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Reggio Emilia, intralcio alla giustizia e utilizzo del segreto d’ufficio: chiesto il rinvio a giudizio per un avvocatoLa Procura della Repubblica di Reggio Emilia, all’esito delle indagini preliminari, ha richiesto il rinvio a giudizio nei confronti dell’Avvocato A. P., iscritto all’Ordine degli Avvocati di Bologna, per i delitti di intralcio alla giustizia e di utilizzazione di segreto di ufficio.

La vicenda trae origine da un episodio verificatosi nel corso dell’udienza del 4 luglio 2022, nell’ambito del procedimento della DDA di Bologna, la cosiddetta operazione “Grimilde”, innanzi al Tribunale di Reggio Emilia, nel contesto del quale l’Avvocato – in qualità di difensore di diversi imputati – procedeva al controesame di un collaboratore di giustizia, sottoposto allo speciale programma di protezione, e gli chiedeva quali fossero le sue attuali generalità di copertura, lo incalzava richiedendogli se avesse cambiato cognome e, nonostante la reiterata opposizione del Pubblico Ministero di udienza e la non ammissione di ulteriori domande sul tema per mancanza di attinenza con i fatti del processo da parte del Presidente del Collegio giudicante, proseguiva: “Non sappiamo come si chiama oggi, io penso di saperlo però. Vabbè mi risponda…”.

Le domande poste dall’avvocato al collaboratore di giustizia non attenevano
all’oggetto della prova del processo “Grimilde”(n. 130692019) e riguardavano invece direttamente i profili di sicurezza del collaboratore di giustizia e dei suoi familiari, profili che, per la legislazione vigente, neppure l’Autorità giudiziaria è tenuta a conoscere, rientrando essi nella esclusiva competenza del Servizio Centrale di Protezione della Direzione Centrale della Polizia Criminale del Ministero dell’Interno.

Inoltre, secondo la ricostruzione dell’Ufficio di Procura, le affermazioni dell’avvocato sulla conoscenza delle generalità di copertura del collaboratore di giustizia, oltre ad integrare la violazione della fattispecie di utilizzazione di segreto di ufficio, avevano anche l’effetto di intimidire il collaboratore, inducendolo a temere per la sua sicurezza e per quella dei suoi familiari, e erano perciò idonee ad interferire sulla genuinità delle sue dichiarazioni.

A seguito di tali fatti, inevitabilmente, il Servizio Centrale di Protezione ha dovuto modificare il dispositivo di protezione.

L’udienza preliminare innanzi al Giudice per le Indagini Preliminari è stata fissata per il prossimo 18 maggio 2023.

 


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