Alla fine del 2020 le imprese attive straniere in Emilia-Romagna sono risultate 50.639, quindi il 12,7 per cento del totale delle imprese regionali. Rispetto alla fine del 2019, sono aumentate di 1.388 unità, +2,8 per cento, con un’ulteriore accelerazione della crescita, che risulta con il tasso di variazione più elevato degli ultimi 5 anni.
Ugualmente rispetto alla fine del 2019, il segno rosso per le imprese di nati in Italia, che risultano 347.128 con una perdita di 3.377 unità (-1,0 per cento). A livello nazionale, le imprese di nati all’estero sono cresciute del 2,7 per cento, e sono il 10,9 per cento del totale, mentre le altre imprese sono diminuite lievemente (-0,1 per cento). È quanto emerge dai dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio elaborati da Unioncamere Emilia-Romagna.
I settori di attività economica
La tendenza all’incremento delle imprese straniere è dominante in tutti i macrosettori di attività economica, ma non è omogeneamente diffusa.
La crescita è evidente soprattutto nelle costruzioni (+3,1 per cento, +543 unità), la più numericamente significativa degli ultimi 9 anni, in particolare nei lavori di costruzione specializzati (+441 unità, +2,9 per cento), settore nel quale la quota di imprese estere è pari al 32,5 per cento.
Nei servizi, l’apporto maggiore viene dalla crescita, la più forte degli ultimi 4 anni, che le imprese estere riescono a registrare anche nel commercio (+255 imprese, +2,1 per cento), all’ingrosso e al dettaglio e riparazione di autoveicoli e motocicli (+119 imprese, +8,7 per cento), mentre le imprese non estere diminuiscono dell’1,9 per cento.
Ancora, nonostante le restrizioni connesse al Covid, accelera la crescita nelle altre attività di servizi (+142 unità, +6,6 per cento), trainate dai servizi per la persona (+116 imprese). Viceversa, le imprese di nati in Italia diminuiscono del 2,0 per cento.
Prosegue solo leggermente più contenuta (+105 unità, +2,2 per cento) la crescita delle imprese estere nei servizi di alloggio e ristorazione con un aumento in gran parte dovuto alla ristorazione (+82 unità), attività nella quale le imprese estere sono arrivate a essere il 18,6 per cento delle attive.
La base imprenditoriale straniera della manifattura ha una dinamica positiva, contenuta, ma in accelerazione (+1,4 per cento, +73 unità), mentre flettono le imprese industriali non estere (-1,6 per cento). La crescita è concentrata nella fabbricazione di prodotti in metallo (+42 unità) e nella riparazione, manutenzione e installazione di macchine (+20 unità), mentre le difficoltà indotte dalla pandemia fanno arretrare i settori moda (-41 imprese).
Infine, si conferma in accelerazione la crescita delle imprese estere in agricoltura (+6,9 per cento), settore ancora marginale per loro, mentre si riducono dell’1,9 per cento le imprese agricole non straniere.
“Da qualche anno i dati rilevano una crescita delle imprese straniere nel nostro territorio, crescita che si conferma anche per il 2020, nonostante le difficoltà straordinarie che hanno caratterizzato questo ultimo periodo – dichiara Alberto Zambianchi, presidente di Unioncamere Emilia-Romagna -. Quello dell’imprenditorialità “straniera” è sicuramente un fenomeno complesso, che necessita di “chiavi di lettura” specifiche e di riflessioni. Prima fra tutte quella che ci fa rilevare come le persone che decidono di migrare, in genere, sono quelle più dinamiche, più dotate di “propensione al rischio” e che possiedono una buona capacità di adattamento. Va poi comunque sottolineato che il trend in crescita conferma l’attrattività dei nostri Territori. Inoltre, si può notare che le imprese guidate da stranieri rappresentano, non solo un fattore di benessere per le rispettive famiglie, ma anche un fattore di sana integrazione, con ricadute economiche e sociali positive. Concludo sottolineando che si tratta di un fenomeno importante che deve essere guidato da politiche mirate e finalizzate a favorirne lo sviluppo nell’ambito della legalità”.