Una predominanza di rifiuti plastici delle dimensioni inferiori ai 10 centimetri di lunghezza e la precisa identificazione delle potenziali zone d’accumulo degli stessi, rilevata sia per quantità che tempo di permanenza: un quadro che resta sotto osservazione, quello del fiume Po, ma la notizia degna di rilievo è che la quantità di plastica che giunge sino al Mare Adriatico è stimata in poco meno del 15% del totale quantificato più a monte e che, inoltre, la tecnologia assiste il monitoraggio grazie alla positiva evoluzione dei dati satellitari, oggi più performanti e in grado di rilevare gli accumuli di plastica anche tra la fitta vegetazione del Grande Fiume.
Questi in sintesi i dati illustrati a Ferrara, presso Palazzo Naselli-Crispi, in occasione della presentazione dei risultati di MAPP (Monitoraggio Applicato alle Plastiche del Po), progetto promosso dall’Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, avviato a giugno 2021 con il rilascio dei tracker (sensori di rilevamento) a Torino e che, per due anni, ha utilizzato differenti strumenti e metodologie – alcune del tutto innovative a livello europeo – consentendo di stimare le quantità, le dimensioni, le principali direttrici di spostamento e i punti di potenziale accumulo del materiale plastico trasportato lungo la rete idrografica del fiume Po e accrescere la comprensione del fenomeno del plastic litter nel Grande Fiume. All’evento, moderato dal giornalista Andrea Gavazzoli, sono intervenuti: Alessandro Bratti, Segretario Generale dell’Autorità distrettuale del Fiume Po-MASE; Giuseppe Dodaro, Responsabile Area Capitale Naturale e Agroecologia, Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile; Giulia Cesarini, IRSA-CNR; Roberto Crosti, ISPRA; Daniel Gonzáles-Fernández, Ricercatore dell’Università di Cadice; e Marco Casini, Segretario Generale dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale.
LE DICHIARAZIONI
“Questi risultati, di rilievo scientifico, hanno permesso all’Autorità di bacino di ottenere un primo quadro conoscitivo utile a supportare la definizione di futuri approfondimenti e di azioni concrete di prevenzione e gestione dell’inquinamento da river litter evidenzia Alessandro Bratti, Segretario Generale dell’Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po –. Infatti, gli esiti del progetto MAPP hanno costituito le basi per la progettazione del programma sperimentale triennale 2024-2026 per il recupero delle plastiche nel fiume Po, che sarà realizzato con i finanziamenti resi disponibili dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica attraverso la Legge SalvaMare, i cui obiettivi sono di incentivare la raccolta dei rifiuti plastici nei fiumi, del loro successivo riciclo nell’ottica dell’economia circolare e di sensibilizzare la collettività per la diffusione di comportamentali virtuosi che prevengano il problema della marine litter”.
“Dai dati raccolti col censimento visivo sembra che la quantità totale di plastic litter trasportata dal Po sia sensibilmente inferiore rispetto a quella attribuita in passato da stime modellistiche – sottolinea Giuseppe Dodaro, Responsabile Area Capitale Naturale e Agroecologia di Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile –. L’osservazione prevalente di oggetti di piccole dimensioni suggerisce che i rifiuti subiscono intensi processi di frammentazione prima di giungere a mare. E questo è dovuto ai lunghi tempi di permanenza in alveo, come testimoniato dall’analisi degli spostamenti effettuata coi tracciatori. Si conferma, dunque, come il contrasto all’inquinamento da plastica sia necessario per la tutela degli ecosistemi ma soprattutto della salute umana. È il messaggio chiave che animerà la discussione della quarta sessione dell’International Negotiating Commette di UNEP, che dal 23 al 29 aprile si riunirà ad Ottawa per giungere finalmente alla ratifica di un accordo internazionale giuridicamente vincolante sull’inquinamento da plastica”.
IL PROGETTO MAPP E GLI OBIETTIVI
MAPP (acronimo di Monitoraggio Applicato alle Plastiche nel Po) è il progetto realizzato dall’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po in collaborazione con Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile che ha consentito di realizzare, nell’arco del biennio 2021-2023, una mappatura della quantità e della tipologia delle plastiche galleggianti di medie e grandi dimensioni veicolate dal fiume Po verso il mare Adriatico. Sono state utilizzate differenti e innovative tecniche di monitoraggio per comprendere la distribuzione spaziale del materiale plastico galleggiante, di ricostruire i percorsi seguiti ed individuare le potenziali aree di maggior deposito lungo il fiume Po. Per la prima volta, per l’intera asta di un grande fiume, è stato effettuato il monitoraggio delle plastiche galleggianti, applicando il protocollo RIMMEL, messo a punto dal Joint Research Center (JRC), che prevede l’osservazione diretta di questa tipologia di rifiuti. Per il fiume Po le osservazioni si sono svolte, con frequenza stagionale, in cinque località dislocate sull’intera asta – Verolengo (To), Isola Serafini (Pc), Boretto (Re), Pontelagoscuro (Fe), Porto Tolle (Ro) – e nelle aree golenali circostanti i tratti monitorati. I risultati ottenuti hanno evidenziato che prevalgono i rifiuti plastici di dimensioni inferiori a 10 cm, appartenenti alle prime tre classi dimensionali (ovvero: minori di 2,5 cm; compresi tra 2,5 e 5 cm; compresi tra 5 e 10 cm).
IL VIAGGIO DELLE PLASTICHE: I TRACKER GPS DI RILEVAMENTO
Per simulare le modalità di trasporto dei rifiuti plastici nel Po, sono stati utilizzati i tracker satellitari (JunkTrack®) della società Nauta scientific s.r.l., che ha progettato e realizzato sia i dispositivi sia il sistema di raccolta e di rappresentazione dei dati per il fiume Po. I tracker sono dei piccoli contenitori galleggianti in grado di riprodurre il comportamento dei rifiuti di plastica dispersi nei fiumi, al cui interno sono posizionati dei localizzatori capaci di determinarne la posizione GPS. Ne sono stati rilasciati complessivamente 95 tra il 2021 e il 2023, in differenti condizioni di portata, nelle tre stazioni distribuite lungo l’asta del fiume Po: Chivasso (To), Isola Serafini (Pc) e Pontelagoscuro (Fe): il primo dato che emerge è che meno del 15 % dei tracker sono giunti fino al mare Adriatico, mentre i restanti hanno compiuto spostamenti da poche centinaia di metri a centinaia di chilometri. È stato, inoltre, osservato che la vegetazione spondale, i piloni dei ponti e i numerosi ormeggi per la navigazione fluviale rappresentano zone di incaglio per lungo tempo e ostacolo al trasporto verso valle. La ricerca ha così consentito di ricostruire in modo fedele il percorso effettuato dai tracker e di identificare le potenziali zone di accumulo.
LA TECNOLOGIA SATELLITARE
L’attività di monitoraggio delle macroplastiche galleggianti attraverso le immagini satellitari, condotta con la collaborazione del Dipartimento di Geoscienze dell’Università degli Studi di Padova, ha permesso di valutare – per la prima volta in ambito fluviale – la possibilità di rilevare i rifiuti plastici mediante i dati satellitari, liberamente disponibili, del satellite Sentinel 2 dell’Agenzia Spaziale Europea. La prima fase dell’attività, eseguita presso la Cava Ronchetto di Motta Baluffi (Cr), in cui sono state eseguite alcune simulazioni grazie all’installazione di due zattere, una composta da soli rifiuti di plastica e l’altra da plastica e vegetazione, per verificare se il satellite riuscisse ad identificarle e distinguerle. L’esito è stato positivo: all’occhio del satellite entrambe le zattere sono risultate ben visibili e distinguibili dall’acqua circostante, confermando la possibilità di utilizzare le immagini del Sentinel 2 per il riconoscimento di depositi di legname e/o plastica nel fiume Po, di dimensione di alcune decine di metri quadrati e densità relativamente ridotte e aprendo la strada ad ulteriori sperimentazioni che consentano, in futuro, di poter determinare, grazie a questa tecnologia, anche le quantità esatte di depositi di plastiche accumulate sulle sponde del Po.
IL FOCUS SUL TEVERE
“L’inquinamento dei mari e dei corpi idrici dovuto alle plastiche e alle microplastiche costituisce oggi, più che mai, un problema di grande rilevanza in materia di salute pubblica, tutela delle acque e degli ecosistemi – ha spiegato il Segretario Generale dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale, Marco Casini –. Le Autorità di bacino distrettuali, nell’ambito delle attività istituzionali di pianificazione volte alla protezione e alla gestione delle risorse idriche, sono impegnate da alcuni anni in progetti specifici finalizzati ad una maggiore conoscenza del fenomeno e alla individuazione e messa in atto di strumenti di prevenzione e mitigazione, quali ad esempio, nel caso dell’Autorità dell’Appennino centrale, i progetti Life Blue Lakes e Plasticentro”.