A San Benedetto Val di Sambro il Comune intitola all’ Avv. Cesare Agostini una delle aree di sosta più utilizzata proprio dai camminatori della Via degli Dei, nella frazione Pian di Balestra, a lato di Via Del Bastione, al fine di rendere omaggio all’uomo appassionato di archeologia e dello studio della storia romana, scomparso pochi mesi fa, il 13 novembre 2020.
E’ anche in questo un modo che l’Amministrazione Comunale ha voluto ricordare la lunga ed importante storia dell’amico e compianto Cesare Agostini, una storia che inizia negli anni 80 e che durerà quasi quarant’anni: Cesare assieme a Franco Santi scoprono nelle vicinanze del Comune di San Benedetto Val di Sambro, sotto mezzo metro di terra, una strada romana lastricata. Seguendo indicazioni di fonti storiche e mettendole a confronto con l’orografia, per anni la coppia di amici si è dedicata a scoprire la direzione tracciata dal console Caio Flaminio nel 187 a.C.
Tito Livio è l’unica fonte storica che ricorda la costruzione della strada transappenninica Bologna – Arezzo ad opera del console Caio Flaminio. Prima e dopo di lui, non si trova alcun cenno nella storiografia romana di epoca repubblicana, o di epoca imperiale né in epoca medievale, sulla costruzione di questa importante strada né tantomeno la indicazione del suo percorso. Se si tiene conto degli avvenimenti bellici di quegli anni, che hanno indotto Roma a costruire questa strada (contemporaneamente alla via Emilia), è verosimile supporre che essa sia nata per prevalenti intenti strategici, sia come collegamento diretto per raggiungere rapidamente Bologna da Roma, sia come strada militare di controllo delle non ancora domate popolazioni liguri appenniniche…
Cesare e Franco hanno scavato per anni e portato alla luce strada romana, ma non si sono limitati a questo, l’hanno promossa e fatta conoscere.
«Siamo davvero felici di questa intitolazione”, ha commentato il Sindaco Alessandro Santoni, che ha aggiunto: “ricordare con una strada o una piazza un personaggio della nostra storia locale significa onorarne il ricordo ed il valore, assicurarne in qualche modo la memoria nella vita quotidiana dei cittadini di oggi e di domani, incoraggiare la salvaguardia del patrimonio storico-culturale locale del territorio, creato negli anni grazie all’impegno e all’opera di donne e uomini che si sono distinti per ragioni diverse e in tempi diversi.”
Nell’estate del 2018 in quell’area in via del Bastione, oggi dedicata a Agostini, proprio ai piedi della Flaminia Militare è stata inaugurata sempre dal Comune in collaborazione con Cesare una fontana per i viandanti, “la fonte della strada”. Sicuramente non una grande opera dal punto di vista economico, ma sicuramente una grande opera dal punto di vista simbolico: come ci raccontava il grande amico Cesare Agostini, in quel punto era da secoli presente una fonte, appunto cosiddetta “fonte della strada”, che serviva ad abbeverare tutti coloro che percorrevano la Strada Flaminia Militare. Nel secolo scorso la sorgente si era esaurita, per questo il Comune aveva deciso di ripristinarla, per dissetare i viandanti per qualche altro migliaio di anni.
«Siamo molto contenti del pensiero e della scelta compiuta dal Comune che ringraziamo.” ha commentato la moglie Angela “Sono Certa che Cesare apprezzerà e ne sarà contento.”
La testimonianza del grande lavoro e dell’importante contributo dato dalla coppia di amici si riscontra anche da un articolo dedicato alla Flaminia Militare pubblicato sulla rivista dell’Istituto per i Beni artistici culturali ed ambientali della Regione Emilia-Romagna: Le corpose pubblicazioni curate in questi anni da Cesare Agostini e Franco Santi, ricche di materiali fotografici, documentano con dovizia di particolari il paziente lavoro di ricostruzione dell’antico percorso. Da queste pagine emergono una passione instancabile e il gusto per la ricerca sul campo, ma anche l’esame attento della cartografia e della morfologia del territorio attraversato dalla consolare, da loro chiamata “Flaminia Militare”. Ma non si sono limitati a questo, perché un patrimonio simile, dopo aver rivisto la luce dopo secoli di silenzio sotterraneo, non poteva essere lasciato incustodito: così, fino a qualche tempo fa, i due infaticabili esploratori si recavano più volte durante l’anno su quei basoli per togliere erbacce e foglie che si accumulavano durante le stagioni, quasi a ripercorrere le antiche orme dei duoviri viis extra urbem purgandis, i due addetti che, in età repubblicana, erano preposti alla pulizia e alla manutenzione delle strade, un miglio fuori di Roma. A questi due tenaci e appassionati inseguitori di un sogno dovrebbe andare il ringraziamento di tutti. Senza di loro, nessuno di noi, oggi, potrebbe provare l’emozione di camminare, durante una mattina di primavera, sulla stessa strada aperta un giorno del 187 avanti Cristo dal console Flaminio.” (“IBC” XXII, 2014, 4)