Un momento estremamente delicato, in cui diventa fondamentale mettere al centro la persona, saper rispondere, con un’assistenza adeguata, alle esigenze del paziente e della sua famiglia.
Nel percorso di fine vita sono aumentati, in Emilia-Romagna, negli ultimi dieci anni, i pazienti oncologici che sono stati assistiti con le cure palliative: il 14% in più, e ancora maggiore – +43% – è stato l’aumento dei ricoveri in hospice; non solo, perché, per questi pazienti sono cresciute del 6,6% le prestazioni di assistenza domiciliare e quelle ambulatoriali sono più che raddoppiate negli ultimi tre anni. Contemporaneamente, sono state limitate, negli ultimi giorni di vita, terapie ad alto livello di intensità e invasività che, come dimostrato da consolidate evidenze scientifiche, non portano vantaggi in termini di sopravvivenza se non in misura molto limitata e non garantiscono un miglioramento nella qualità della vita.
Lo studio “L’assistenza nel fine vita ai pazienti oncologici in Emilia-Romagna nel decennio 2010-2019”, condotto dall’Agenzia Sanitaria e Sociale regionale e disponibile sul sito https://assr.regione.emilia-romagna.it/ mostra come l’impegno della Regione, delle Aziende sanitarie e del Terzo settore per garantire un percorso di fine vita dignitoso, limitare le sofferenze e, laddove possibile, permettere al malato di trascorrere gli ultimi giorni nel proprio ambiente domestico o nell’hospice, abbia permesso di raggiungere buoni risultati. Anche grazie allo sviluppo di una organizzazione territoriale “a rete”, in cui lavorano diverse equipe multiprofessionali, con la possibilità di integrarsi e confrontarsi per rispondere in maniera sempre più puntuale ed omogenea ai bisogni dei malati e delle loro famiglie. Garantendo, innanzitutto, la continuità assistenziale da un luogo di cura all’altro: dal ricovero in reparto ospedaliero all’hospice, dalle terapie ambulatoriali all’assistenza domiciliare. E, proprio per quanto riguarda la presenza degli Hospice, l’Emilia-Romagna è tra le prime in Italia per numero di strutture, con almeno un Hospice attivo per ogni provincia, per un totale di 23 strutture con 310 posti letto complessivi.
La ricerca evidenza anche come le cure palliative abbiano un effetto positivo sulla presa in carico dei pazienti: dal confronto tra chi ne ha beneficiato e chi non le ha ricevute, è emerso come a parità di area di residenza, caratteristiche demografiche e principali condizioni cliniche, i pazienti sottoposti a trattamenti palliativi abbiano un minore rischio di ospedalizzazione, una minore necessità di ricorrere al pronto soccorso e una minore probabilità di essere sottoposti a trattamenti invasivi ad alta intensità di cura.
“Dal cancro si può guarire. Con le cure più avanzate, la tempestività della diagnosi, la ricerca scientifica e con il lavoro incessante a livello multidisciplinare dei nostri professionisti sanitari- sottolinea l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini-. Per queste ragioni l’Emilia-Romagna è una delle regioni italiane che ha le migliori percentuali di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi. Ma talvolta, come per tutte le malattie, la scienza e la medicina non riescono a garantire il risultato sperato. É importante che in questi casi i pazienti abbiano i migliori percorsi di fine vita possibili, attraverso la somministrazione di cure palliative, in grado di controllare il dolore e con un percorso di assistenza domiciliare calibrato su ogni singolo paziente. In Emilia-Romagna lo facciamo. Investendo risorse in strutture e ricerca e collaborando con il Terzo Settore per essere vicini ai pazienti e alle loro famiglie anche in quei difficili momenti”.
Lo studio, in sintesi
In Emilia-Romagna, negli ultimi 180 giorni di vita, l’utilizzo delle cure palliative nei pazienti oncologici è aumentato, nel confronto tra il 2010 e il 2019, del 14,2%: si va dal 55% di pazienti trattati nel 2010 al 62,8% nel 2019. L’aumento dell’assistenza ha riguardato principalmente l’utilizzo dell’hospice (3.076 pazienti nel 2010 e 4.413 nel 2019, + 43,45%).
L’assistenza domiciliare integrata è aumentata del 6,6% (da 8.250 pazienti nel 2010 a 8.483 nel 2019) e si conferma il dato positivo che la maggior parte delle prese in carico avviene precocemente: il 56,9% dei pazienti riceve l’assistenza a domicilio almeno 90 giorni prima del decesso e solo una piccola parte negli ultimi giorni di vita.
L’attività ambulatoriale erogata dalle Aziende sanitarie con l’obiettivo di migliorare la qualità e l’appropriatezza delle cure attraverso una presa in carico precoce, è stata implementata a partire dal 2015 ed è oggi presente su tutto il territorio regionale. L’utenza è aumentata costantemente e ha raggiunto nel 2019 il numero di 1.099 pazienti, mentre il numero di prestazioni è passato da poco più di 3.000 nel 2016 a oltre 6.500 nel 2019.
Nelle ultime settimane di vita, numerose evidenze scientifiche mostrano come il ricorso a cure ospedaliere ad alto livello di intensità e invasività porti limitati vantaggi in termini di sopravvivenza e non garantisca un miglioramento nella qualità della vita. Sotto questo profilo, nella regione si è osservata una progressiva limitazione negli anni di tali di tali pratiche: negli ultimi 30 giorni di vita, è stata registrata una riduzione dei ricoveri ordinari (-9%) delle chemioterapie (-18,5%) e delle loro complicanze (-16%), delle procedure terapeutiche maggiori (-19,8%) e salvavita (-31,8%) e infine della mortalità intra-ricovero (-17,4%).
Dallo studio emerge, infine, come grazie alle politiche che l’Emilia-Romagna ha saputo sviluppare e alla forte collaborazione con i professionisti e gli enti del Terzo Settore dedicate alle cure palliative, siano state messe in atto azioni che hanno permesso di ancorare in modo strutturato le cure palliative al sistema sanitario regionale, facendo di questo modello assistenziale uno degli ambiti strategici di sviluppo della presa in carico integrata dei pazienti affetti da patologie evolutive e a prognosi infausta.