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Reggio Emilia ricorda il sacrificio di Paolo Borsellino e degli agenti della scorta, nel 31° anniversarioOggi, 31° anniversario della strage di via D’Amelio, Reggio Emilia commemora il magistrato Paolo Borsellino e i cinque agenti della sua scorta che con lui persero la vita: Agostino Catalano, Emanuela Loi prima donna a far parte di una scorta e anche prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Un mazzo di fiori, stretti in un nastro tricolore, del Comune di Reggio Emilia è stato posto al cippo che ricorda lo stesso Borsellino e Giovanni Falcone al parco del Popolo.

“A oltre trent’anni di distanza – dichiara il sindaco Luca Vecchi – la figura di Paolo Borsellino, il suo sacrificio, la testimonianza di coraggio e di fedeltà alle istituzioni che gli costò la vita, così come a Giovanni Falcone, sono ancora assieme noi e ci impongono di non dimenticare.

“Vi fu una stagione – prosegue il sindaco – in cui la mafia diede esplicitamente l’assalto allo Stato, colpendo dapprima i magistrati, gli uomini delle scorte, delle forze dell’ordine e poi, a distanza di pochi mesi, piazzando bombe e sconvolgendo il Paese con una strategia tipicamente terroristica, mettendo nel mirino il patrimonio artistico italiano, uccidendo a caso decine passanti, dipendenti pubblici, senzatetto e persino bambini di pochi mesi.

“Il biennio 1992-93 è stato uno dei più inquietanti che l’Italia ricordi, e il fatto che tutt’oggi siano aperti procedimenti giudiziari molto seri per appurare il contributo di entità esterne a Cosa nostra, che avrebbero collaborato a quella stagione, impone a ognuno di noi un di più di vigilanza democratica, un impegno quotidiano contro questi fenomeni, un continuo aggiornamento degli strumenti che la Pubblica amministrazione, ma in generale la politica tutta, deve essere in grado di schierare.

“Lo sa bene Reggio Emilia, che sul processo Aemilia ha deciso di non voltarsi dall’altra parte, da un lato facendo svolgere qui il dibattimento e dall’altro producendo una mole di atti, fatti, protocolli, azioni repressive, formative ed educative tese a far crescere nella società un maggior livello di consapevolezza e di capacità di reagire alle infiltrazioni dei clan.

“La riflessione sul significato di queste stragi e di questi sacrifici – conclude il sindaco – dovrebbe essere patrimonio unanime di tutto il Paese e di tutte le sensibilità politiche. Sarebbe il messaggio più forte che lo Stato e il Paese potrebbero dare alle mafie. Assistiamo invece ogni anno ad un teatrino di basso profilo, volto a intestarsi la memoria e a trascinarla dentro un dibattito improprio sulla riforma degli strumenti deputati al contrasto alle mafie”.

 


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