Una valutazione delle politiche regionali dalla parte delle donne. Una lettura in un’ottica di genere dei principali provvedimenti adottati, per ridurre diseguaglianze e disparità, a partire da quelle che ancora troppo spesso, colpiscono l’universo femminile.
E’ on line il Bilancio di genere 2020 della Regione Emilia-Romagna, uno strumento per capire, dati alla mano e settore per settore, cosa è stato fatto e con quali risultati, nella consapevolezza che gli effetti delle decisioni assunte non sono mai neutrali rispetto al genere.
“Abbiamo pubblicato il Bilancio di genere perché possa essere consultato da tutte e tutti – ha sottolineato l’assessora regionale alle Pari opportunità Barbara Lori -. Una scelta ormai consolidata per consentire una valutazione del diverso impatto che le politiche regionali hanno sulle donne e sugli uomini, in termini di diritti, servizi, tempo, lavoro, retribuzione. E per migliorarle verso una sempre maggiore equità. Una cartina di tornasole decisiva per valutare lo stato di benessere non solo delle donne, ma di tutta la comunità. Una società capace di affrontare le sfide del futuro, è una società che non ha paura di guardarsi dentro per realizzare un cambio di rotta concreto che passa da tutti gli ambiti della vita”.
Il bilancio di genere, in sintesi
Occupazione, conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, violenza di genere. Questi i focus della quinta edizione del Bilancio di genere 2020, che ha complessivamente rendicontato azioni per un impegno finanziario di oltre 860 milioni di euro, più del 7% dell’intero bilancio regionale, a favore di interventi e servizi riferiti direttamente e indirettamente alle donne.
E che, inevitabilmente, fa i conti con il pesante impatto che la pandemia ha avuto anche in Emilia-Romagna sull’altra metà del cielo: 43mila occupati in meno nel 2020, di cui 30mila donne, con un tasso di occupazione pari al 75,5% per gli uomini e del 62% per le donne, nella fascia 15-64 anni.
E un part time che si conferma una modalità di lavoro prettamente femminile, una scelta spesso obbligata che per il 41% delle donne che ne fanno richiesta, risiede nell’esigenza di prendersi cura dei figli e di altri familiari, contro il 7% degli uomini.
Un tema, quello del lavoro ,che ha visto da parte della Regione diversi interventi. Dal Fondo Starter per la neo imprenditorialità che nel 2020 ha erogato oltre 4,6 milioni di euro a 83 imprese femminili e 1,2 milioni di euro per il microcredito. Ai 4 milioni destinati a migliorare le competenze digitali delle donne, al milione di euro del bando per progetti volti a sostenere la presenza paritaria delle donne nella vita economica del territorio.
Per quanto riguarda la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, va registrato il forte impegno sui centri estivi con aiuti per il pagamento delle rette che nel 2020 sono stati pari a 15,5 milioni di euro, o per il sostegno alla rete dei 40 Centri per le famiglie cui sono andati 1,3 milioni di euro.
Tante le iniziative di contrasto alla violenza sulle donne, un fenomeno che l’isolamento imposto dalla pandemia ha drammaticamente accentuato e al quale la Regione ha risposto stanziando durante il lockdown risorse straordinarie per oltre 350mila euro a favore dei Centri antiviolenza. Risorse che si sono aggiunte ai finanziamenti ordinari per queste strutture e per le Case rifugio pari a quasi 2 milioni di euro nel biennio 2020-2021. Un impegno anche sul fronte culturale, come quello ad esempio, del bando che nel 2020 ha stanziato 1 milione di euro per contrastare stereotipi e discriminazioni di genere.