Un giovane agricoltore su quattro (25%) ha ridotto la produzione a causa dei rincari energetici aggravati dalla guerra in Ucraina che hanno provocato un aumento record dei costi, dal gasolio ai concimi, dai mangimi ai materiali per l’imballaggio e mettono ora in pericolo il futuro di un’intera generazione impegnata a lottare per l’autosufficienza alimentare ed energetica. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti diffusa in occasione della clamorosa protesta al Villaggio di Milano in Piazza Cannone nel Parco Sempione con migliaia di contadini che hanno lasciato le campagne per scendere in piazza assieme al presidente Ettore Prandini e denunciare una situazione insostenibile che minaccia la sopravvivenza stessa del Made in Italy a tavola a causa degli effetti scatenati dalla guerra in Ucraina.
I giovani della Coldiretti indossano i propri indumenti e strumenti di lavoro, dalla tuta e gli stivali di chi accudisce gli animali nelle stalle alle reti dei pescatori, fino alle tute degli apicoltori, accompagnati dall’asinella Terra, divenuta il simbolo della protesta. Sui cartelli dei manifestanti si legge “Senza agricoltura non si mangia”, “Lavoriamo 24 ore per il contatore”, “Fermiamo le speculazioni”, “Mungiamo le mucche, non gli allevatori”, “No Farmers No Food”, “La burocrazia uccide i campi”. Molti hanno portato le proprie produzioni (salumi, formaggi, frutta specialità locali) messe a rischio dai rincari energetici, che non risparmiano dunque neppure la parte più avanzata del settore agricolo, diventato di fatto il punto di riferimento importante per le nuove generazioni, tanto che nell’ultimo anno sono nate in media 17 nuove imprese giovani al giorno, secondo l’analisi Coldiretti-Divulga. Presenti anche i giovani di Coldiretti Giovani Impresa Emilia Romagna.
Un cambiamento epocale che non accadeva dalla rivoluzione industriale con il mestiere della terra che è diventato – precisa la Coldiretti – la nuova strada del futuro per tanti ragazzi italiani, con le 56mila aziende guidate dagli under 35 che hanno una superficie che è quasi il doppio della media (18,3 ettari di Sau per azienda contro 10,7), un fatturato più elevato del 75% della media e il 50% di occupati per azienda in più. Le imprese giovani sono dunque più grandi e più orientate al mercato e il loro livello di digitalizzazione è il doppio dell’agricoltura nel complesso, così come più elevata risulta la propensione all’innovazione (il 24,4% dei giovani ha realizzato almeno un investimento innovativo nel triennio 2018-2020, a fronte del 9,7% dei non giovani), secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat e Ismea. Non a caso quasi una impresa agricola giovanile su tre (31%) applica oggi tecniche di agricoltura di precisione 4.0, secondo un’analisi Coldiretti sulla base del Rapporto del centro Studi Divulga, dai droni alle mietitrebbie con sistema di mappatura delle produzioni, fino ai satelliti ai sistemi integrati per la gestione on line dell’azienda agricola come Demetra, l’app sviluppata sul Portale del Socio della Coldiretti.
Le imprese giovani hanno di fatto rivoluzionato il mestiere dell’agricoltore – rileva Coldiretti – impegnandosi in attività multifunzionali che con la crisi energetica scatenata dalla guerra in Ucraina sono diventate sempre più strategiche. Si va dalla produzione di energie rinnovabili per contribuire all’autosufficienza delle fonti di approvvigionamento allo sviluppo della filiera corta con la vendita diretta che abbatte i trasporti fino all’agricoltura sociale per il superamento delle diseguaglianze. Un fenomeno che rischia ora di essere messo all’angolo dall’esplosione dei costi alimentata dalla guerra, aggiungendosi ai problemi già causati dalla burocrazia, che sottrae alle aziende 100 giorni di lavoro e ostacola spesso lo stesso accesso alle risorse comunitarie.
“Occorre sostenere il fenomeno del ritorno alla terra e la capacità dell’agricoltura italiana di offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale, peraltro destinate ad aumentare nel tempo” afferma la leader dei giovani della Coldiretti Veronica Barbati nel sottolineare che “la drammatica crisi scatenata dalla guerra mette a rischio il futuro proprio della parte più avanzata dell’agricoltura italiana impegnata in un percorso di innovazione e sostenibilità per contribuire alla sovranità alimentare ed energetica del Paese”.