La ripresa avviata, pur con le dovute riserve legate alla non ancora superata emergenza, sospinge il settore artigiano, ambito importante dell’economia regionale.
E’ l’indicazione di fondo che emerge dall’indagine sulla congiuntura del settore artigiano di Camere di commercio e Unioncamere Emilia-Romagna relativa al terzo trimestre 2021.
L’artigianato nell’industria.
Nel terzo trimestre 2021, le imprese artigiane della manifattura regionale hanno ottenuto un deciso recupero della produzione (+9,3 per cento) rispetto al corrispondente periodo del 2020. Il risultato è allineato alla rapida ripresa messa a segno dalla produzione del complesso dell’industria regionale (+10,7 per cento). Per dare un giusto peso al risultato, occorre però ricordare che, nonostante questo miglioramento, il livello della produzione del trimestre risulta inferiore dell’1,9 per cento rispetto a quello dello stesso periodo del 2019.
Anche per le tensioni esistenti sui prezzi, l’andamento del fatturato valutato a prezzi correnti (+16,9 per cento) ha avuto un recupero superiore a quello della produzione, grazie anche all’apporto positivo proveniente dai mercati esteri. Tanto che il fatturato complessivo è risultato inferiore a quello dello stesso trimestre del 2019 di appena lo 0,5 per cento, mentre il livello del fatturato estero ha già ora superato del 6,7 per cento quello di due anni fa, grazie a una migliore tenuta nel corso della recessione, a testimonianza dell’importanza dell’accesso ai mercati esteri, ma anche delle difficoltà del mercato interno, durante la pandemia.
La prospettiva per il futuro appare positiva data la forte ripresa del processo di acquisizione degli ordini (+9,1 per cento), sostenuta dalla componente estera (+10,8 per cento). Gli ordini esteri hanno superato del 5,5 per cento il livello dello stesso trimestre del 2019, mentre, per la minore intonazione del mercato interno, gli ordini complessivi risultano ancora inferiori dell’1,9 per cento rispetto a quelli di due anni prima.
Nel trimestre sono giunti anche altri segnali positivi. Le settimane di produzione assicurata dalla consistenza del portafoglio ordini hanno mantenuto la quota elevata di 7,2. Le imprese hanno confermato il grado di utilizzo degli impianti al 71,5 per cento, molto più elevato rispetto allo stesso trimestre del 2020 (65,5 per cento) superiore al livello del 2019 (70,5 per cento).
Il registro delle imprese. A fine settembre le imprese attive ammontavano a 26.749, in flessione dell’1,1 per cento rispetto alla fine dello stesso mese del 2020, con un calo pari a 294 imprese.
La flessione è appena più ampia di quella che ha interessato il complesso delle imprese dell’industria in senso stretto regionale (-0,5 per cento) con una perdita di 224 unità.
A livello settoriale, la tendenza alla diminuzione è stata dominante in tutti i comparti ed è stata determinata soprattutto dalla riduzione nelle industrie della moda (-85 imprese, -1,9 per cento), della metallurgia e delle lavorazioni metalliche (-82 unità, -1,2 per cento), della ceramica, del vetro e dei materiali per l’edilizia (-1,5 per cento), anche se di minore impatto.
Migliore tenuta per l’alimentare, l’industria del legno e del mobile e l’ampio raggruppamento della “meccanica, elettricità, elettronica e dei mezzi di trasporto”, mentre il piccolo insieme delle imprese dell’industria non manifatturiera è rimasto invariato.
Riguardo alla forma giuridica, sono aumentate solo le società di capitale (+3,1 per cento, +130 imprese), pari al 15,9 per cento delle imprese attive artigiane dell’industria in senso stretto. La crescita è sostenuta dall’attrattività della normativa delle società a responsabilità limitata semplificata. In sensibile calo le società di persone (-351 unità, -4,8 per cento). Le ditte individuali hanno contenuto la flessione (-71, -0,5 per cento).
L’artigianato delle costruzioni.
Gli stimoli introdotti a sostegno del settore e il temporaneo rallentamento della pandemia hanno portato a un deciso incremento del volume d’affari a prezzi correnti delle imprese artigiane attive nelle costruzioni (+7,6 per cento), superiore a quello (6,6 per cento) dell’industria delle costruzioni regionale. L’incremento supera quello dello stesso trimestre 2019 (+3.3 per cento).
Il registro delle imprese. Il terzo trimestre 2021 si è chiuso con un altro segno positivo all’anagrafe delle imprese: grazie anche all’impatto dei bonus e superbonus nel comparto dell’edilizia, la consistenza delle imprese artigiane attive nelle costruzioni è risultata pari a 51.104, vale a dire 581 in più (+1,1 per cento) rispetto allo stesso periodo del 2020, effetto di un progressivo rafforzamento della tendenza positiva avviatasi nel primo trimestre dell’anno.
L’andamento è meno dinamico rispetto a quello del complesso delle imprese dell’industria delle costruzioni regionale (+1,9 per cento). La tendenza positiva è stata determinata dalle imprese operanti nei lavori di costruzione specializzati (+1,4 per cento, +596 unità), maggiormente avvantaggiate dagli incentivi introdotti a favore del settore, mentre quelle attive nella costruzione di edifici sono rimaste sostanzialmente invariate. Il piccolo gruppo di imprese che svolgono attività di ingegnera civile ha subito una riduzione (-2,6 per cento).
In base alle classi di forma giuridica, la crescita è stata determinata dall’incremento delle società di capitali, (+8,9 per cento, 315 unità), che ha avuto un ritmo lievemente inferiore a quello del trimestre precedente, tanto che questa categoria costituisce il 7,5 per cento delle imprese artigiane attive nelle costruzioni. Per le ditte individuali, un più marcato incremento (+366 unità, +0,9 per cento) e continuano a essere la tipologia largamente dominante, (83,0 per cento).
Nonostante i sostegni al settore, le società di persone (-2,2 per cento, -106 unità), registrano un calo forse anche in seguito alla maggior convenienza della normativa relativa alle società a responsabilità limitata (semplificata in particolare).
Infine, il gruppo delle cooperative e consorzi fa segnare un rapido incremento (+3,2 per cento).