Si avvicina la ricorrenza della Giornata della Memoria, che ogni anno il 27 gennaio viene celebrata nell’anniversario della liberazione del campo di Auschwitz da parte degli Alleati, e della scoperta da parte del mondo dell’orrore della Shoah.
In questi giorni, attraverso un progetto di collaborazione con le scuole, le classi 5^ delle elementari del plesso Peep – Pieve e della Giovanni XXIII stanno pulendo e curando le pietre d’inciampo presenti in paese: il progetto delle pietre d’inciampo è nato a Colonia, in Germania, nel 1995 da un’idea dell’artista Gunter Demnig. Sono piccoli blocchi quadrati di pietra (10×10 cm), ricoperti di ottone lucente, posti davanti la porta della casa nella quale ebbe ultima residenza un deportato nei campi di sterminio nazisti: ne ricorda il nome, l’anno di nascita, il giorno e il luogo di deportazione, la data della morte. In Europa ne sono state installate già oltre 70.000, e anche a Castelnovo ne sono presenti diverse.
Sabato 27 gennaio avverrà alle ore 11, presso la fontana dell’Albiaccio (all’arrivo in paese dalla statale 63) la posa di una nuova targa commemorativa in onore di Lea Giansoldati, che venne fucilata dai soldati tedeschi per rappresaglia sulla statale l’11 marzo del 1945. Porterà i saluti dell’amministrazione comunale il vicesindaco Emanuele Ferrari, e l’Anpi con Nello Wassili Orlandi. Interverrà poi per la ricostruzione storica dell’evento Chiara Torcianti di Istoreco.
Infine, venerdì 2 febbraio, alle ore 21 al Teatro Bismantova, andrà in scena “I figli di Eichmann”, di Matteo Manfredini, con Enrico Salimbeni e lo stesso Manfredini (ingresso 10 euro). Si tratta di uno spettacolo incentrato sulla lettera del filosofo Gunther Andres (già marito di Hannah Arendt) al figlio di Adolf Eichmann (gerarca nazista). Nel 1962, nello stato di Israele, fu eseguita la condanna a morte di Eichmann catturato due anni prima in Argentina. La sua fredda e razionale efficienza aveva contribuito alla deportazione sistematica di milioni di ebrei verso i campi di sterminio dal ’42 al ‘45. La copertura mediatica del processo spinse Anders a redigere una lettera proprio al figlio di Adolf Eichmann, Klaus Eichmann, all’epoca solo un ragazzino. Anders era un ebreo tedesco, costretto a fuggire dalla Germania nel 1933 per rifugiarsi prima in Francia e poi negli Stati Uniti.
La sua lettera, ricca di riflessioni sulle origini e le conseguenze dell’Olocausto, alza un velo sulle inquietanti radici, ancora scoperte, di quel terribile periodo che ha solcato la storia dell’Occidente.