccaniche, elettriche e dei mezzi di trasporto aveva mostrato una certa tenuta a fronte della difficile fase congiunturale, ma dall’inizio del 2024 ha subito un arretramento. L’andamento tendenziale negativo del fatturato si è accentuato con la primavera: -3,2%, che diventa +0,6% per il fatturato dall’estero, valori influenzati però anche dal rallentamento dei prezzi. Gli ordini sono diminuiti del -3,5%, quelli dall’estero del -1%.

Per le altre industrie la domanda interna ha prodotto una leggera diminuzione del fatturato, -0,4% e un aumento della produzione del 1,1%. Meglio è andata con i clienti esteri con i quali il fatturato è aumentato del +2,4% e gli ordini del +4,6% (ordini complessivi +0,7%).

 

L’andamento rispetto alla dimensione delle imprese
Le imprese minori hanno visto mediamente ridurre il fatturato del -4,1%, la produzione del -4,5%, gli ordini del -4,9%.

L’attività delle imprese medio-grandi ha registrato un lieve aumento nella produzione, +0,6%, che però non ha trovato riscontro nell’andamento del fatturato rimasto negativo nel complesso, -1,8%, nonostante un aumento di quello estero del +1%. Gli ordini complessivi che sono risultati in diminuzione del -1,3%.

Le imprese medio-grandi hanno registrato un lieve aumento nella produzione, +0,6%, ma il fatturato è rimasto negativo nel complesso, -1,8%, nonostante un aumento di quello estero del 1%. in rallentamento anche gli ordini -1,3%.

 

Aperture e cessazioni di imprese
Saldo leggermente positivo per le imprese industriali in Emilia-Romagna (+112 imprese, +0,24%).

L’industria alimentare e delle bevande si è ampliata leggermente più rapidamente della media (+20 imprese, +0,4). La consistenza delle imprese dell’industria della moda, che vede un’ampia presenza di imprese straniere e di minore dimensione, è rimasta sostanzialmente in variata (+2 imprese). La piccola industria del legno e del mobile è stata l’unica a fare registrare un saldo derivante dalle dichiarazioni delle imprese lievemente negativo (-7 imprese, -0,2%). Anche la base imprenditoriale dell’industria della ceramica, del vetro e dei materiali refrattari è rimasta sostanzialmente invariata (-2 imprese). Il saldo delle dichiarazioni delle imprese del comparto della metallurgia e dell’industria dei prodotti in metallo, che è il secondo per ampiezza della base imprenditoriale, è risultato in linea con la dinamica complessiva dell’industria (+27 imprese, +0,2%). Invece, le dichiarazioni delle imprese dell’ampio aggregato composto dalle industrie elettroniche, delle apparecchiature elettriche, dei macchinari e apparecchiature, degli autoveicoli e rimorchi, degli altri mezzi di trasporto e della riparazione, manutenzione ed installazione di macchine ed apparecchiature hanno prodotto un saldo positivo con una incidenza superiore a quella media dell’industria (+57 imprese, +0,5 per cento), risultato positivo dovuto principalmente all’’industria della riparazione e manutenzione di macchine (+72 unità, +1,8%). Stabile il numero delle imprese nel fondamentale e ampio settore della fabbricazione di macchinari e apparecchiature nca (-5 imprese, -0,1%), nonostante i marginali risultati positivi nella fabbricazione di autoveicoli e di altri mezzi di trasporto.

 

L’occupazione
Secondo l’indagine Istat, l’occupazione dell’industria in senso stretto dell’Emilia-Romagna nel secondo trimestre 2024 è aumentata lievemente rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso (+0,5%, +2.795 unità) salendo oltre quota 571.000 mila. In Italia nello stesso periodo l’occupazione dell’industria in senso stretto nazionale è diminuita dell’1%.

Il risultato positivo per l’industria in senso stretto regionale è il risultato di una forte caduta dell’occupazione autonoma (-18,5%, -9.720 unità), che è scesa a 42.694 unità, alla quale ha fatto da contraltare un buon incremento degli occupati alle dipendenze (+2,4%, +12.515 unità), che si sono attestati poco al di sopra di quota 528 mila unità.

L’andamento è stato determinato totalmente dall’aumento dell’occupazione maschile (+2,7%, +10.600 unità) che è salita quasi a 407 mila unità. Al contrario, l’occupazione femminile si è ridotta (-4,5%, -7.800 unità) scendendo a poco più di 165 mila unità.

 

Le esportazioni regionali
Nel complesso dei primi sei mesi del 2024 le esportazioni della manifattura emiliano-romagnola rilevate a prezzi correnti sono risultate pari a 41.785 milioni di euro, corrispondenti al 13,9% dell’export nazionale, ma con una flessione dell’1,5% rispetto allo stesso periodo del 2023.

Nel primo semestre 2024 l’export regionale di alimentari e bevande, che rappresenta quasi l’11% dell’export regionale, ha raggiunto i 4.523 milioni di euro con un aumento del 5,5%, che seppur inferiore all’andamento nazionale (+8,1%), ha fornito il secondo più importante contributo all’aumento dell’export regionale.

Le vendite estere del comparto della moda sono leggermente diminuite in valore (-0,7%) e sono scese a 3.967 milioni di euro, mentre quelle dell’industria nazionale hanno subito un ben più ampio calo (-5,3%), quindi hanno sostanzialmente mantenuto la loro quota dell’export regionale (9,8%).

L’export delle industrie chimica, farmaceutica e delle materie plastiche è risultato pari a quasi 4.468 milioni di euro e ha subito una flessione relativamente contenuta (-2,1%).

Continua la contrazione, -6,6%, nelle vendite estere delle industrie specializzate nella lavorazione di minerali non metalliferi 2.565 milioni di euro, risultato che ha ridotto la quota delle esportazioni di queste industrie sul totale regionale al 6,1%.

Andamento analogo per dell’industria della metallurgia e dei prodotti in metallo, -8,6%, e per le apparecchiature elettriche, elettroniche, ottiche, medicali e di misura, -6,1%, per l’industria del legno e del mobile.

Dopo un 2023 positivo, l’andamento del valore dell’export di macchinari e apparecchiature è decisamente divenuto negativo dall’inizio dell’anno (-5,9%) e si è ridotto a 11.379 milioni di euro facendo scendere al 27,2% la quota di quella che è la voce principale dell’export regionale, fornendo il principale contributo alla tendenza negativa complessiva.

All’opposto, con 6.632 milioni di euro di vendite all’estero, l’industria dei mezzi di trasporto si è confermata il secondo comparto per rilievo della quota dell’export regionale (15,9%) grazie a una crescita del +9,7%.

Infine, con un balzo in avanti nel corso della primavera, l’export dell’aggregato delle altre industrie manifatturiere è aumentato rispetto al primo semestre dello scorso anno del 2,6% ed è salito a 2.051 milioni di euro, giungendo al 4,9% del totale regionale.

La previsione
Secondo la stima elaborata a luglio da Prometeia in “Scenari per le economie locali”, nel 2024, con la lenta ripresa della domanda estera e quindi delle esportazioni e la debolezza della domanda interna nazionale, il valore aggiunto reale prodotto dall’industria in senso stretto regionale subirà un nuovo arretramento, anche se più contenuto di quello dello scorso anno (-0,2%). Nonostante lo stop alla crescita della domanda interna italiana, nel 2025 la ripresa del commercio mondiale dovrebbe sostenere l’attività industriale e una ripresa del suo valore aggiunto (+1,5%).

Il 2024 dovrebbe chiudere con un valore aggiunto reale prodotto dall’industria superiore di solo il 9,5% rispetto a quello del 2007, il livello massimo precedente la crisi finanziaria del 2009.

Valerio Veronesi, Presidente Unioncamere Emilia-Romagna: «Preoccupa l’andamento degli ordini e lo scenario internazionale. Si fa sentire la fase di profonda trasformazione nella filiera con le imprese tedesche. Nonostante la grande incertezza nei mercati internazionali, di vendita e di fornitura, gli imprenditori stanno facendo di tutto per difendere ed incrementare quote importanti di mercato. L’abbassamento dei tassi di interesse ed il sostegno agli investimenti in innovazione e formazione sono determinanti: forse quanto mai prima d’ora. Ce n’è bisogno subito, tempestivamente. E gli imprenditori saranno capaci, come sempre, di fare la loro parte, che è fondamentale per il futuro di tutti».

Secondo l’analisi della Research di Intesa Sanpaolo, anche nel secondo trimestre 2024 il mercato del credito ha registrato un calo di domanda, nonostante il miglioramento dei criteri d’offerta. La debolezza della domanda è attribuibile al ricorso all’autofinanziamento, al rinvio delle decisioni di investimento e, in minor misura, ai tassi di interesse più alti. I dati fino a luglio mostrano che i prestiti alle imprese sono rimasti in riduzione in Emilia-Romagna, del -4,6% nel mese estivo, un risultato migliore a confronto con il secondo trimestre (-5,5%). L’andamento è in linea con il sistema Italia (-5,1% a luglio). I prestiti all’industria hanno continuato a segnare un calo meno intenso del mercato nazionale, del -3,9% a luglio in regione, rispetto al -6,8% a livello nazionale.

Indicazioni positive sono giunte dai mutui alle famiglie per acquisto abitazioni che hanno evidenziato una ripresa, sostenuta dal calo dei tassi d’interesse registrato già da inizio anno, in particolare del tasso fisso. In Emilia-Romagna le erogazioni di mutui sono cresciute del 5,2% nel secondo trimestre, interrompendo la fase di contrazione indotta dalla stretta monetaria del 2022-23. La tendenza dei mutui è coerente con l’evoluzione delle compravendite di abitazioni che nel secondo trimestre sono tornate in aumento anche in Emilia-Romagna, del +3,8% da -8,1% dei primi tre mesi dell’anno, un risultato migliore rispetto al +1,2% del mercato residenziale italiano.

Il minore ricorso al credito da parte delle imprese va visto alla luce della persistenza di un elevato grado di liquidità che ha sostenuto l’autofinanziamento a fronte dei tassi più alti e del clima di incertezza economico-politica. I depositi bancari delle imprese dell’Emilia-Romagna, dopo aver iniziato il 2024 con il ritorno alla crescita, hanno mantenuto un andamento complessivamente positivo nei mesi successivi. A luglio la variazione anno su anno è stata del +1,7%. In termini di flussi, nei primi sette mesi del 2024 l’utilizzo della liquidità in conto è stato inferiore al ricorso fatto nello stesso periodo dello scorso anno. Resta quindi ai massimi il cuscinetto di depositi delle imprese dell’Emilia-Romagna: fatto 100 il volume dei prestiti, i depositi delle imprese sono risultati pari al 74% nei primi sette mesi del 2024, rispetto al 69% dei due anni precedenti, quote ben più alte a confronto con un decennio prima (24% nel 2012), indicative del rafforzamento finanziario conseguito nel tempo.

Alessandra Florio, Direttrice Regionale Emilia-Romagna e Marche Intesa Sanpaolo«Il tessuto economico regionale si conferma anche in questo frangente solido e virtuoso, con una quanto mai spiccata vocazione all’innovazione e all’export. Occorre crescere tutti insieme utilizzando tutte le potenzialità e le opportunità. Il sentiero dello sviluppo passa dagli investimenti e come Intesa Sanpaolo siamo impegnati a mettere a disposizione tutte le risorse e gli strumenti possibili. Nei primi sei mesi del 2024 abbiamo erogato alle imprese dell’Emilia-Romagna oltre 600 milioni di euro, alle quali ad oggi sono stati erogati oltre 1,5 miliardi nell’ambito delle linee di finanziamento S-Loan e Circular Economy che riconoscono premialità al raggiungimento di obiettivi di sostenibilità, welfare, politiche sociali e ambientali. In particolar modo è fondamentale per la competitività delle imprese cogliere le opportunità legate a sostenibilità, digitalizzazione e Transizione 5.0: per questo abbiamo lanciato il programma di finanziamenti “Il tuo futuro è la nostra impresa” che mette a disposizione delle imprese dell’Emilia-Romagna 10 miliardi di euro proprio su Transizione 5.0 ed energia, sviluppo internazionale e digitale, in stretta correlazione con gli obiettivi del PNRR».

«Le previsioni delle imprese per il secondo semestre – dichiara il Presidente della Piccola Industria di Confindustria Emilia-Romagna Andrea Pizzardi confermano il peggioramento del clima di fiducia degli imprenditori.  L’industria dell’Emilia-Romagna dimostra capacità di tenuta, ma le variabili esterne sono sempre più incerte, con uno scenario mondiale complesso, un mercato interno quasi fermo e il calo  della domanda internazionale. Il rallentamento viene soprattutto dai mercati europei che pesano per il 60% sull’export regionale: è evidente l’impatto che la prolungata crisi del mercato tedesco sta avendo e avrà sull’economia regionale.

Le imprese devono essere poste nelle condizioni di crescere per continuare a competere al meglio, in un contesto in cui la concorrenza internazionale è sempre più agguerrita. Abbiamo molte sfide che mettono sotto pressione i modelli di business consolidati delle aziende, soprattutto piccole: decarbonizzazione, digitalizzazione, prezzi dell’energia, dinamiche della competizione globale.

Il percorso di graduale riduzione dei tassi di interesse potrebbe far ripartire gli investimenti, ma la misura legata ad Industria 5.0 non sta dando la spinta necessaria, anche per questioni tecniche su cui stiamo lavorando a livello nazionale.

Fondamentali saranno le scelte strategiche che la nuova Commissione europea farà su temi di forte impatto sul futuro dell’industria, a partire dalla transizione ambientale e dall’automotive. La Commissione e il Parlamento non possono dimenticare un necessario equilibrio tra obiettivi ambientali ambiziosi, ma spesso irrealistici, e la loro sostenibilità economica e sociale.

Per competere – conclude Pizzardi – abbiamo bisogno di adeguate infrastrutture stradali e ferroviarie, e per quelle digitali occorre potenziare la copertura della banda larga e delle reti avanzate, anche nelle aree rurali e montane, per favorire l’adozione da parte delle PMI di tecnologie digitali innovative».

L’indagine semestrale sulle previsioni delle imprese, realizzata da Confindustria Emilia-Romagna in collaborazione con le Associazioni e Unioni Industriali della regione, evidenzia un forte raffreddamento rispetto ad inizio anno.

Il 29% degli imprenditori prevede un aumento della produzione da qui a fine anno, con un saldo ottimisti-pessimisti molto ridimensionato, che scende a 6,2 punti rispetto ai 16 di inizio 2024. Il 48% si aspetta un andamento stazionario. Negative anche le aspettative sull’andamento degli ordini dall’estero, attesi in crescita solo dal 21,7% delle aziende, con un saldo ottimisti/pessimisti di -0,4 punti (era 7,6 ad inizio anno). Migliore il clima di fiducia sull’occupazione, prevista in crescita dal 21,7% delle imprese e stazionaria dal 67%, ma il saldo ottimisti pessimisti scende a 10 punti rispetto ai 26,7 di gennaio.

Rispetto ai settori la produzione è attesa in crescita nell’alimentare, gomma plastica, meccanica e servizi, mentre sono negative le previsioni dei settori tessile/abbigliamento, ceramica, metallurgia e macchine elettriche.  Circa le dimensioni aziendali si registra maggiore pessimismo tra le grandi imprese per l’andamento della produzione rispetto alle piccole e medie, in un contesto di generale ridimensionamento delle aspettative.

L’indagine di Confindustria Emilia-Romagna ha coinvolto un campione di 341 imprese associate appartenenti ai settori manifatturiero e servizi, per un totale di circa 48mila addetti con un fatturato complessivo di circa 20 miliardi di euro, di cui 8 provenienti dall’estero.


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