Un immenso senso di amarezza è quello che si può provare di fronte ad uno spettacolo così degradante. Amarezza nel constatare che, per l’ennesima volta, un sito di Interesse Storico Nazionale, poiché nella Quadra Militare di San Cataldo non riposano solo militari modenesi, ma soldati provenienti da tutto lo Stivale, sia stato oggetto di una tale incuria da parte delle istituzioni pubbliche. Le lapidi cadute a terra per effetto della mancata manutenzione sono solo l’ultimo atto di una situazione già ampiamente annunciata.
L’Associazione Studi Militari Emilia Romagna, da ormai oltre due anni, si è fatta parte diligente promuovendo il restauro di tutte le 957 lapidi presenti nel Cimitero Militare, segnalandone lo stato ormai critico e la progressiva cancellazione dei nominativi dei caduti sulla parte frontale, dovuta principalmente all’incuria.
“L’ultimo incontro con le istituzioni comunali risale al 30 gennaio 2020, dove chiamammo a Modena, su nostra iniziativa, il Ten. Col. Sardone, Direttore del Mausoleo Fosse Ardeatine e Responsabile territoriale dei Sacrari Militari dell’Emilia Romagna, il quale propose al Comune la stipula di una convenzione, come previsto dall’art. 271 del D.lgs. 66/2010, per la partecipazione economica annuale del Ministero al fine di sostenere i costi di manutenzione Ordinaria del Cimitero. In occasione di quell’incontro venimmo a conoscenza del fatto che la convenzione era già stata proposta in diverse occasioni all’amministrazione, ma mai venne ratificata e nemmeno furono svolte le opere di manutenzione ordinaria di spettanza municipale. Questo inadempimento ha degradato irrimediabilmente l’area, per la quale ora si stima un costo di restauro di circa 50.000 euro” spiega Giulio Verrecchia, Presidente di Associazione Studi Militari Emilia Romagna.
Interviene poi Filippo Barbieri, Vice Presidente dell’Associazione, puntualizzando che “Da due anni ci occupiamo di apporre delle coccarde tricolori sulle lapidi in occasione delle celebrazioni del 4 Novembre, ma questo non può e non deve rappresentare l’alternativa al percorso di restauro che avevamo proposto. La nostra idea rimane quella di riqualificare tutta l’area, al fine di creare un percorso storico – didattico utile anche alle scolaresche in visita”.
Conclude quindi Verrecchia “Le fotografie inviateci ieri pomeriggio da un nostro associato, della decina di lapidi crollate a terre, pone nuovamente l’attenzione su un problema già più volte segnalato e sul quale non siamo più disposti ad attendere. La pubblica amministrazione ha il preciso dovere di intervenire e salvaguardare il luogo in cui riposano i caduti della Nazione. Sul territorio italiano ci sono decine di cimiteri di guerra di altre Nazioni, curati in ogni minimo dettaglio. Consiglio una visita didattica in queste realtà per capire l’arretratezza culturale del nostro Paese in relazione alla cura dei luoghi in cui riposano i nostri ragazzi caduti in guerra. Prima di tutto è una questione di Civiltà, oltre che di Memoria. Confidiamo che il nostro nuovo appello non cada nel vuoto. E l’emergenza Covid non può rappresentare una scusante”.