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Superbonus 110% tra vecchi e nuovi problemi: l’allarme delle Imprese di ANCE EMILIA Area CentroDopo l’approvazione del Documento di Economia e Finanza (DEF) 2022 da parte del Consiglio dei Ministri nella seduta del 6 Aprile, si tornerà ora a parlare del Superbonus 110% e in particolare, della tanto invocata richiesta di proroga del termine per i lavori nelle case unifamiliari. Il termine attualmente previsto per il 31 Dicembre di quest’anno, con la condizione di aver realizzato almeno il 30% dei lavori entro la fine del prossimo mese di giugno.

“La proroga è assolutamente necessaria” dichiara il Presidente di ANCE EMILIA Area Centro, Leonardo Fornaciari. “Centrare la prima scadenza del 30 giugno, con i materiali che non si trovano, sta già diventando una mission impossible. Per non parlare di chi vorrebbe iniziare ora i lavori: di fronte ad una marea di richieste, le Imprese si trovano, loro malgrado, costrette a dover rifiutare. Ed è ovvio che sia così: i tempi di consegna di isolanti, di caldaie pompe di calore, serramenti (tanto per citare alcuni elementi fondamentali di un intervento- tipo di efficientamento energetico) sono ad oggi nell’ordine di almeno 4 mesi.”

Tutta la maggioranza parlamentare sta chiedendo a gran voce una proroga del termine suddetto.  “Proroga necessaria”, ribadisce Fornaciari, “non solo per rendere efficace un grande investimento, per il futuro del nostro paese, di efficientamento delle case dei cittadini, tema quanto mai attuale con quello che stiamo vivendo in  termini di caro- bollette; ma anche e soprattutto per non creare cittadini di serie A – quelli che ce la faranno ad entrare nei bonus – e cittadini di serie B, cioè coloro che, per cause indipendenti dalla loro volontà, perderanno il treno.”

“Ma proroghe dei termini e mancanza di materiali (si fa per dire…) a parte, il superbonus ed i bonus fiscali stanno vivendo un altro gravissimo problema, poco denunciato ed ampiamente sottovalutato”, allarma il Presidente di ANCE EMILIA Area Centro. In questi giorni, l’Associazione Bancaria Italiana (ABI) ha toccato il tema: il Direttore Generale dell’ABI, Giovanni Sabatini, durante una recente audizione al Senato per l’esame del Disegno di legge di conversione del così detto Decreto Energia, ha manifestato le preoccupazioni in riferimento alla cessione dei crediti fiscali. Come è noto, l’intero impianto dei bonus fiscali (sia il 110% che i cd. bonus minori, come quello del 50% sulle ristrutturazioni edilizie) si basa sul meccanismo dello sconto in fattura e della cessione dei crediti d’imposta.

Le – giustissime – misure del Decreto anti-frodi e la stretta sulle cessioni operata dal successivo Decreto sostegni-TER, giustissime in quanto nate per arginare le truffe, hanno però creato il problema di aver ridotto all’osso il numero dei soggetti acquirenti. Poste Italiane e Cassa Depositi e Prestiti sono già uscite di scena. A ruota, numerosi istituti di credito ed intermediari finanziari hanno smesso di acquistare crediti di imposta dalle Imprese.

Per l’effetto, migliaia di Imprese che hanno incamerato questi crediti di imposta sono ora alla ricerca di chi li possa acquistare. La situazione è paradossale, i lavori delle Imprese sono stati pagati con la moneta del credito d’imposta, che ora si fa gran fatica a cedere; si genera perciò il paradosso di avere dei cassetti fiscali che sono pieni da scoppiare, mentre ci si trova in una situazione di grave mancanza di liquidità.

Giuste perciò le osservazioni dell’ Associazione Bancaria Italiana, giusto richiamare l’attenzione su questo gravissimo problema, che come detto è allo stato ampiamente sottovalutato. Bisogna che, pur in un sistema di attenti controlli per evitare truffe e frodi, si trovino le giuste modalità affinchè il funzionamento del mercato dei crediti di imposta sia effettivamente fruibile dalle famiglie e dalle Imprese, pena l’arresto di tutto l’impianto complessivo dei bonus fiscali, con buona pace dell’obiettivo dell’efficientamento energetico e della tanto osannata transizione ecologica.

La stretta sulle cessioni sta rendendo il mercato dei crediti d’imposta asfittico, e quando i pochi soggetti che sono rimasti sul mercato saranno saturi (anche le banche non hanno un plafond infinito), si fermerà tutto.

“E’ inaccettabile” conclude Fornaciari  “che proprio soggetti statali partecipati, quali Poste italiane e Cdp siano scomparsi dallo scenario degli acquisti dei crediti d’imposta generati dai bonus. E‘ inaccettabile oltretutto perchè ha instillato nel mercato la percezione che proprio lo Stato italiano, fautore del 110% e della transizione ecologica, due pilastri fondanti del PNRR, non ci creda fino in fondo.”

Le Imprese di ANCE EMILIA Area Centro, i costruttori di Bologna, Ferrara e Modena,  si vedono bloccati decine di milioni di crediti fiscali maturati, lavori già eseguiti e nella maggior parte dei casi anche pagati. Situazione che le Imprese non si possono permettere di sostenere oltre.

 

 


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