Una primavera della danza, all’insegna dei nuovi progetti costruiti anche in Europa, partendo da un’interazione continua con le tematiche sociali. Tra palcoscenico e spazi urbani, virtuosismo e fragilità, ricerca e innovazione tecnologica. Parte da qui la trasformazione progettuale della Fondazione nazionale della danza Aterballetto, che ha presentato il proprio futuro oggi, in conferenza stampa, alla presenza dell’assessore regionale alla Cultura e Paesaggio, Mauro Felicori, del sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi, del presidente di Aterballetto Azio Sezzi e del direttore generale e artistico, Gigi Cristoforetti.
“Le missioni che si è data Aterballetto sono condivise dalla Regione, far diventare i musei e le città luoghi e spazi per la danza, lega l’arte coreutica anche con altre discipline e questo è molto bello- ha detto l’assessore Felicori-. Aterballetto è la prima compagnia di danza pubblica in Italia, ma il nostro orizzonte deve essere europeo. Aterballetto è stato, tra l’altro, pioniere delle tecnologie digitali applicate allo spettacolo dal vivo- ha aggiunto-. Nessuno mette in discussione l’unicità dello spettacolo dal vivo, ma il digitale è importante perché aumenta la possibilità di fruizione e consente a ogni spettacolo di entrare in tutte le televisioni e su tutte le piattaforme del mondo. Ogni cosa che produciamo dovrà essere fruibile in questa doppia veste, dal vivo e in digitale. Fuori dal teatro dove si svolge la rappresentazione, ci sono miliardi di persone che possono fruire di quella stessa produzione, e noi a questo dobbiamo puntare”.
Nella speranza e in attesa di diventare il Centro Coreografico Nazionale, quest’anno Aterballetto propone spettacoli all’insegna del multiculturalismo. In due creazioni diverse (entrambe sostenute da I Teatri di Reggio Emilia), si confronteranno un coreografo italiano (Diego Tortelli), uno israeliano (Eyal Dadon), uno cubano (Norge Cedeño Raffo) e una canadese (Danièle Desnoyers).
Non è l’unica strada su cui sta progettando Aterballetto. Nel 2023, a febbraio debutterà a Parigi una serata con Angelin Preljocaj e Rachid Ourandame. La peculiarità di questo spettacolo è che andrà in scena con un cast di settantenni. Intorno c’è un progetto internazionale (sviluppato insieme alla Fondazione Ravasi-Garzanti di Milano, all’Asl di Reggio Emilia, all’Università di Modena e Reggio e ad altri partner) dedicato all’ageing e al welfare culturale, uno dei temi oggi più complicati da affrontare. A settembre, ancora una creazione, per la quale l’interprete principale sarà disabile.
Il 2024 sarà incentrato sul condurre per la prima volta nel repertorio di una compagnia italiana quella che è la coreografa più ricercata di questi anni, Crystal Pite, con due creazioni.
Uno spazio importante nell’attività di Aterballetto ha la creazione fuori dai palcoscenici. In primo luogo, con le MicroDanze, il progetto che condividono con Palazzo Magnani di Reggio Emilia. Dopo il debutto ad Atene e Bruxelles, arriverà a Reggio Emilia, non senza passare da Castel Sant’Angelo di Roma in luglio e dai musei della città di Parigi in ottobre, in occasione della notte bianca di quella città.
E poi StanzeRooms, di Diego Tortelli, che parte dalla Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia (su commissione di Brescia Musei), con sei danzatori e una musicista, selezionati ad hoc.
Tra i progetti vale la pena di citare anche MicroDanze – Urban Setting: una versione con giovani danzatori in formazione il cui senso è la partecipazione in varie città a processi di rigenerazione urbana.
Infine, Aterballetto continua a sperimentare la dimensione digitale. Per il 2022 prosegue il rapporto con la Rai, dopo il concerto di Capodanno. Verrà realizzato un altro docufilm, in bilico tra arte visiva e danza. E in programma ci sono due nuove creazioni in realtà virtuale una a Ravenna in luglio e una a Reggio Emilia in novembre.