Il ministero della Salute sceglie l’Emilia-Romagna come Regione capofila del progetto “Governance per l’equità nei Piani regionali della Prevenzione 2020-2025”, che avrà durata biennale e sarà realizzato in collaborazione con Ausl Romagna e Università di Torino.
Da anni partner del ministero in questo ambito, la Regione diventa ora coordinatrice nazionale delle attività di monitoraggio e accompagnamento allo sviluppo dell’azione ‘equità’ nei Piani della Prevenzione di tutte le Regioni e Province autonome italiane. Perché proprio l’Emilia-Romagna? Perché, nel proprio Piano, ha un sistema di governance dell’equità già strutturato e maturo, che può costituire la base per elaborare un modello di riferimento nel Paese.
Per monitorare, ma soprattutto incentivare l’adozione di un approccio di equità di salute nei singoli Piani regionali di Prevenzione, il progetto prevede dunque la definizione di un sistema che avrà un duplice obiettivo: capire e valutare come le singole Regioni abbiano già implementato tale approccio nei propri Piani; accompagnarle nella condivisione e nell’utilizzo di indicatori quali-quantitativi alla base di un modello di valutazione dell’assetto di governance, della definizione/implementazione delle azioni orientate all’equità e dell’impatto sulle disuguaglianze sociali in salute.
Il modello di valutazione prende a riferimento l’esperienza dell’Emilia-Romagna, ma non deve essere uguale per tutti, poiché le diverse Regioni sono chiamate a rispettare, nell’elaborazione dei Piani, vincoli strutturali e di contesto, oltre a specifici obiettivi di programmazione, che generano inevitabilmente delle differenze tra i territori.
Il concetto dell’equità è fondamentale in un sistema sanitario pubblico e universalistico come quello dell’Emilia-Romagna, che deve essere capace non solo di offrire a tutti le stesse opportunità di accesso e cura, ma di permettere a ciascuno di raggiungere un livello di salute adeguato, attraverso interventi proporzionati ai rispettivi bisogni.
Per fare un esempio, il programma del Piano di prevenzione dedicato allo screening parte dalla constatazione per cui l’offerta attiva non sempre garantisce una reale accessibilità al servizio, che dipende anche da fattori come la conoscenza della lingua italiana e il livello di informazione che un cittadino o una cittadina possiedono; di conseguenza, il PRP dell’Emilia-Romagna propone come prioritari interventi mirati al potenziamento della comunicazione, con azioni rivolte in particolare alle donne straniere che non aderiscono, ad esempio, allo screening per la prevenzione del tumore al collo dell’utero o alla mammella.
Il PRP dell’Emilia-Romagna
Il Piano regionale della Prevenzione è lo strumento di riferimento per gli interventi e i programmi messi in campo dal Servizio sanitario regionale per tutelare e promuovere la salute della popolazione, declinato a partire dagli indirizzi forniti dal Piano nazionale di Prevenzione 2020-2025 del ministero della Salute e integrato con azioni necessarie a livello regionale alla luce del quadro epidemiologico e della specificità dei dati locali.
In Emilia-Romagna il PRP 2021-2025 si articola su 20 programmi raggruppati per aree tematiche – stili di vita salutari e malattie croniche, malattie trasmissibili, ambiente clima e salute, sicurezza e salute in ambiente di vita e di lavoro – e mirati a promuovere la salute in tutte le politiche. Inoltre, il Piano prevede una serie di azioni trasversali finalizzate ad assicurare l’integrazione e il lavoro di rete tra settori diversi, l’investimento sulla formazione, la comunicazione e il marketing sociale, ma soprattutto a salvaguardare l’equità del sistema attraverso strategie differenziate.
Proprio a garantire e rafforzare l’azione trasversale dell’equità nei vari ambiti dei Piani di prevenzione delle Regioni mira il progetto di cui è capofila l’Emilia-Romagna.