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ROMA (ITALPRESS) – Il 2020 passerà alla storia come l’annus horribilis dell’economia italiana, con una pressione fiscale salita vertiginosamente, attestandosi al 43,1%, come rilevato anche dall’Associazione Artigiani e Piccole Imprese Mestre Cgia. Una soglia di tale portata era stata raggiunta solo nel 2013.
La motivazione di un simile picco si deve principalmente al crollo del PIL che l’anno scorso, sotto l’impatto della pandemia da Covid-19, è sceso dell’8,9%. A prescindere dai fattori scatenanti, il danno maggiore si sta riscontrando sulle famiglie e sulle aziende del nostro paese.
E’ evidente, del resto, come il carico fiscale che grava su di esse costituisca un enorme problema che tende per di più ad aggravarsi con il passare del tempo. Se il carico fiscale era intollerabile prima dell’emergenza sanitaria, ora lo è divenuto in crescente misura, considerati il vasto numero di imprese a rischio chiusura e la moltitudine di cittadini scivolati verso la soglia di povertà.
Quali strade può intraprendere un’azienda che desideri oltrepassare un ostacolo così impattante, dal cui superamento dipende la sua stessa sopravvivenza? Una delle strategie più valide da perseguire è quella di sfruttare i vantaggi della Freezone di Dubai.

Che cos’è la Free Zone di Dubai

All’interno degli Emirati Arabi Uniti, le Free Zone sono state create con la finalità di facilitare gli investimenti stranieri. L’intento è di sviluppare sinergie tra Dubai e le realtà imprenditoriali di tutto il mondo. Di conseguenza, le procedure che le imprese sono tenute a seguire per insediarsi in queste zone franche sono relativamente semplici e veloci.
Come ci spiega Daniele Pescara, fondatore e Amministratore della Falcon Advice, agenzia di riferimento nel Golfo Persico nelle costituzioni societarie per una clientela selezionata, è infatti possibile creare una società a Dubai anche non essendo residenti.

Vantaggi della Free Zone

Nella Free Zone di Dubai, i vantaggi per gli imprenditori sono numerosi. Si può persino sostenere che determinate condizioni favorevoli non hanno paragoni a livello internazionale.
Tra i tanti incentivi per le aziende che delocalizzano a Dubai e che ci ricorda ancora Daniele Pescara rientrano:

  • zero tasse sui redditi personali; zero tasse sulle operazioni societarie, in genere per un periodo compreso tra i 15 e i 50 anni, rinnovabile; zero tasse sull’Import-Export;
  • basso costo delle utenze, come Internet, energia elettrica e gas;
  • procedure di assunzione del personale semplificate;
  • pieno supporto amministrativo da parte delle autorità;
  • possibilità di rimpatrio del 100% dei profitti e degli utili senza tassazione.

Oltre agli indiscutibili benefici di tipo economico-fiscale, altro vantaggio di grande rilievo per le imprese è la possibilità di fare rete.

Gli Emirati Arabi Uniti ospitano realtà societarie provenienti da tutto il mondo. Per qualsiasi imprenditore italiano che inizi a fare business nella Free Zone di Dubai, si apre perciò l’opportunità di entrare in contatto con Start-Up, società e professionisti di ogni settore, con i quali non sarebbe riuscito altrimenti a interagire.

Le tempistiche di costituzione di una società a Dubai dipendono dalla Authority di riferimento, dalla tipologia di società e dalla compagine sociale. Esse sono tuttavia soggette anche alla qualità della consulenza che si riceve nella fase di pre-analisi antecedente alla costituzione societaria.
Per questo motivo è importante scegliere con attenzione una società specializzata in questo tipo di operazioni che abbia anche la correttezza di spiegare al cliente prima ancora di avviare il progetto e quali devono essere i capitali necessari per portarlo a termine con successo.
E’ necessario anche realismo ed autocritica, fattori che spesso mancano a molti imprenditori che spesso, ci racconta ancora Daniele Pescara, pensano di avere avuto l’idea del secolo pensando di aprire una gelateria, una pizzeria o una caffetteria italiana a Dubai. Tutte queste attività già esistono a Dubai ed è difficile che nuove iniziative di questo tipo possano avere successo.
Quello che serve è know how, idee veramente innovative, competenze soprattutto legate alla tecnologia e gli indispensabili mezzi economici per potersi inserire con successo nel mercato degli Emirati Arabi.
(ITALPRESS).


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