Nel corso della mattinata di ieri, la Polizia di stato ha arrestato tre soggetti – una coppia di coniugi di Reggio Emilia e un giovane pakistano proveniente dal napoletano – responsabili di ricettazione e riciclaggio dei proventi di una truffa informatica consumata ai danni di un correntista bancario. Il personale della Polizia postale e delle Comunicazioni, a cui la vittima si era rivolta nel panico dopo essersi accorta dello svuotamento del suo conto corrente constatato la stessa mattina, ha effettuato i primi accertamenti, intuendo fin da subito come l’uomo fosse caduto in una peculiare tipologia di truffa on line, meglio conosciuta come smishing.
Il fenomeno, in continua evoluzione, si realizza generalmente in due passaggi. L’utente viene avvisato telefonicamente o tramite sms (apparentemente provenienti dalla propria banca) circa la presenza di movimentazioni sospette o problemi di accesso al servizio dell’home banking: viene così invitato a cliccare su un link che rinvia, in realtà, ad un sito clone dell’istituto bancario, tramite il quale viene indotto a inserire le proprie credenziali (username, password, numero di telefono cellulare, nonché codice fiscale e indirizzo di posta elettronica).
Dette chiamate e messaggi in ingresso vengono, in effetti, “letti” come riferibili all’istituto di credito dagli apparati telefonici delle vittime, che visualizzano sul display il nome della banca: una circostanza che persuade gli utenti a ritenere di essere davvero in contatto con reali operatori. Nel corso della conversazione, gli ignari clienti vengono indotti a rimuovere l’applicazione di home banking che viene subito dopo reinstallata dai truffatori, prendendo così il completo controllo dei conti correnti.
Nel caso di specie la vittima, un giovane professionista residente in citta, era stato contattata la sera prima con il pretesto di due bonifici sospetti in uscita (uno di circa 10 mila e l’altro di 30mila euro): nel frangente, veniva invitato a comunicare un codice ricevuto via sms e quello generato dalle funzioni otp, necessari – a detta dell’interlocutore – per bloccare l’operazione. Solo in tarda serata, insospettito dalla stranezza degli eventi, decideva di contattare il numero verde del proprio istituto scoprendo che, diversamente da quanto assicurato dal sedicente operatore, i bonifici risultavano entrambi eseguiti. Il secondo, in particolare, risultava irrevocabile, come confermato l’indomani allo sportello della banca.
I primi accertamenti effettuati dal personale di polizia hanno consentito di individuare, come “beneficiario” dei bonifici, il conto postale intestato ad una donna ed aperto in una filiale della città.
La preziosa collaborazione con i referenti di Poste spa ha consentito di individuare la presenza della titolare, beneficiaria dei bonifici, all’interno di un ufficio postale reggiano mentre era intenta ad effettuare prelevamenti in contanti e ricariche su postepay intestate a terzi: in particolare risultavano già versati, su 4 carte ricaricabili, circa 20 mila euro spacchettati in circa 5.000 euro a versamento. Immediatamente personale dipendente unitamente ai colleghi della sezione Polizia postale e delle Comunicazioni di Reggio Emilia si portavano presso la filiale delle poste segnalata.
La donna fermata dagli agenti intervenuti, 45enne cittadina italiana di origini campane, veniva trovata in possesso di 4.600 euro in contanti e di circa 6.000 euro ancora giacenti sul suo conto. All’esterno della struttura venivano individuati i complici un cittadino italiano di origini campane ed un cittadino di origini pakistane partito dal capoluogo campano proprio su incarico dei complici locali.
Gli autori dello smishing venivano tratti in arresto ed associati alla casa circondariale di Modena a disposizione della procura della repubblica presso il tribunale di Reggio Emilia.
La donna, invece, veniva posta in regime di arresti domiciliari in un comune della provincia.
Durante la perquisizione domiciliare all’interno dell’abitazione della donna venivano rintracciate numerose armi e munizioni regolarmente denunciate, per le quali gli agenti in via cautelare provvedevano ai sensi dell’art. 39 tulps al ritiro. Il provvedimento amministrativo è al vaglio della divisione di polizia amministrativa.
La sezione Polizia postale di Reggio Emilia in stretto raccordo con il superiore compartimento di Bologna continuerà a svolgere gli approfondimenti investigativi per consentire all’Autorità giudiziaria di acquisire ulteriori elementi utili di responsabilità.