Nella recente inchiesta sul caporalato e sfruttamento delle badanti in diversi comuni dell’Emilia Romagna (tra cui Modena) che ha portato all’arresto dei 3 titolari dell’agenzia … ………, un ruolo importante lo ha svolto la Cgil di Modena.
Diverse sono state infatti le segnalazioni all’Ispettorato del Lavoro inoltrate dal sindacato Nidil Cgil sui casi di forti irregolarità nella gestione delle badanti presso le famiglie di Modena città, Campogalliano, Carpi, Formigine, San Prospero e sino a Serramazzoni.
“E’ dal 2021 che diverse collaboratrici domestiche, principalmente straniere, con scarsa conoscenza della lingua italiana, sono venute ai nostri uffici presentandoci tutte le stesse criticità” spiega Georgia Dini che per Nidil Cgil ha seguito questa vertenza.
Nei fatti si trattava di lavoratrici senza un regolare contratto, ma con un rapporto di lavoro occasionale, a cui non erano state pagate le ultime mensilità. Il mancato pagamento le ha spinte a chiedere aiuto al sindacato, e hanno così scoperto una situazione ancora più grave: e cioè di non aver diritto a niente, contributi, disoccupazione, ferie, malattia, ecc…
… …….. faceva leva sul bisogno di casa e lavoro di queste lavoratrici, principalmente nord africane e sud americane (ma anche italiane), con un’età media sopra i 50 anni, e una scarsissima conoscenza dell’italiano (tanto che erano accompagnate nel mio ufficio da un traduttore – aggiunge Dini – erano costrette a turni h24 di lavoro, per un compenso al massimo di 1.100 euro mensili. Proprio per la loro situazione di estrema fragilità e bisogno, le lavoratrici tendevano a fidarsi di … ………. e ad accettare le rassicurazioni sulla regolarità del contratto applicato”.
Purtroppo i 3 arrestati che hanno messo in piedi questa agenzia di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (vero e proprio caporalato) e truffe aggravate, non sono nuovi a queste imprese visto che è già la terza volta che aprono e chiudono società di questo tipo senza risarcire nessuno.
“E’ per questo che la Cgil chiede una regolamentazione del settore del lavoro domestico e un controllo sull’applicazione corretta dei contratti collettivi di cura e assistenza alle persone – spiega Daniele Dieci segretario Cgil Modena – oltre a percorsi di formazione e qualifica del personale per non lasciare la porta aperta a questi truffatori.
La truffa e la gestione irregolare delle lavoratrici interessa anche il terzo settore comprese le cooperative sociali che forniscono assistenza socio sanitaria a domicilio (infermieri o operatori).
Esemplificativo di sfruttamento lavorativo e gravissime irregolarità è stato il caso di una finta cooperativa sociale – …………… – con cui la Fp Cgil ha aperto nel 2010 una vertenza (durata quasi 10 anni) per la scorretta gestione di badanti, a cui venivano applicati finti contratti, formalmente di 20-25 ore a settimana, ma poi il lavoro era h24, e il resto delle ore era pagato in nero. “Abbiamo impiegato un anno e mezzo per avviare la vertenza, c’è stato anche uno sciopero nell’ottobre 2012 per rivendicare il pagamento delle mancate retribuzioni e il corretto inquadramento – spiega Giada Catanoso segretaria della Fp Cgil Modena – Le lavoratrici percepivano circa 450 euro in busta paga e tutto il resto in nero, per arrivare (se andava bene) a 1.000 euro, senza Tfr, assegni familiari, indennità di maternità”.
Erano circa 150 le lavoratrici coinvolte, chiaramente sotto ricatto, anche in questo caso straniere, di varie nazionalità, con difficoltà di lingua e spesso senza permesso di soggiorno. Anche a seguito delle denunce della Fp Cgil, l’intervento della Guardia di Finanza ha accertato elusione contributiva e fiscale per oltre 2 milioni di euro. In 9 anni la Fp Cgil è riuscita a recuperare le differenze retributive e i mancati contributi per molte delle lavoratrici coinvolte.
Anche l’Osservatorio del sindacato di categoria Filcams Cgil, che segue le lavoratrici del settore, fotografa purtroppo una condizione di forti irregolarità.
Dominano agenzie di servizi che fanno intermediazione fra lavoratrici e famiglie favorendo l’incontro di domanda-offerta, oltre a fornire servizi amministrativi. “Molto spesso però si tratta di rapporti di lavoro complicati, e appena la lavoratrice alza la testa decidendo di far valere i propri diritti (quali il pagamento di straordinari, recupero dei riposi, stipendi non pagati, ecc…) e si rivolge al sindacato, l’agenzia non la fa più lavorare” spiegano le sindacaliste Emanuela Colombini e Giorgia Volpi.
“E’ un fenomeno più diffuso di quanto appaia – continuano le sindacaliste della Filcams Cgil – le agenzie promettono alle famiglie servizi incompatibili con quanto previsto dal contratto nazionale del lavoro domestico e le normative sulla salute e sicurezza, come il lavoro h24, il lavoro 7/7giorni, l’assenza di riposi”. E’ evidente come tutto ciò risponda alle richieste di assistenza continuativa delle famiglie, a cui però si può far fronte solo impiegando più personale.
I compensi delle lavoratrici domestiche per l’assistenza alla non autosufficienza si aggirano sui 1.200-1.300 euro mensili a seconda dell’anzianità di servizio, oltre ai contributi previdenziali. E’ bene sapere che sono sempre le famiglie le intestatarie del rapporto di lavoro e che sono in capo a loro tutte le responsabilità del contratto, anche se gestito dall’agenzia. “Abbiamo riscontrato anche casi – aggiungono Colombini e Volpi – in cui l’agenzia abbia trattenuto illegittimamente quanto versato dalla famiglia, a titolo di retribuzione della lavoratrice”.
La Filcams Cgil lancia la proposta di costituire un Albo delle agenzie “virtuose” i cui criteri di accesso dovranno essere definiti attraverso un confronto territoriale tra le parti sociali firmatarie del CCNL e le istituzioni, così da regolarizzare maggiormente il settore e garantire più tutele sia alle lavoratrici che alle famiglie.