Dopo il rinvio dell’evento previsto a fine 2022, ora è stata fissata per sabato 1 luglio l’inaugurazione del restauro della torre matildica di Monte Castello. La riqualificazione dell’area fa seguito alle campagne archeologiche condotte nella zona negli anni scorsi. Sabato il ritrovo sarà alle ore 11 in piazza Unità d’Italia, nel centro storico di Castelnovo, per poi salire alla torre, dove avverrà l’inaugurazione dell’intervento di riqualificazione, e sarà presentata una breve relazione archeologica sulle origini e lo sviluppo del sito.
“Finalmente – afferma l’Assessore all’Ambiente e al commercio di Castelnovo Monti, Chiara Borghi, che ha seguito il progetto – abbiamo avuto modo di restituire al paese un suo elemento identitario, una delle poche testimonianze rimaste del nostro passato di territorio matildico. Aver consolidato la torre, e averla resa anche meglio visibile dal centro di Castelnovo, ci dà una percezione diversa della nostra storia. Ce lo hanno detto tanti cittadini in queste settimane, in cui la torre è tornata ad essere riconoscibile alle spalle del Centro storico non solo nelle ore diurne, ma anche in quelle serali con l’illuminazione predisposta appositamente: ci hanno espresso apprezzamento per aver riportato “alla luce” un elemento che racconta Castelnovo e il suo sviluppo nel corso dei secoli. Ringrazio per il lavoro svolto la Soprintendenza, le imprese che hanno lavorato sul sito, le persone che in questi anni ci hanno chiesto di recuperare questa struttura, anche attraverso studi e volumi che ne ripercorrevano la storia”.
Una storia importante, ripercorsa anche dall’archeologo Nicola Mancassola per la relazione definitiva della Soprintendenza Archeologica e delle Belle arti per i lavori di restauro della Torre. Castelnovo né Monti si colloca in una porzione di montagna di grande rilievo nei collegamenti tra i versanti settentrionali e meridionali degli Appennini. In virtù di questa posizione strategica, in età tardo antica venne costruito un castrum sulla Pietra di Bismantova.
Nel X secolo i fines di Bismantova furono oggetto dell’attenzione dei Canossa, come testimonia il fatto che alcuni vassalli di Bonifacio provenissero da Bismatova. La presenza canossana si rafforzò ulteriormente con Matilde, quando la pieve di Campiliola fu affidata all’arciprete Frogerio, una delle figure di spicco del suo entourage.
Probabilmente in questa epoca, nel duro scontro tra Papato e Impero, o forse ancor prima nel periodo di affermazione di Bonifacio, si deve collocare la costruzione di un nuovo castello (il castrum novum per distinguerlo dal castrum vetus sulla Pietra di Bismantova), non lontano dalla pieve di Campiliola, lungo l’asse viario che portava al passo del Cerreto.
Rimasto a lungo in mano al monastero di Sant’Apollonio il castello alla metà del Duecento fu conteso da diverse famiglie attive nella montagna reggiana, tra cui i Fogliani e i Da Canossa.
Agli inizi del Quattrocento l’intera area passò sotto il controllo degli Estensi e la Rocca perse di importanza. Il castello dovette rimanere comunque in uso fino alla metà del Cinquecento, quando nel 1561 il duca Alfonso II diede agli abitanti di Castelnovo la possibilità di recuperare dalla fortificazione i materiali da costruzione dalle strutture dismesse. Da questo atto si evince la presenza di un palatium magno, una casa un tempo utilizzata come carcere, un magazzino, quattro cisterne e due torri, una più piccola circolare e una più grande detta la torre granda.
Dell’antico impianto medievale oggi rimane solo la torre principale a pianta quadrata, di cui si conservano in elevato due piani. Altri resti del castrum sono ancora visibili in più punti del pianoro sommitale, sebbene la pineta, impiantata tra gli anni Trenta e Quaranta del Novecento, non ne faciliti la comprensione. Tra questi si segnala, all’estremità meridionale, una struttura circolare (la torre circolare menzionata nel documento del 1561) rasata fino al piano di calpestio attuale, e sul versante orientale un tratto della cinta muraria addossata alla quale si appoggia un edificio di forma rettangolare interpretabile come una cisterna di raccolta delle acque piovane.
Queste zone sono state oggetto di scavi archeologici nel 2010 – 2011. Nel 2021 sono state condotte attività di svuotamento all’interno della torre principale, dove si era accumulato materiale di crollo. Questa attività è stata la base per l’intervento di restauro che si è posto come obbiettivo quello di recuperare la torre tramite consolidamento e messa in sicurezza della stessa.