“Siamo all’apertura del nuovo anno scolastico e la scuola ricomincia dai soliti problemi ormai noti da tempo. Come se non fosse successo nulla, in un clima di apparente normalità, si mette fine all’emergenza sanitaria e con essa tutti gli interventi straordinari collegati.
Dalla emergenza sanitaria si doveva trarre insegnamento e investire sulla qualità della scuola, sul suo valore di presidio democratico, sugli organici e scommettere sul futuro dei nostri ragazzi e quindi del Paese.
Invece, ci troviamo ad affrontare vecchi problemi e, ancora una volta, la scuola inizia con aule sovraffollate (ancora troppe le classi sul territorio della regione che hanno un numero di alunni tra i 27 e i 31, soprattutto nella scuola secondaria), con personale scolastico insufficiente e con un alto numero di lavoratori precari.
Questo era il tempo per restituire ad alunni, docenti e personale scolastico ruolo sociale e dignità professionale ma, purtroppo, le politiche inadeguate sull’istruzione e i mancati investimenti (per esempio la mancata conferma dell’organico cosiddetto Covid) stanno riportandoci indietro ad una situazione pre pandemia. A partire dal mancato rinnovo del contratto di lavoro, unico tra i contratti pubblici a non essere stato rinnovato dopo tre anni dalla scadenza.
Tra le priorità c’è la necessità di intervenire sulla dispersione scolastica e il recupero dei divari territoriali, sulla corretta programmazione del reclutamento con particolare attenzione alla disabilità e alle materie scientifiche, sul tempo scuola prolungato, su organici docenti e ATA adeguati, sulla restituzione di spazi idonei e sicuri.
I numeri della scuola dell’Emilia Romagna mostrano la realtà: 540.494 gli studenti iscritti all’anno scolastico 2022/2023, solo 4800 in meno rispetto allo scorso anno senza tener conto dell’arrivo degli alunni ucraini di cui nessuno parla ma che sono nelle nostre scuole.
20.588 sono gli alunni con disabilità, in aumento rispetto allo scorso anno.
Complessivamente gli alunni calano dello 0,88% rispetto all’anno 2021/22, un dato quasi insignificante.
Calano complessivamente le classi per effetto della mancanza del necessario organico e arrivano segnalazioni frequenti di smembramento di queste ultime, già attivate negli anni passati, con la conseguenza di un aumento di alunni per classe e la perdita di continuità didattica.
I posti autorizzati per i ruoli del personale docente sono 7.717, ma di questi sono stati realmente coperti, dalle nostre stime, solo il 40%.
Ciò accade perché i concorsi banditi negli ultimi anni non sono stati sufficienti a colmare la necessità di personale.
Ne è un esempio la procedura dei concorsi STEM ancora in corso, le graduatorie esaurite nonostante il recente rinnovo delle stesse e in generale, il ricorso frequente alle supplenze.
Il precariato è quindi un elemento strutturale ed endemico al sistema scolastico e in Emilia Romagna ha raggiunto un livello insostenibile che si alimenta di anno in anno e genera instabilità e disagio.
Per quanto riguarda il sostegno la situazione è severa: mancano i docenti con il titolo di specializzazione e da tempo sosteniamo l’esigenza di aumentare i posti all’interno dei percorsi universitari. Quindi, siamo di fronte ad una emergenza che tale non dovrebbe essere perché trattsi di un’esigenza consolidata nel tempo e quindi conosciuta.
Sul reclutamento del personale si sommano errori su errori con difficoltà di programmazione e con elementi peggiorativi connessi alle nuove disposizioni di legge sulla formazione e il reclutamento.
Anche sul versante del personale ATA la carenza di organici fa i conti con norme “antiche” e inadeguate a rispondere alle complessità (sicurezza, sorveglianza, accoglienza, supporto agli alunni disabili…). Tutto è superato dai tempi e dalla complessità dell’ambiente di lavoro, tanto che l’USR dell’Emilia Romagna ha dovuto autorizzare oltre 2000 posti in organico di fatto, che però sono ancora insufficienti.
La scuola meritava più attenzione e scelte coraggiose, a partire dal rinnovo, dignitoso, del contratto. Serviva passare dagli annunci ai fatti, quelli veri come la riduzione del numero degli alunni per classe, la stabilizzazione del personale, evitare ogni forzatura sull’autonomia differenziata, tema sensibile per l’unità del paese ed investire almeno 1% del PIL. Questa era ed è la vera operazione da fare. Il momento era ora. La scuola, come sempre, saprà fare la propria parte. Buon anno scolastico alle studentesse e agli studenti e al personale tutto”.
(FLC CGIL Emilia Romagna)