Unioncamere Emilia-Romagna ha elaborato i dati Istat relativi al mercato del lavoro. L’effetto della pandemia si è manifestato con l’inversione della precedente tendenza positiva dell’occupazione, associata a una riduzione della disoccupazione e a una consistente uscita dal mercato del lavoro.
In regione. Al termine del quarto trimestre 2020 gli occupati sono scesi a poco più di 1 milione e 978 mila con una nuova, più ampia, e attesa, riduzione di circa 60 mila unità (-2,9 per cento) rispetto alla fine del 2019. Nello stesso tempo, i disoccupati si sono stabilizzati a quota 127.643 (-0,9 per cento), corrispondenti a un tasso di disoccupazione del 6,1 per cento nel trimestre, grazie alla riduzione di coloro che sono privi di precedenti esperienze occupazionali.
Il tasso di disoccupazione non mostra segnali sostanziali di aumento, infatti, al termine del 2019 era al 5,9 per cento. L’aumento della disoccupazione è stato frenato dal blocco dei licenziamenti e dalla spinta data dalla pandemia alla fuoriuscita dal mercato del lavoro. Si è avuta infatti una nuova riduzione delle forze di lavoro (-2,8 per cento, -61 mila unità) e un contemporaneo aumento delle non forze di lavoro (+2,4 per cento, +54 mila unità), da attribuire a coloro che non cercano e non sono disponibili a lavorare (+52 mila unità +8,8 per cento), mentre gli inattivi in età non lavorativa si riducono marginalmente.
Questi movimenti confermano l’attuale stasi del mercato del lavoro dovuto al blocco dei licenziamenti ed evidenziano ancora una volta l’uscita imposta dal lock-down ad alcune categorie di lavoratori, non protetti dalle misure adottate a salvaguardia dell’occupazione, che vanno ad accrescere il numero di chi, nell’attesa di riprendere la propria attività, viene collocato nelle non forze di lavoro in età lavorativa tra coloro che non cercano e non sono disponibili a lavorare. Ne risentono il tasso di attività che è sceso al 73,0 per cento dal 74,9 per cento della fine del 2019 e il tasso di occupazione al 68.4 dal 69.6 per cento.
I settori. L’andamento dell’occupazione è differenziato nei principali ambiti economici.
Rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno, l’occupazione continua a salire solo in agricoltura (+3,0 per cento) e ha toccato quota 83 mila. Gli occupati nell’industria scendono a quota 515 mila (-1,3 per cento). Si è rafforzata la tendenza negativa per l’occupazione nelle costruzioni che scende sotto a quota 103 mila, perdendo il 4,3 per cento. Si fa più grave anche la tendenza negativa dell’occupazione nell’insieme dei servizi, più duramente colpito dalle restrizioni imposte dalla pandemia, che perde 50 mila unità (-3,9 per cento), assestandosi a quota 1.245.577 unità.
A determinarne il movimento è stata soprattutto l’accelerazione della forte tendenza negativa nei settori del commercio e dell’alberghiero e ristorazione, che prosegue da due anni e che nel quarto trimestre 2020 ha ridotto gli addetti a 338.228 con una perdita di circa 37mila unità (-9,8 per cento). Si tratta, infatti, di un ambito di attività particolarmente colpito dalle restrizioni conseguenti alla pandemia, nel quale hanno un particolare rilievo i contratti a termine e operano numerose delle categorie di lavoratori non protetti dalle misure adottate a salvaguardia dell’occupazione.
Con una nuova inversione della tendenza, un ulteriore contributo alla riduzione dell’occupazione nei servizi è giunto dall’insieme degli altri settori dei servizi (escluso commercio, alloggio e ristorazione), dove la diminuzione è stata più leggera (-1,4 per cento, -13mila unità), grazie al permanere in attività dei settori dei servizi alle imprese, e l’occupazione è risultata di poco superiore alle 907 persone.
Nelle regioni. Il confronto con le principali regioni mette in luce un andamento negativo dell’occupazione più pesante in Piemonte (-4,0 per cento) e più marcato in Veneto (-3,6 per cento), mentre la tendenza è più lieve in Lombardia (-2,0 per cento) e in Toscana (-1,3 per cento).
In Italia. L’occupazione ha subito un calo lievemente più contenuto (-1,8 per cento), mentre i disoccupati si sono ridotti in misura decisamente più sostenuta (-6,7 per cento) e il tasso di disoccupazione è sceso lievemente (9,5 per cento), contenuto da una riduzione delle forze lavoro (-2,3 per cento, -586 mila unità), che è stata determinata dall’aumento di 403 mila unità degli inattivi in età lavorativa (+2,0 per cento). Ne sono risultati una discesa del tasso di attività al 64,6 per cento dal 65,8 per cento delle fine del 2019 e del tasso di occupazione al 58,4 per cento dal 59,2 per cento.