Unioncamere Emilia-Romagna: In Emilia-Romagna è in corso un sensibile processo di concentrazione industriale, tiene l’occupazione, si rafforzano le strutture societarie delle imprese. Bene le esportazioni dei settori che trainano l’export regionale, ma gli altri, anche se con andamenti mediamente migliori della media nazionale, non hanno recuperato l’inflazione. Le difficoltà legate agli scenari internazionali si riflettono sul rallentamento degli ordini anche dall’estero. Sono necessarie politiche di sostegno agli investimenti ed alla crescita dimensionale delle imprese.
Intesa Sanpaolo: Credito alle imprese in calo in misura minore rispetto al dato nazionale. I prestiti all’industria hanno tenuto meglio che nel resto d’Italia. Stabili i depositi. Resta elevato il grado di liquidità delle imprese regionali, indice del significativo rafforzamento della situazione finanziaria conseguito nel tempo.
Confindustria Emilia-Romagna: Buona capacità di tenuta dell’industria. Previsioni positive soprattutto delle aziende di medio-grandi dimensioni. Creare condizioni favorevoli agli investimenti delle imprese, vera forza motrice della crescita economica. Oggi le decisioni di investimento sono frenate dai tassi di interesse ancora elevati e dall’attesa delle agevolazioni di Industria 5.0
Con la primavera del 2023 si è avviata una fase di rallentamento dell’attività dell’industria regionale che ha portato a chiudere l’anno con una leggera flessione della produzione (-0,5%), che ha fatto seguito agli eccezionali aumenti registrati nei precedenti due anni di ripresa post pandemia.
Le imprese minori hanno subito un calo dell’attività (-2,4%) superiore a quello medio regionale ed anche la produzione delle piccole-medie imprese è diminuita dell’1,5%. Al contrario, le imprese medio-grandi hanno mostrato maggiore resilienza (+0,8%).
Le prospettive non sono in positivo per l’avvio del 2024: il processo di acquisizione degli ordini nel complesso ha avuto un rallentamento (-1,4%) ed anche nei mercati esteri gli ordini raccolti hanno subito un arretramento (-1,2%).
Sono questi alcuni dati dell’indagine congiunturale relativa all’anno 2023 sull’industria manifatturiera, realizzata in collaborazione tra Unioncamere Emilia-Romagna, Confindustria Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo.
A fronte di un aumento tendenziale dei prezzi industriali del manifatturiero che è stato pari al +1,8%, il fatturato complessivo ha registrato solo un lieve incremento (+0,4%).
Il fatturato estero ha avuto una dinamica positiva leggermente più solida ed ha chiuso l’anno con un +1,1% che ha trainato il risultato complessivo. Considerando però che i prezzi industriali dei beni destinati all’esportazione del manifatturiero hanno avuto un aumento tendenziale dell’1,9%, si può supporre che lo scorso anno anche le vendite sui mercati esteri della manifattura regionale si siano leggermente ridotte in termini reali.
Il rallentamento dell’industria regionale non ha interessato tutti i settori.
La produzione dell’industria alimentare ha continuato a crescere nel 2023 (+2,2%).
Le industrie della moda, che avevano ottenuto un sostanzioso recupero della produzione nel 2022, lo scorso anno hanno mostrato un’elevata capacità di tenuta ed hanno limitato sensibilmente la flessione (-0,4%).
L’industria della metallurgia e delle lavorazioni metalliche, che ha un elevata presenza di imprese di subfornitura, ha registrato un calo della produzione (-2,1%).
L’aggregato delle industrie meccaniche, elettriche e dei mezzi di trasporto è riuscito a crescere leggermente anche lo scorso anno (+0,8%), risultato che ha rafforzato ulteriormente il ruolo centrale per il sistema industriale regionale di questo aggregato settoriale.
L’eterogeneo gruppo delle “altre industrie” (che comprende chimica, farmaceutica, plastica e gomma e quelle della trasformazione dei minerali non metalliferi, ovvero ceramica e vetro) ha chiuso l’anno in rallentamento (-2,4%).
Le esportazioni regionali
Secondo i dati rilevati dall’Istat nel 2023 le esportazioni della manifattura emiliano-romagnola rilevate a prezzi correnti hanno raggiunto 82.872 milioni di euro, pari al 13,9% dell’export nazionale, con un incremento dello 0,8% rispetto al 2022. Il risultato è positivo ma inferiore rispetto all’aumento dei prezzi alla produzione delle attività manifatturiere per il mercato estero rilevata a livello nazionale nello stesso periodo (+1,9%).
L’export regionale ha avuto risultati migliori rispetto alla media italiana in quasi tutti i settori. Ma l’andamento del valore delle esportazioni – salvo alcune eccezioni come quella importante dei macchinari e altre apparecchiature – si è tenuto al di sotto dell’inflazione.
Alimentari e bevande sono cresciuti del +5,5%. Le vendite estere del comparto della moda sono leggermente aumentate (+1,3%). L’industria del legno e del mobile ha avuto una flessione del -3,9%.
L’export delle industrie chimica, farmaceutica e delle materie plastiche ha dato il più consistente contributo negativo alle esportazioni regionali (-14,1%), determinato dalla caduta delle vendite estere dei prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (-28,1%) dopo il boom post pandemico.
L’industria della lavorazione di minerali non metalliferi ha subito la seconda più rapida flessione (-12,7%), seguita dalla metallurgia e dei prodotti in metallo ridotta del -12%.
Le esportazioni di apparecchiature elettriche, elettroniche, ottiche, medicali e di misura si sono contratte del -3,2%.
Aumento in doppia cifra, +11,5%, per macchinari e apparecchiature (24.041 milioni di euro). Risultato che porta al 29% l’importanza di quella che è la voce principale dell’export regionale di un settore aumentato anche in termini reali e non solo a prezzi correnti.
Con 11.618 milioni di euro di vendite all’estero, l’industria dei mezzi di trasporto si è confermata il secondo comparto per rilievo della quota dell’export regionale (14%) grazie a una crescita del 6,2%. Le vendite estere di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi (9.803 milioni di euro) hanno proseguito una crescita sostenuta (+11,5%), mentre gli “altri mezzi di trasporto” hanno subito una pesante caduta (-10,1%).
Le altre industrie manifatturiere ha avuto un nuovo aumento (+2,9%) determinato soprattutto dalla sensibile crescita (+7,4%) di articoli sportivi e fabbricazione di strumenti e forniture mediche e dentistiche.
Il registro delle imprese
Sulla base dei dati del Registro delle imprese, nell’ultimo anno il processo di concentrazione della base imprenditoriale in corso nell’industria ha prodotto un saldo delle dichiarazioni delle imprese registrate leggermente negativo (-247 imprese). L’intensità del processo è andata lievemente acuendosi rispetto ai due anni precedenti, ma senza avvicinare la forza che aveva assunto negli anni anteriori al 2020.
Il processo di concentrazione è stato più rapido nell’industria della ceramica, del vetro e dei materiali refrattari ove ha originato un saldo di -33 imprese. Ma il più ampio contributo alla riduzione della base imprenditoriale dell’industria è venuto dall’industria della moda (-110 imprese) che vede un’ampia presenza di imprese straniere e di minore dimensione.
Al contrario, l’andamento delle dichiarazioni delle imprese non ha inciso sulla base imprenditoriale dell’industria alimentare e delle bevande, della metallurgia e dell’industria dei prodotti in metallo e dell’altra industria non manifatturiera, rimasta invariata o sostanzialmente tale.
Saldo positivo (+26 imprese) per l’aggregato delle industrie elettroniche, delle apparecchiature elettriche, dei macchinari e apparecchiature, degli autoveicoli e rimorchi, degli altri mezzi di trasporto e della riparazione, manutenzione ed installazione di macchine ed apparecchiature, frutto solo del saldo nell’industria della riparazione e manutenzione di macchine (+152 unità), a fronte di contributi negativi come quello notevole venuto dal fondamentale settore della fabbricazione di macchinari e apparecchiature (-84 imprese).
L’evoluzione della base imprenditoriale negli ultimi 10 anni
Rispetto al 2013 la base industriale regionale si è ridotta del 13,4%, ovvero di 6.406 imprese.
La più ampia riduzione è stata originata dalla diminuzione di 1.938 imprese attive (-26,1%) nelle industrie della moda.
Le industrie meccaniche, elettriche, elettroniche e dei mezzi di trasporto hanno mostrato una maggiore tenuta nel decennio (-726 imprese, -6,6%) ed ora rappresentano il 24,5% dell’industria regionale. Ma solo le imprese attive nella riparazione, manutenzione ed installazione di macchine ed apparecchiature sono aumentate e decisamente (+30,2%, +898 unità). All’opposto la riduzione è stata attorno al -22% per le imprese attive nella fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali e di misurazione, fabbricazione di apparecchiature elettriche e per uso domestico non elettriche e fabbricazione di macchinari.
L’industria della ceramica, vetro e dei materiali edili ha ristretto di oltre un quarto (-25,3%) la numerosità delle sue imprese (-433 unità) e ridotto il suo peso nell’ambito dell’industria regionale al 3,1%.
L’industria alimentare ha limitato la riduzione delle imprese nel decennio (-7,3%, -365 unità) ed ora rappresenta l’11,1% della base imprenditoriale industriale regionale.
Negli ultimi dieci anni l’industria regionale ha decisamente mutato la sua composizione per forma giuridica. Le società di capitale sono aumentate del 10,6% e rappresentano oggi il 42,7%. In parallelo sono diminuite le imprese costituite con ogni altra forma giuridica. Le società di persone sono scese di oltre un terzo (-36,6%), le ditte individuali sono diminuite del 19%, consorzi e cooperative del -17,9%.
L’occupazione
Secondo l’indagine Istat, l’occupazione dell’industria in senso stretto dell’Emilia-Romagna ha chiuso nel 2023 con un nuovo incremento rispetto all’anno precedente (+2%, +10.800 unità) salendo a quota 553 mila. L’andamento è stato pienamente in linea con quello dell’occupazione dell’industria in senso stretto nazionale che ha avuto un incremento analogo (+2%). Nello stesso periodo l’occupazione complessiva in regione è aumentata in misura più contenuta (+1,1%, +21.900 unità).
Il risultato positivo per l’industria è stato determinato dalla crescita degli occupati alle dipendenze (+1,5%, +7.500 unità), che sono giunti oltre quota 508 mila, alla quale si è aggiunto un ben più rapido incremento dell’occupazione autonoma (+7,8%, +3.200 unità) che è arrivata poco oltre quota 44.800 unità.
Previsioni
Secondo la stima elaborata a gennaio da Prometeia in “Scenari per le economie locali”, nel 2023 le difficoltà nelle catene di produzione internazionali, l’inflazione e la contenuta domanda estera hanno ridotto il valore aggiunto reale prodotto dall’industria in senso stretto regionale del 2%. Nel 2024 Il valore aggiunto reale prodotto dall’industria in senso stretto regionale dovrebbe potere riprendersi leggermente (+0,6%). Anche in questa ipotesi, al termine dell’anno corrente, il valore aggiunto reale dell’industria risulterà superiore di solo l’8,5%, rispetto a quello del 2007, il livello massimo precedente la crisi finanziaria del 2009.
Valerio Veronesi, Presidente Unioncamere Emilia-Romagna: «Siamo di fronte ad un settore che viaggia a due velocità. Da un lato l’accelerazione delle grandi realtà. Dall’altro la frenata delle piccole imprese preoccupate dalla diminuzione degli ordini e dai processi di internalizzazione che stanno cambiando le catene di subfornitura. Davanti ad una fase storica in cui l’incertezza e l’instabilità globale potrebbero rappresentare la norma è urgente sostenere le piccole imprese nei processi di aggregazione per salvaguardarne le professionalità e la forza competitiva».
Secondo l’analisi della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, il mercato del credito resta caratterizzato da un calo di domanda dovuto a un insieme di fattori congiunti: i tassi d’interesse più alti, il ricorso all’autofinanziamento, il posticipo degli investimenti in un clima contrassegnato da incertezza prospettica. Di conseguenza, i prestiti alle imprese sono rimasti in riduzione in Emilia-Romagna come nel resto del sistema nazionale, mostrando comunque evidenze che il punto di minimo del ciclo negativo del credito potrebbe essere alle spalle. Il 2023 si è chiuso con un calo dei prestiti alle imprese del 5,6% rispetto a fine 2022, in risalita dai minimi toccati nel terzo trimestre (-7,1% a settembre). L’andamento è coerente con l’evoluzione del sistema Italia, rispetto al quale nel corso del 2023 si è osservata una performance locale generalmente migliore, tanto che in media annua i prestiti alle imprese si sono ridotti del 3,1% in regione rispetto al -4,9% nazionale. I prestiti all’industria hanno tenuto meglio che nel resto d’Italia, restando invariati in media annua, mentre a livello nazionale si è registrato un calo del 5,9% medio annuo.
La resilienza del credito alle imprese industriali della regione risulta da un primo semestre 2023 ancora in crescita e una chiusura d’anno con un calo meno intenso della media nazionale (-4,9% e -7,3% a dicembre rispettivamente).
I dati per dimensione d’impresa mostrano che il 2023 è stato un anno a due facce per i prestiti alle imprese dell’Emilia-Romagna con oltre 20 dipendenti, ancora in crescita nei primi mesi e in contrazione da giugno in misura meno intensa del resto d’Italia, del -2,0% in media annua rispetto a una variazione negativa doppia a livello nazionale (-4,4%). Si confermano più deboli i prestiti alle piccole imprese, in flessione del 9,4% anno su anno nell’ultimo trimestre 2023, in linea con il dato nazionale.
Il minore ricorso al credito bancario va letto alla luce di un grado di liquidità delle imprese che rimane elevato in aggregato. Da inizio 2023 e per gran parte dell’anno si è osservata una contrazione dei depositi delle imprese, determinata dall’utilizzo delle riserve disponibili in conto. Tuttavia, l’evoluzione finale ha sorpreso positivamente, risultando migliore delle attese e dei primi otto mesi. In regione, i depositi bancari delle imprese hanno chiuso il 2023 nel segno della stabilità rispetto a dodici mesi prima, accentuando il percorso di risalita dai minimi del trend, segnato anche dal sistema Italia che a dicembre ha registrato una variazione leggermente negativa (-1,6%). Per le imprese dell’Emilia-Romagna il forte apporto di liquidità in conto di fine 2023 ha compensato l’utilizzo nel resto dell’anno. Non è stato quindi eroso l’ampio cuscinetto di liquidità delle imprese dell’Emilia-Romagna, che consente loro di fronteggiare gli impatti negativi del contesto di tassi più alti rispetto al recente passato. Fatto 100 il volume dei prestiti, i depositi delle imprese dell’Emilia-Romagna sono risultati pari al 70% nel quarto trimestre 2023, in linea con il 69% dei due anni precedenti, una quota ben più alta rispetto al 23% di dieci anni prima, indice del significativo rafforzamento della situazione finanziaria conseguito nel tempo dalle imprese.
Alessandra Florio, Direttrice Regionale Emilia-Romagna e Marche di Intesa Sanpaolo: «Il tessuto economico regionale si conferma solido e reattivo, oggi è ancor più strategico per le imprese cogliere le opportunità di investimento presenti e puntare ad obiettivi di lungo periodo. Intesa Sanpaolo mette in campo tutte le risorse e gli strumenti disponibili per sostenere i loro piani di sviluppo. Nel 2023 abbiamo erogato alle imprese dell’Emilia-Romagna oltre 400 milioni di euro per investimenti con obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale, che salgono a 1,5 miliardi di euro dall’attivazione delle specifiche linee di finanziamento S-Loan e Circular Economy.
Proprio in questi giorni – sottolinea Florio – il Gruppo ha lanciato un nuovo programma che mette a disposizione 120 miliardi di euro per accompagnare investimenti e progettualità delle imprese italiane, focalizzandosi su tre ambiti prioritari e trasversali per settori e dimensione aziendale: Transizione 5.0 ed efficientamento energetico, sviluppo all’estero e su nuovi mercati, progresso digitale e cybersicurezza».
L’indagine di Confindustria Emilia-Romagna relativa al primo semestre 2024 registra un clima di fiducia delle imprese in miglioramento rispetto a metà 2023.
La produzione è attesa in crescita dal 34% degli imprenditori, con un saldo ottimisti/pessimisti di 16 punti, migliore rispetto ai 9 dello stesso periodo del 2023.
Il 32% delle imprese prevede ordini totali in aumento, con un saldo ottimisti/pessimisti di quasi 12 punti, in netto miglioramento rispetto ai 3,6 registrati un anno fa.
Gli ordini esteri sono attesi in aumento dal 24% degli intervistati: il saldo ottimisti/pessimisti è pari a quasi 8 punti, con una decisa salita rispetto ai -5 di metà 2023.
Più di un’azienda su tre prevede un aumento dell’occupazione nel semestre in corso e il 60% una situazione stazionaria.
«L’industria della nostra regione conferma una buona capacità di tenuta – sottolinea la Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Annalisa Sassi – e le previsioni, soprattutto delle imprese di medio-grandi dimensioni, sono positive. Il sistema produttivo emiliano-romagnolo è solido e continua a marciare nonostante molte incognite: il costo dell’energia ancora elevato, una domanda mondiale che resta debole a causa dei conflitti e della frenata di grandi mercati come Stati Uniti e Germania. I tassi di interesse elevati condizionano le decisioni di investimento da parte delle aziende: ci attendiamo un intervento tempestivo da parte della BCE in questa direzione. Anche l’attesa della concreta attuazione delle agevolazioni di Industria 5.0 contribuisce a ritardare gli investimenti delle imprese che sono, insieme alla capacità di export, la vera forza motrice della crescita economica».
Circa la dimensione d’impresa si evidenzia una differenza marcata, comunque sempre in terreno positivo, tra PMI e grandi imprese, con prospettive meno favorevoli da parte delle PMI rispetto alle imprese di maggiori dimensioni. Per la produzione il clima di fiducia è molto positivo tra le grandi imprese. Ottimismo crescente al crescere della dimensione per quanto riguarda i giudizi sull’occupazione: il saldo ottimisti/pessimisti è pari a +28 per le piccole, +42 per le medie e +31 per le grandi imprese.
Rispetto ai settori merceologici si registrano previsioni positive per produzione e ordini nei settori alimentare, meccanica, mezzi di trasporto e chimica.
Alla rilevazione hanno partecipato 412 imprese dell’Emilia-Romagna appartenenti ai settori manifatturiero e servizi, per un totale di oltre 62mila addetti, un fatturato complessivo di circa 20,6 miliardi di euro.