La Regione Emilia-Romagna ribadisce convintamente il suo no al dimensionamento della rete scolastica voluto dal Governo, che penalizza le scuole, gli studenti e il territorio.
Dopo il ricorso alla Corte costituzionale – che verrà esaminato a partire da fine novembre – contro gli articoli della legge finanziaria 2023 relativi al dimensionamento scolastico, la Regione ha deciso di rafforzare la propria posizione a difesa della scuola ricorrendo al TAR per il Lazio contro il decreto interministeriale 127 del 30 giugno, inviato alle Regioni il 2 agosto, che stabilisce il numero delle autonomie scolastiche.
Secondo la Regione, infatti, è inapplicabile il taglio in assenza di un pronunciamento sulle competenze fornito dalla Consulta e, per questo, ricorre anche contro la “dimensione” della rete scolastica che il Governo ha definito attraverso il decreto. Già in Conferenza Unificata, lo scorso maggio, l’Emilia-Romagna ha espresso parere contrario al decreto, come Abruzzo, Campania, Puglia, Sardegna, Toscana, UPI e ANCI, le associazioni dei Comuni e delle Province italiane. Nonostante questo, il provvedimento è stato approvato.
Le motivazioni del ricorso sono state illustrate questa mattina nel corso di una conferenza stampa in Regione, a Bologna, dall’assessora alla Scuola, Paola Salomoni, e dal capo di Gabinetto della Presidenza della Giunta, Andrea Orlando.
“Si tratta di una legge su una competenza concorrente, che è stata portata avanti senza accordo con le Regioni e che ci attribuisce un compito senza darci strumenti operativi per applicarlo- sottolinea Salomoni-. I tagli poi agiscono sul sistema di una regione che da un lato ha già ora più di 1.000 studenti per autonomia e che in questa stagione sta anche affrontando le conseguenze dell’alluvione. Rafforziamo la nostra posizione, dopo il ricorso alla Consulta, impugnando presso il TAR del Lazio gli atti che completano l’applicazione della legge”.
“Agiamo nel rispetto della Costituzione che attribuisce a Comuni e Province la definizione della rete e allo Stato il dimensionamento del contingente di Dirigenti Scolastici e DSGA- aggiunge Salomoni-. Abbiamo sentito Province e Comuni attraverso ANCI e UPI: sono al nostro fianco nel contrastare l’applicazione della norma per via legale”.
Cosa prevede il Decreto interministeriale
Il decreto interministeriale 127 del 30 giugno 2023 del Ministero dell’Istruzione e del Merito, di concerto con quello dell’Economia e delle Finanze, definisce i criteri per la consistenza complessiva del contingente organico dei Dirigenti Scolastici e Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi e la sua distribuzione tra le regioni per il triennio 2024/2025, 2025/2026, 2026/2027 prevedendo, per l’Emilia-Romagna, una riduzione di 14 autonomie per l’anno scolastico 2024/25, una ulteriore riduzione di 2 autonomie per il 2025/26 e, infine, un taglio di altre 4 per il 2026/27. A fine del periodo, rispetto ad oggi, la rete dell’Emilia-Romagna dovrebbe subire complessivamente una riduzione di 20 autonomie.
Il Governo ha motivato questi numeri attraverso una stima della popolazione studentesca delle diverse regioni, che ha condiviso attraverso una nota, e che prevede 521.181 studenti in Emilia-Romagna per l’anno scolastico 2024/25, a fronte di 519 autonomie previste dal decreto interministeriale 127 con un numero di studenti medio per autonomia pari a più di 1.004, mentre la stessa legge prevede un numero di studenti medio per autonomia “non inferiore a 900 e non superiore a 1.000”. Inoltre, le proiezioni fornite dal Ministero non sono proiettate sulle singole Province e sui Comuni; quindi, non sono chiariti i termini procedurali di applicazione; viene quindi delegato alle Regioni un compito di riparto delle risorse, senza fornire gli strumenti operativi necessari.
Assieme al ricorso, la Giunta regionale ha avviato anche la programmazione territoriale in materia di offerta di istruzione e di rete scolastica per l’anno scolastico 2024/2025: la delibera programma la rete scolastica sulla base degli indirizzi approvati dall’Assemblea legislativa nel 2019 per gli anni scolastici 2020/2021 e seguenti (come previsto peraltro dalla legge regionale in materia), senza tenere conto del forte ridimensionamento indicato dal decreto interministeriale.